Se Tim Duncan fosse passato, nell’estate del 2000, agli Orlando Magic, la NBA che conosciamo forse non esisterebbe. Il lungo classe 1976 – leggenda dei San Antonio Spurs – ha confermato, nel 2010, di essere stato molto vicino ad andarsene dal Texas. Grant Hill – star dei Magic dell’epoca – è tornato in queste ore sulla vicenda, confermando un chiacchierato retroscena, con l’allora allenatore della squadra della Florida Doc Rivers come protagonista.
COLPA DELLE MOGLI (O DI RIVERS)?
Queste le parole di Hill in merito:
“Doc era categorico: niente parenti, comprese le mogli, in viaggio con la squadra. In uno dei meeting chiave tra la squadra e Tim – a cui ero presente anche io – qualcuno dell’entourage di Duncan chiese se si potessero, appunto, portare con sé i familiari in aereo. Doc rispose no, senza dare margine di trattativa. Io ero a quel tavolo con mia moglie; ci siamo guardati e ho capito che lei pensava: «Doc avrebbe dovuto mentire».”
E Hill, tra le righe, sembra concordare. In effetti, quando si ha la possibilità di firmare un giocatore come Duncan al top della carriera, qualche sacrificio etico è da mettere in conto. I Magic, come noto, hanno fallito l’impresa e sono sprofondati in un lungo periodo di mediocrità. Nelle parole di Tracy McGrady, altra superstar presente a roster nell’Orlando dell’epoca:
“Con Tim avremmo ammazzato l’Est e ce la saremmo giocata ogni anno coi Lakers per l’anello.”
Non è andata così. McGrady non ha mai vinto un Titolo NBA, Hill nemmeno. Duncan, a quota 5 (tutti in maglia Spurs), è stato uno dei giocatori più vincenti di sempre.
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