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All Star Game

Sette maledetti All-Star finiti nel dimenticatoio

Scopriamo cosa è successo a sette All-Star che, ottenuta la convocazione alla partita delle stelle, non hanno poi saputo ripetersi nel corso degli anni

L’NBA ci ha abituato a storie assurde, sia nel bene che nel male: giocatori che partiti dal ghetto arrivano sulla vetta del mondo, giocatori che invece hanno avuto il tempo di una fugace apparizione nell’Olimpo del basket. Poi storie di problemi con la legge, con sostanze stupefacenti, e chi più ne ha più ne metta. Tra tutti questi scenari, ci sono anche stati giocatori che non hanno saputo mantenere le aspettative, che non hanno incontrato il favore del pubblico, o che hanno dovuto ritirarsi dalle scene proprio nel momento più alto della loro carriera.

Sono quegli atleti che noi abbiamo chiamato “maledetti”: maledetti perché una volta raggiunto lo status di All-Star non hanno saputo ripetersi, a causa di infortuni, di brutti episodi che ne hanno compromesso la carriera, o semplicemente perché forse quella convocazione alla partita delle stelle non se la meritavano poi così tanto. Noi ne abbiamo scelti sette, prendendo in considerazione quegli atleti che hanno ricevuto al massimo tre convocazioni: non ci resta che andare a vedere chi sono.

 

Deron Williams

Credits to sportingnews.com

Lo strano caso di Deron Williams. Quando D-Will entrò nella Lega come terza scelta assoluta al Draft 2005, di lui si pensava che sarebbe potuto diventare uno dei migliori playmaker della NBA, insieme al rivale Chris Paul. Effettivamente già alla seconda stagione fece registrare medie di 16.2 punti e 9.3 assist, andando ad alimentare quell’hype che continuava a crescere intorno alla coppia più virtuosa di più recente memoria. A differenza del suo compagno di reparto però, Williams dovette aspettare la stagione 2009-10 per ricevere la sua prima convocazione alla partita delle stelle, ottenuta grazie ad una doppia doppia di media da 18.7 e 10.5 assist a partita. Nella stagione seguente le cose sembrarono andare ancora meglio, con il play dei Jazz capace di sfondare per la prima volta i 20 punti a serata e guadagnandosi la seconda convocazione all’All-Star. Insomma, Deron Williams sembrava destinato a grandi cose: All-Star Game, inclusione nel migliore quintetto della Lega, forse almeno un titolo NBA, magari anche quello di MVP.

A volte però il destino può essere crudele. Nel corso della stagione 2010-11 Williams venne scambiato ai Nets, con i quali riuscì comunque a guadagnarsi una terza convocazione all’All-Star Game. Eppure da quella stagione Williams divenne solamente lo spettro di sé stesso: le sue cifre calarono fino ai 13 punti e 6.6 assist di tre anni più tardi, mentre il suo gioco sembrava subire un’involuzione del tutto inaspettata, tanto da non venire più nemmeno preso in considerazione per l’All-Star Weekend, mentre l’ormai ex rivale Chris Paul collezionava presenze su presenze.

Forse non sapremo mai con precisione quale sia stata la causa che ha portato a questo rapido peggioramento del suo gioco: c’è chi attribuisce la colpa ai problemi alle ginocchia, chi invece a un calo di motivazioni, chi invece, come il suo ex compagno Paul Pierce, al fatto che non abbia saputo gestire la pressione dei media una volta separatosi dai Jazz; magari è stata una combinazione di tutte queste ipotesi. In ogni caso, quel che è certo è che la carriera di Williams sia giunta alla fine, potendo contare solamente tre presenze all’All-Star Game delle tante che erano state pronosticate all’inizio della sua avventura.

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