Primo Piano

Tankapalooza 2018

Finito l’All-Star Weekend è tempo di tornare a concentrarsi sulla regular season NBA, che da giovedì notte entrerà nel vivo con il rush finale. Con gli occhi di tutti concentrati sullo scoprire chi centrerà i Playoff, o sul bellissimo duello Warriors-Rockets per la prima piazza ad Ovest, non vorrei passasse inosservato quanto succederà nella parte bassa della classifica, con nove squadre (nove!) comprese in cinque partite, nella più colossale corsa al tanking della storia della lega. Una guerra a perdere, con i destini futuri delle franchigie in ballo e chi se ne frega se fioccheranno sconfitte (alcuni tifosi potrebbero risentirsi, ma lo sport in America è anche questo). Un festival, eccezionale ed insolito, che rischia di essere soltanto l’inizio di una vera e propria ricorrenza annuale, vista la nuova riforma del Draft che entrerà in vigore già dal prossimo anno. Quindi mettetevi comodi, prendetevi una birra e godetevi lo spettacolo.

Istruzioni per l’uso: le squadre sono classificate in base alle possibilità di aggiudicarsi il peggior record al termine della stagione, secondo una percentuale che tiene conto della forza del roster, degli infortuni e dalla durezza o meno del calendario rimasto da giocare (dati PlayoffStatus.com). La difficoltà dei rispettivi schedule è stata calcolata tenendo conto solamente della forza degli avversari ancora da affrontare.
PS: all’interno della lista non troverete gli Charlotte Hornets né i Los Angeles Lakers. Nonostante i loro record siano ampiamente negativi nessuna delle due è (attualmente) minimamente intenzionata a perdere intenzionalmente, che è la condizione necessaria per partecipare al Tankapalooza.
PPS: i Brooklyn Nets fanno eccezione e sono da considerarsi come special guest. Nonostante la franchigia newyorchese non detenga i diritti sulla prossima prima scelta e quindi non abbia particolare interesse a perdere, il loro roster è al livello delle altre. Senza considerare il fatto che il loro piazzamento finale potrebbe decidere un pezzo importante della NBA dei prossimi anni (la scelta appartiene ai Cavs, senza restrizioni).
Tankapalooza 2018 is coming baby!

 

New York Knicks (23-36) 2% possibilità

I Knicks sono stati l’ultima franchigia ad aderire la festival di quest’anno, costretti a rivedere i loro piani dopo l’infortunio di Porzingis.

Il turning-point della stagione dei Knicks. Col fermo immagine potete vedere il momento esatto in cui il cuore di Spike Lee va in mille pezzi.

New York aveva iniziato bene ma nelle ultime quindici partite solo i Suns hanno fatto peggio (record 3-12 con otto sconfitte nelle ultime otto gare prima della pausa) e senza l’Unicorno la loro stagione ha perso ogni significato. Il calendario non sarebbe impossibile, con 13 partite su 23 da giocare in casa ― dove avevano costruito la bella classifica ad inizio stagione ― ma i Playoff sembrano essere definitivamente sfumati e la voglia di vincere qualche partita in più lascerà il posto alla necessità di accaparrarsi il miglior piazzamento possibile al prossimo Draft. Come già annunciato da Hornacek i minuti di Jack (point-guard titolare fino ad ora) andranno scemando a vantaggio di Ntilikina e Mudiay. Considerando che nella prossima stagione i Knicks non avranno alcuno spazio salariale (104 milioni già garantiti) è fondamentale trovare risposte nel ruolo di point-guard. Kanter e Hardaway sono buoni giocatori, così come Lee (oltre il 40% da tre punti in stagione) ma come base è troppo poco. Occorrerà pazientare ancora un anno, sperando nel totale recupero di Porzingis.

 

Brooklyn Nets (19-40) 3% possibilità

La special guest del Tankapalooza 2018, ancora troppo scarsi per poter evitare di ritrovarsi invischiati nei bassi fondi della classifica. Gli infortuni non hanno certo aiutato la squadra di Atkinson: Jeremy Lin (che ai nastri di partenza era da considerarsi a tutti gli effetti il miglior giocatore a roster) si è infortunato per la stagione dopo appena una partita e D’Angelo Russell è stato costretto a quasi due mesi di stop per un infortunio al ginocchio; a questi vanno sommati anche gli acciacchi di LeVert e Hollis-Jefferson delle ultime settimane. Ma c’è voglia di dare una svolta alla stagione e in tal caso le undici partite contro squadre con un record attualmente sotto al 50% potrebbero aiutare, così come le 14 gare da giocare lontano dal Barclays Center, visto che ad Est nessuno ha un record casalingo peggiore di loro (11-32).

Chiudere con 25/26 vittorie sarebbe comunque da considerarsi positivo (viste le 20 e 21 W dei due anni precedenti) e il progetto iniziato due anni fa dal GM Sean Marks è da considerarsi ancora in stato embrionale. I Nets hanno accumulato tanto talento giovane ― Russell, LeVert, Hollis-Jefferson, Allen ― e stanno cercando di svilupparlo al meglio. La nota migliore della stagione di Brooklyn è l’ascesa di Spencer Dinwiddie, che è esploso approfittando degli infortuni di Lin e Russell e adesso si candida come franchise player per gli anni avvenire.

Fresco vincitore tra l’altro dello Skills Challenge!

Come già detto i Nets non disponevano di una loro prima scelta al prossimo Draft, ma sono stati bravi a prendersi quella dei Raptors, accollandosi il contratto di DeMarre Carroll. Abbiamo già visto quanto sia bravo Marks nel pescare prospetti intriganti con le late pick, con Jarrett Allen ultimo arrivato che sta mostrando cose davvero interessanti. Lunghissimo, atletico e versatile, questa sorta di Gobert 2.0 ha già numeri difensivi che fanno spavento (nonostante la difesa di squadra sia un colabrodo) e in attacco ha dimostrato di essere un buonissimo rollante (1.14 PPP in situazioni di pick-and-roll come roll-man) con un meccanica di tiro molto fluida e range da oltre l’arco. Anche da lui passerà la ricostruzione della franchigia newyorchese, che nel frattempo si prepara ad altre sconfitte. O quantomeno nell’Ohio ci sperano.

 

Dallas Mavericks (18-40) ― 9% possibilità

Il calendario rimasto non sarebbe impossibile e l’avere Carlisle in panchina è una garanzia, ma i Mavs non sembrano avere alcuna voglia di portare a casa inutili vittorie. Tra le squadre partecipanti a questa scriteriata competizione i texani sono forse la meno peggio, come dimostra il -2.9 di Net Rating, e considerando il roster a disposizione si poteva fare di peggio (sì Jason Kidd sto parlando con te). Dallas è a un bivio della sua storia recente e considerando anche l’imminente addio di Nowitzki (sigh) la via del tanking è forse l’unica percorribile. E non perché non ci siano i soldi per migliorare la squadra ― i Mavs avranno circa 30 milioni di spazio nella prossima estate ― ma perché occorre un punto da cui ripartire.

Harrison Barnes ha dimostrato di essere un buonissimo giocatore NBA ma non vale il contratto firmato due estati fa. L’ex Warriors è un solido scorer (quasi 19 punti a partita) oltre a un eccellente difensore in grado di marcare anche avversari più alti, grossi o pesanti di lui, ma non ha l’aura del franchise player. Dennis Smith Jr. si farà, e non ha le spalle strette. Attorno a lui in questo momento si concentrano le speranze dei Mavs, che possono costruirsi in casa la point-guard del futuro, ruolo sempre più fondamentale nella pallacanestro moderna. Per il resto poco o niente: Powell sta giocando una buona stagione (+3 con lui in campo) e Collinsworth potrebbe diventare interessante. Conoscendo le ambizioni di Mark Cuban c’è da scommettere che cercherà in ogni modo di ricostruire dei Mavs vincenti il prima possibile, ma per adesso avanti col tanking.

 

Chicago Bulls (20-37) ― 10% possibilità

Dopo un avvio terribile (record 3-20) che sembrava non dare scampo a nessun altro e chiudere il discorso per l’ultimo posto in classifica generale, i Bulls hanno saputo rialzarsi. Dal rientro di Mirotic sembravano anche una squadra accettabile (+4.3 di Net Rating con lui in campo), cosa che ha portato il front-office a sbarazzarsene il prima possibile (sì ok anche per non rischiare di perderlo a zero o quasi tra un anno, ma sono dettagli). Con una trade con New Orleans i Bulls hanno messo le mani su una prima scelta ― che attualmente sembra tutt’altro che sicura, almeno per il prossimo Draft ― oltre all’orrendo contratto di Omer Asik, che comunque potrà essere assorbito senza tanti patemi d’animo data la natura non competitiva che accompagnerà la franchigia per qualche anno.

Ve lo ricordate quando Asik sembrava buono, proprio a Chicago? Son passati sei anni, sembrano venti.

I Bulls devono giocare ben 14 partite delle rimanenti 25 contro squadre con un record attualmente negativo, cosa che potrebbe portargli a vincere qualche partita di troppo. L’obiettivo primario resta comunque quello di prendere la scelta più alta possibile al prossimo Draft, oltre a implementare ancora meglio il sistema di Hoiberg, che al primo anno senza ball-hogger è sembrato più fluido e funzionale. Il terzetto su cui costruire è ovviamente quello arrivato da Minnesota nell’affaire Butler.

Markkanen è buono, e oltre ad aver battuto il record come giocatore più veloce a raggiungere 100 triple segnate sta crescendo in fretta, aggiungendo qualcosa al suo gioco quasi ogni mese. Di fianco a lui Dunn e LaVine, con il secondo che nelle 14 partite disputate finora ha già fatto vedere i pregi (offensivi, già miglior realizzatore) e difetti (difensivi, con lui in campo i Bulls subiscono 114 punti su 100 possessi) del suo gioco. I tre hanno condiviso il parquet solamente per 50 minuti finora, a causa degli infortuni: questi due mesi serviranno anche per cementare la loro intesa in vista della prossima stagione.

Pronti a fare sul serio? Adesso entriamo nel main event della serata, dove ci sono le band che tutti aspettano e le squadre per cui quando sei fuori con gli amici nascondi di tifare. It’s Tankapalooza Top-5 bitches!

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Pubblicato da
Niccolò Scarpelli

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