Nuovo appuntamento con la rubrica “Inside the NBA”. Questa volta a finire sotto i riflettori di Breakaway, miniserie in formato podcast a cura di Sports Illustrated, è Andre Roberson. Il prodotto di University of Colorado è uno di quei giocatori cui, suo malgrado, i tabellini tradizionali non rendono giustizia: il net rating – differenziale tra punti fatti e subiti – con lui in campo recita +10,6 (quando è in panchina -0,8). OKC dovrà fare a meno di lui per il resto della stagione e l’assenza è di quelle pesanti.
- “Arrivai nella lega con gli occhi [ben] aperti, cercando di essere una spugna e assorbire il più possibile. Non giocai poi tanto nel mio primo anno e questo mi spinse a fare molto fuori dal campo [come] sessioni video, studio di tendenze, offensive e difensive, di altri giocatori.”
- I suoi modelli sono Tony Allen, a.k.a. First Team All- Defense, e Kawhi Leonard: “Difensori “tenaci e sempre a rincorrere. Gente che ho osservato e da cui ho assimilato la tecnica. Ho indirizzato il tutto un po’ verso il mio gioco.”
- L’istinto da difensore è qualcosa di innato: “È un’abilità dono del cielo. Atletismo, lunghezza, ricerca, inesauribilità, cose così.”
- Billy Donovan non manca di sottolineare l’importanza di Roberson, autentico collante dell’intero sistema difensivo di squadra: “Non so se la gente capisca o realizzi quanto duro sia il suo compito e quanto debba faticare per portarlo a termine. […] Un grande attacco ha sempre la meglio su una grande difesa, ma in questa lega non troverete, mia opinione, un ragazzo che metta in difficoltà il più possibile giocatori di quel calibro e che, al contempo, non si abbatta quando un LeBron, un Damian Lillard o altri segnano un canestro. Non sto dicendo che sappia neutralizzare chiunque. Non so, tuttavia, se ci sia nella NBA un giocatore capace di fronteggiare realizzatori così dinamici […]. È certamente tra i migliori – se non addirittura IL migliore. Sono di parte.”
- Il #21 dei Thunder non si tira indietro e, anzi, evidenzia orgogliosamente i segni della battaglia sportiva sul parquet: “Essendo uno tra i difensori top della lega, quando sei sulle tracce della prima opzione offensiva degli avversari e la stai mettendo in difficoltà, i lunghi provano a inserirsi ed essere aggressivi nei tuoi confronti. È divertente lottare tra tagli e lividi, è il prezzo da pagare. A volte usano le anche per farti allargare, ti spingono da una parte con le mani e sfruttano l’inerzia del movimento da un lato per creare un due-contro-uno. In altri casi usano doppio blocco o mettono una guardia nel gioco con un lungo cercando di forzare un errore difensivo di mancata comunicazione sul cambio. Ci sono moltissimi tranelli e trucchetti con cui fare i conti ed è necessario restare concentrati.”
- La difesa nella NBA moderna: “È una partita nella partita, davvero – una lotta in una selva di blocchi nel tentativo di inserirti. Prima mettevo pressione sull’attaccante con le mani, sostanzialmente tenendolo sotto controllo. Adesso non li si può più toccare. Devi lavorare con intelligenza muovendo molto i piedi per cavartela.”
Togliere l’ossigeno sui 28 metri
- “La tendenza attuale è quella di “passare sopra al blocco”, ma allo stesso tempo bisogna anche cambiare. Il modo in cui piazzano i blocchi ti obbliga a passare sotto. Inoltre, il più delle volte probabilmente ri-bloccheranno una seconda volta con uno step-up. A volte [sta tutto] nella lettura della situazione.”
- “Di solito quando [gli avversari] cominciano una serie di finte capisco che li ho incastrati. Solitamente anche stando basso sulle gambe posso contestare agevolmente il tiro sfruttando la lunghezza delle braccia. Un altro grande segnale sono le proteste rivolte all’arbitro reclamando falli. [In quel momento] si stanno preoccupando delle cose sbagliate invece di pensare alla squadra e a stare in partita. Quando colgo questi due aspetti sono segnali inequivocabili.”
- Istinto del difensore: “Ti porta a percepire e anticipare ciò che succederà di lì a poco a seconda della squadra che si sta affrontando. Vedo la spaziatura sul campo, […] se il mio uomo è in angolo o cose così. Nella maggior parte dei casi è una specie di chiamata “floppy” o un blocco verso l’angolo. Dipende, devi saper leggere la situazione sul parquet e seguire l’uomo che ti è stato assegnato in difesa. […] È una questione di tempo ed esperienza e attenzione ai dettagli. […] Il nostro staff fa un grande lavoro nel mettere assieme gli scouting reports, sta a te guardare e studiare le tendenze. […] Devi essere sempre sul pezzo. È divertente. Una cosa che ho imparato: ogni notte devi adottare uno stile diverso. […] È un’arte in sé. Seguendo la stessa logica, non può esistere il difensore ideale.”
- Collaborazione: “Gli avversari cercano di manipolare la nostra difesa. Dobbiamo lavorare tutti e cinque assieme. […] Gli altri ragazzi devono fungere da occhi dietro la testa per me, che sono spesso impegnato in punta. Non so quando sto affrontando un isolamento o quando è stato chiamato invece un pick-and-roll. Durante una partita tutto accade molto velocemente, in una frazione di secondo.”
- La miglior definizione possibile, forse, la offre Steven Adams: “In difesa tutto è collegato. […] In un mondo ideale, quando un giocatore si muove, gli altri fanno lo stesso. Non sempre è così, ma questo dev’essere il nostro obiettivo. È un concetto fondato sull’altruismo. Facciamo qualcosa che può non essere affascinante, ma lo facciamo per un altro. L’attacco è ammaliante – tranne per i puristi del gioco – è ciò che cattura il pubblico. La difesa, tuttavia, migliora la vita a tutti.”
- Avversari pericolosi: “Harden mette la difesa in difficoltà. È un gran maestro del pick-and-roll e devi lottare sui blocchi, ma senza essere troppo aggressivo, perché è straordinario nell’attrarre falli. […] Bisogna trovare un equilibrio. [….] Se raddoppi il palleggiatore, ha la possibilità di servire i tiratori sugli scarichi, Trevor Ariza, Eric Gordon. Clint Capela e Nene mettono pressione al ferro con i lob.”
Harden porta il blocco a Gordon. Roberson segue lo short-roll di Nene ed è costretto a un close-out all’avventura sul #13, che per sua fortuna sbaglia il tiro.
- “Sta prendendo tiri contestati o tiri aperti, con spazio? Questa dev’essere la tua preoccupazione. Se stiamo facendo le cose giuste in marcatura e gli stiamo mettendo la mano in faccia e lui segna lo stesso, [pazienza], dagli una pacca sul sedere e vai dall’altra parte. Devi fidarti di tutti sul campo, avere fiducia, sapere che saranno nel posto giusto. Se uno va in confusione, l’intera difesa collassa. Devi fidarti dei tuoi schemi in difesa e coprire le spalle nelle rotazioni.”