Nello Utah, Joe Ingles è noto ai più come Average Joe. Medio Joe, in sostanza. Cifre nella media NBA (11 punti, 4 rimbalzi e 4 assist a partita), aspetto fisico non esattamente da star (capelli radi, pelle color latte, muscolatura non pervenuta), zero momenti da entertainer in campo. Nonostante tutto, Ingles si è guadagnato il rispetto dei tifosi. E dello staff degli Utah Jazz.
AUREA MEDIOCRITAS
La 30enne ala australiana è tenuta in grande considerazione, in particolare, dal GM dei Jazz, Dennis Lindsey. Queste le parole del dirigente in merito:
“Credo che Ingles sia nella top-10 delle ali piccole NBA. So che a un osservatore occasionale questa potrebbe sembrare un’affermazione esagerata. Ma noi dello staff dei Jazz sappiamo bene con chi abbiamo a che fare. Joe non è una star, ma abbiamo un’idea molto precisa di cosa possiamo aspettarci da lui. Ci dà sicurezza col suo grande impegno.”
Gli ha fatto eco coach Quin Snyder:
“Ci sono giocatori che rendono la squadra migliore della somma delle singole parti. Ingles è migliorato molto come ‘parte’ dell’ingranaggio e aiuta i suoi compagni a dare il massimo a propria volta. Joe è disposto a fare qualsiasi cosa per aiutare il team a vincere. In campo dà il massimo e ha un gioco completo: io e il mio staff sappiamo di poter fare affidamento su di lui.”
Durante la recente striscia positiva dei Jazz, 11 vittorie in fila tra il 24 gennaio e il 14 febbraio, Ingles è salito di colpi: 15.9 punti di media col 53% dal campo e un clamoroso 54% da tre. Al momento l’australiano è il secondo miglior realizzatore dall’arco della lega per percentuale, col 44% in stagione su 340 tentativi (il primo del ranking è, manco a dirlo, Klay Thompson).
Forse non è tra le migliori dieci ali piccole NBA, ma Average Joe, anno dopo anno, sta dimostrando di essere sempre meno Average.
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