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Sam Hinkie desideroso di tornare in NBA

I Sixers occupano attualmente il sesto posto in classifica nella Eastern Conference. La definitiva esplosione di Joel Embiid e il talento sconfinato di Ben Simmons sembrano aver dato il via a Philadelphia ad una nuova era. Il tutto aspettando il misterioso Markelle Fultz.

Prima di questa stagione positiva però, a Philadelphia si sono succedute stagioni sempre più terribili. Record negativi sono stati scritti, il tanking a tutto spiano è stato il leitmotiv dei Sixers per molto tempo. Il tutto per un unico fine: scelte al Draft, il più alte e il più numerose possibile.
L’artefice di questa strategia all-or-nothing è il celeberrimo Sam Hinkie, che negli anni ha accumulato una spaventosa marea di scelte. Il tutto al fine di scovare, attraverso il Draft, la pietra angolare del futuro dei Sixers.

Cacciato malamente Hinkie, Phila ha iniziato ad adeguarsi al modo di ricostruire tipico della NBA, senza buttare tutto all’aria per ricominciare da zero ogni stagione. I risultati sono ora sotto gli occhi di tutti: le due giovani stelle, contornate da un supporting cast di tutto rispetto, promettono un futuro roseo alla città della Pennsylvania.

Hinkie è fuori dal giro della NBA da ormai due anni. “The Process” sembra ormai avviato su una strada positiva ma, nonostante questo, di lui non vuol più sentire parlare nessuno.

Penso che spesso sia stato frainteso il mio modo di pormi. Ho lavorato 11 anni nella NBA, per 8 anni non sono stato a capo e mi è piaciuto, per 3 lo sono stato e mi è piaciuto comunque, seppur in maniera diversa. Credo che sia più importante lavorare con le persone giuste piuttosto che essere in una posizione più alta.”

Hinkie conferma quindi l’impressione di aver bisogno di una fiducia illimitata e incondizionata nei suoi metodi di lavoro. Il rapporto tra egli e la proprietà era però ormai inevitabilmente compromesso e le strade si sono separate per forza di cose.
Se il buon vecchio Sam desidera davvero ritornare nella NBA, difficilmente troverà qualcuno che si adatterà alla sua strategia del tutto o niente.  Di certo c’è che The Process è gran parte merito suo e delle sue contestate strategie.

 

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Pubblicato da
Simone Trunfio

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