Lo scandalo che ha colpito l’NCAA, la massima lega americana in fatto di giovani prospetti della palla a spicchi, è diventato un argomento davvero spinoso. Moltissime facce note della NBA si sono esposte contro di essa (Van Gundy, James e Nate Robinson tra gli altri) e una riforma del sistema del basket collegiale sembra ormai una soluzione doverosa.
L’NBA e il suo commissioner Adam Silver sembrano aver recepito il messaggio e si stanno muovendo nella direzione di una modifica definitiva.
Secondo Brian Windhorst di ESPN la lega ha l’obiettivo di migliorare le condizioni dei giovani. Silver e i suoi collaboratori sono al lavoro per trovare un modo di dare ai migliori prospetti delle high-school la possibilità di crescere ed allenarsi anche al di fuori dei college, potendo così tentare da subito il grande salto nella NBA. Il tutto avendo anche un ritorno economico.
Un alto dirigente della lega ha confessato a Windhorst l’intenzione di cambiare i rapporti con i giocatori prima che raggiungano la NBA, nonostante si tratti di una sfida ardua.
Nel 2005, l’ex commissioner David Stern introdusse la cosiddetta one-and-done rule, che costringe i giovani a frequentare almeno un anno di college o ad aspettare i 19 anni di età, prima di dichiararsi eleggibili al Draft. Durante l’All-Star Weekend, Silver ha espresso il suo disappunto per la regola.
Sempre secondo Windhorst, la lega ha intenzione di rapportarsi ai giovani in due periodi distinti: durante le loro stagioni nelle high-school e nel periodo di tempo che c’è tra il diploma e la possibilità di andare in NBA.
Durante gli anni passati si è parlato della creazione di una sorta di “primavera”, sulla falsa riga dei club europei di basket e calcio, dove i giovani possono crescere e guadagnare dal loro impiego. Questa volta la NBA sembrerebbe non voler scartare a priori l’ipotesi.
Un piano concreto verrà presentato da Silver nei prossimi mesi. La lega sta infatti attendendo il responso sulla questione NCAA da parte della Commission di quest’ultima.
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