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High School Basketball: i ragazzi del 2000

Nello spensierato mondo dell’high school basketball, quello con cui familiarizziamo grazie a film e serie tv, è arrivato il momento dei ragazzi del 2000. Ovvero la classe di diciottenni, o giù di lì, che sta concludendo la stagione da senior e che annovera i primi nati nel nuovo millennio pronti ad approdare al college.

 

Gran parte dei prospetti top della nazione ha già scelto l’università che frequenterà, o meglio in cui giocherà dal prossimo autunno. Tra loro, future superstar, figli d’arte, giocatori dal solido avvenire e altri che danno spettacolo con le loro doti atletiche o funamboliche. La stagione del basket liceale non è lunga, va da novembre a marzo, ma è una delle espressioni più genuine del formidabile sistema sportivo scolastico made in USA.

Quello che ci mostrano i media è solo la punta di un enorme iceberg: il basket liceale è un pianeta estremamente vasto e articolato, diffuso in tutti e cinquanta gli Stati, ciascuno dei quali ha i suoi campionati, tornei e regole. Oltre un milione di ragazzi e ragazze, con i maschi in leggera maggioranza, scendono in campo sui lucidissimi parquet delle tipiche palestre di high school, quelle con le tribune retrattili, gremite di studenti-tifosi scatenati pronti a saltare in aria a ogni giocata da sogno della “stellina” locale. Proprio come al cinema…

 
Succede pure che Blake Peters della Evanston High School (Illinois) faccia venire giù la palestra…

I vari ranking di 247Sports, ESPN, MaxPreps, Ballislife, Flohoops o SLAM, così come esibizioni, raduni, tornei e camp promossi dai maggiori brand – a proposito, il McDonald’s All-American Game c’è il 28 marzo 2018 ad Atlanta, il Jordan Brand Classic l’8 aprile a Brooklyn e il Nike Hoop Summit il 13 aprile a Portland  – o persino gli awards quali Mr. Basketball destinati ai migliori liceali d’America, esaltano la ristrettissima percentuale di promesse che, da questo mare magnum, riuscirà ad approdare al college “che conta”. E di cui un’élite ancor più selezionata si vedrà aperta la strada verso i dorati palcoscenici della NBA.

NBA che, notizia di pochi giorni fa, è tornata a puntare gli occhi sul basket di high school, in seguito agli scandali che stanno travolgendo la pallacanestro universitaria. C’è ormai una certa insofferenza verso la regola dell’one-and-done introdotta nel 2005. Taluni stratagemmi degli ultimi anni, come l’emigrazione di vari giocatori in leghe estere in attesa del compimento dei 19 anni (il primo è stato Brandon Jennings) o il recente “trasferimento” dei Ball Brothers in Lituania, sono segni di un sistema limitativo sempre più restio ad essere accettato.

Sì, “lui” passò dal liceo alla NBA. Nel 2003 era ancora possibile (Credits to BusinessInsider.com)

Tuttavia, tra esasperazione mediatica e (diciamolo) soldi che girano, non va dimenticato che si tratta pur sempre di adolescenti che si ritrovano a vivere un periodo così particolare, intenso e indimenticabile della loro vita: il transito dalla scuola al mondo “reale”, dove si troveranno di fronte veri giocatori e non più avversari sotto-dimensionati né compagni che pensano solo ad alzare lob per le loro schiacciate. Quanti riusciranno ad affermarsi ad alti livelli?

Nel frattempo, godiamoci un quadro – ovviamente non completo né esaustivo – dei migliori prospetti della classe 2018 e alcune curiosità venute fuori dalla stagione di high school basketball!

 

Mister Hype: Zion Williamson

C’è sempre un high-schooler che, più degli altri, diventa una vera e propria star. Quest’anno la viralità è toccata a Zion Williamson, una vaga somiglianza con Julius Randle, che i ranking di 247Sports e ESPN mettono al terzo posto tra i prospetti nazionali – dopo R.J. Barrett e Cameron Reddish, con cui giocherà insieme a Duke – ma che è primo in assoluto per l’hype raggiunto su media e social con i suoi mirabolanti highlights.

 

Panico a 360°…

Non per niente, pure il suo nome di battesimo indica una vetta. Sua madre, insegnante di educazione fisica che lo ha tirato su anche nel basket, si è fatta ispirare dalla Bibbia: Mount Zion, il punto più alto dell’antica Gerusalemme. Come paragoni per il suo infinito campionario di schiacciate, sono stati scomodati LeBron James e Blake Griffin. E come fai a non tirartela almeno un po’, quando una mattina apri Instagram e ti ritrovi Drake con il tuo #12 addosso?

Se la terra del basket è il North Carolina, dove effettivamente è nato il 6 luglio 2000 in quel di Salisbury, Zion in realtà sta “mettendo sulla mappa” l’altra Carolina, quella South, che sarebbe zona di football ma dove invece sta scoppiando la febbre del basket grazie al fenomeno della Spartanburg Day School, piccolo liceo di una piccola città tagliata fuori da ogni grande giro.

Williamson è un’ala grande mancina di 2 metri per 124 chili, un fisico pronto per la NBA, un sanissimo mix tra faccia tosta e bravo ragazzo e con un bagaglio tecnico che gli permette di spaziare in più ruoli (ma ai piani di sopra sarà tutto da verificare e c’è un tiro da tre da migliorare). Punto di forza? L’inaudita ferocia agonistica, che sfoga a ogni slam dunk.

 

Nuovi fratelli per Duke

Da quando esistono i ranking, non era mai capitato che i primi tre prospetti nazionali scegliessero tutti lo stesso college. Così, Zion Williamson finirà a Duke insieme a R. J. Barrett e Cameron Reddish, altre due ali che avranno pure attirato meno attenzioni del futuro compagno-superstar, ma che sono atleti di classe purissima. Probabilmente, tutti e tre passeranno un solo anno alla corte di Coach K, ma tanto basterà affinché lo ricordino per sempre, dal momento che la brotherhood che unisce i Blue Devils per tutta la vita è cosa nota, un profondo legame che nasce dal sentirsi parte di qualcosa di più grande.

 

R.J. Barrett è l’ennesimo canadese che, di questi tempi, si appresta a fare il salto tra i professionisti NBA. Di lui hanno un certo ricordo gli… italiani, che nel 2017 ha sommerso con 18 punti e 12 rimbalzi nella finale del mondiale Under 19, competizione di cui è stato MVP. Alto 2,01, Barrett può giocare in guardia e in ala piccola ed è il numero 1 dei vari ranking individuali, così come al primo posto in quelli a squadre c’è la sua scuola, la Montverde Academy di Orlando. Barrett, inoltre, è uno abbastanza “introdotto”: Steve Nash gli ha fatto da padrino e il suo genitore Rowan, oggi dirigente della nazionale della foglia d’acero, è stato giocatore a St. John’s e in Europa.

Cameron “Cam” Reddish, che come data di nascita è un 1999, viene invece dalla Pennsylvania, precisamente da Westtown Township. Ala piccola di 2,01, braccia lunghissime, ottima tecnica, ha mostrato qualità da giocatore completo e attitudini di leadership. Sa essere un grande realizzatore: nello scorso dicembre ha segnato 53 punti al National HoopFest: i tornei a invito che riuniscono le migliori squadre sono fondamentali per valutare i giocatori di high school, visto che nei loro campionati si trovano spesso a che fare con dei “bambini”, sia come compagni sia come avversari.

 

 

Bol e Shareef, i figli d’arte

Figli d’arte e pure amici. Il college basketball, nella prossima stagione, avrà un Bol e un O’Neal. Il Bol in questione è “doppio”: Bol Bol, figlio di quel Manute di 2,31 che si divertiva a tirare da tre, ha tutto per diventare The Next Unicorn: la sua coordinazione e agilità sono notevoli, per uno che non ha ancora finito di crescere ed è già a 2,21 di statura e a 2,35 di apertura alare (il sangue Dinka si fa fin troppo sentire). La sua struttura fisica da fenicottero lo tiene però sotto i 100 chili di peso e questo potrebbe essere un limite. Ah, tira anche lui da tre.

 

Non vi ricorda qualcuno?

Bol Bol è nato a Khartoum il 16 novembre 1999, ma è cresciuto in Kansas in una zona ad alta densità di persone di origine sudanese e, dopo aver cambiato varie high school, ha trascorso l’anno da senior all Findlay Prep di Henderson, sobborgo di Las Vegas, dove è passato anche Amedeo Della Valle. “Il miglior consiglio che mi abbia mai dato mio padre – ha dichiarato – è non arrendermi mai e avere sempre un grande cuore. Crescendo e ascoltando ciò che la gente ricorda di lui, mi sono reso conto di quanto fosse una persona straordinaria“. Bol Bol andrà alla Oregon University, la sua passione è collezionare sneaker ed è amico dei Migos e di molti altri rapper. I ranking di 247Sports e ESPN lo mettono al quarto posto.


E va be’.

L’O’Neal di cui sopra è invece Shareef, figlio di Shaquille, attualmente alla Crossroads School di Santa Monica e nella top 10 tra le power forward. Un 2.06 ben dotato di ball handling, tiro e capacità difensive e che ha scelto UCLA dopo aver rinunciato all’impegno con Arizona in seguito allo scandalo che ha coinvolto coach Sean Miller. Con la genetica di suo padre, però, ha poco a che vedere: è un giocatore agile e atletico, che potrebbe diventare un all-around come Anthony Davis, il cui esempio gli è stato caldamente consigliato dal gigantesco e saggio genitore.

 
Qui una partitella con Quavo dei Migos e Shareef O’Neal (il più alto di tutti, in maglia grigia)

 

New Jersey Pride

Orgoglio e grinta: il New Jersey vuole smetterla di sentirsi periferia. Così, dall’altra parte del fiume Hudson, stanno sbocciando talenti su talenti e ben tre liceali della classe 2018 figurano all’interno delle prime 30 posizioni dei ranking nazionali, pronti a seguire le orme di Kyrie Irving e Karl-Anthony Towns. Tra l’altro, la possibilità di raggiungere in breve tempo i campi di New York City ha offerto loro la possibilità di testare la propria durezza e di crescere ulteriormente.

Louis King, ala da Hudson Catholic High School, Jersey City (Credits to: SLAMonline.com)

Dalla Hudson Catholic High School di Jersey City provengono la point guard Jahvon Quinerly – è un po’ più “vecchio”, essendo nato nel 1998, ed è dotato di un’innata capacità di orchestrare l’attacco con una perfetta combinazione di calma e grinta, oltre che di uno straordinario ball handling – e l’ala Louis King, che in un’intervista ha ben spiegato lo spirito che anima questi ragazzi del Garden State: “I Jersey players vanno dritti al punto, dritti a canestro. Se andiamo a Philly, a New York o altrove, vogliamo solo dimostrare che il New Jersey c’è. Non ci arrendiamo. Puntiamo dritto verso di te“. Per il college Quinerly – che fa parte dei Jelly Fam – ha scelto Villanova, nella non distante Philadelphia, mentre King giocherà a Oregon con Bol Bol.

 

Jahvon Quinerly: New Jersey’s Finest?

Il terzo prospetto del New Jersey è l’ala grande Nazreon Reid della Roselle Catholic High School. Nativo di Asbury Park, la città cara a Bruce Springsteen, ha scelto Louisiana State University, così come fece Shaquille O’Neal, originario di Newark. Reid è un’ala forte di 2,10 di grande versatilità, che sa mettere palla a terra e giocare fronte a canestro, aprire il campo e creare mismatch. Come Zion Williamson, infatti, quando ha iniziato a giocare non era ancora sbocciato in altezza e così ha imparato movimenti e tecniche da guardia: mica poco, per il basket di oggi.

 

Next White Chocolate

Facciamo una pausa: non sempre i giocatori più spettacolari sono in vetta ai ranking, anzi. E in un mondo in cui i soprannomi si sprecano, per trovare Next White Chocolate, ad esempio, bisogna scendere fino all’81esima posizione di ESPN e addirittura alla 104 di 247Sports e poi salire fino alla sperduta Kaukauna High School, Wisconsin.

Qui Jordan McCabe, point guard di neppure 1,80 e promesso sposo di West Virginia, si sta confermando come uno dei migliori ball handler del panorama liceale e il colore lattiginoso della sua pelle (siamo nella terra del formaggio, del resto), unito alla qualità della sua tecnica, ha subito riportato in mente il buon vecchio Jason Williams…

La parola a un video che sembra uscito da un film:

 

 

Dal Polo Nord: Kamaka Hepa

Credits to Wikipedia

Il posto della foto è Utqiagvik. No, non ci è sfuggita di mano la tastiera: si tratta di una remota cittadina dell’Alaska, fino a qualche anno fa conosciuta col nome inglese di Barrow. Poco più di 4 mila anime a nord del Circolo Polare Artico: può nascere una stella del basket, quassù, dove la vita è difficile e non asfaltano neppure le strade a causa del permafrost" layout="responsive" width="560" height="315">

 

Gli altri top prospects delle high school

Tre Jones è il primo prospetto nazionale tra le point guard pure e, non paga della pazzesca batteria di ali Barrett-Reddish-Williams (vedi sopra), Duke si è presa anche l’esplosivo talento della Apple Valley High School dell’amena Apple Valley, Minnesota. Andrà invece a Valderbilt Darius Garland, point guard agile e rapida della Brentwood Academy (Tennessee), che nel 2017 si è messo in luce come miglior realizzatore all’Adidas Eurocamp di Treviso. A Kentucky è destinato Immanuel Quickley dal Maryland, che proverà a continuare la tradizione delle grandi guardie passate sotto le mani di coach Calipari negli ultimi anni, da John Wall a Devin Booker, da Jamal Murray a De’Aaron Fox.

 

Jones, un’energia che fa per… Tre!

Tra le shooting guard guida il gruppo il prospetto numero 5 dei due maggiori ranking nazionali, Romeo Langford, dall’Indiana, e con lui spiccano Keldon Johnson della sempre cestisticamente rinomata Oak Hill Academy (Virginia), Anfernee Simons della IMG Academy (Florida), il texano Quentin Grimes, uno che ha come idolo Magic Johnson e andrà a Kansas, e Coby White, uno dei migliori realizzatori del North Carolina e che manterrà a casa la sua enorme capigliatura afro, avendo scelto proprio UNC.

Tra le ali spiccano l’inarrestabile Nazir Little, anche lui prossimo Tar Heel, e Darius Bazley che vestirà l’arancione di Syracuse. Tra i lunghi ecco Simisola Shittu, dal Vermont a Vanderbilt, EJ Montgomery dalla Georgia e Moses Brown della newyorchese Archbishop Molloy High School, destinato però alla West Coast, a UCLA, dove troverà Shareef O’Neal.

 

Un rapido mixtape di Nazir Little.

 

Quello che ha battuto il record di Iverson

Mac McClung portato i Devils della Gate City High School, Virginia, al titolo statale segnando 47 punti in finale. Ma, prima di fare questo, in febbraio ha battuto il record della Virginia di punti realizzati in una sola stagione (982) che apparteneva a un certo Allen Iverson della Bethel High School. The Answer impiegò 30 partite, nel lontano 1993, mentre McClung c’è riuscito in 25. Nei ranking nazionali McClung è oltre la 200esima posizione, ma andrà a Georgetown, proprio come AI.

Qui un saggio delle sue abilità. Non abbiate fretta di chiudere il video dopo le prime azioni: è un diesel, vi sorprenderà!

 

 

 

E così finisce qui questa panoramica sul mondo dell’high school basketball 2018. Tra ball-handlers e dunkers, tra prodigi della natura e tiratori micidiali, ricordiamoci sempre che il basket liceale d’America, tra finzione e realtà, è anche, e soprattutto, questo!

 

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Pubblicato da
Francesco Mecucci

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