Primo Piano

La caduta dei Memphis Grizzlies

Per la prima volta dopo sette anni i Memphis Grizzlies non faranno parte del tabellone dei Playoff della Western Conference. Il ciclo, iniziato sotto la gestione Lionel Hollins e proseguito con David Joerger, era arrivato alla fine in realtà già nella passata stagione, con l’allenatore volato via direzione Sacramento e il desiderio della franchigia di rinnovare il proprio gioco rendendolo più “moderno” affidandosi all’esordiente David Fizdale. Ma i Playoff erano comunque arrivati e i Grizzlies erano usciti al primo turno contro San Antonio ma dopo sei partite giocate al massimo delle loro possibilità. TAKE THAT FOR DATA. In questa stagione tutto quello che poteva andare storto è andato storto. Il rapporto tra Fizdale e i giocatori si è logorato in fretta, soprattutto con Marc Gasol, cosa che ha portato all’esonero dopo appena 19 partite; Conley ha giocato appena 12 partite, prima di subire un infortunio (l’ennesimo) al tallone del piede sinistro che lo ha costretto ad operarsi ― anche in via precauzionale visto che la stagione appariva già compromessaponendo fine anticipatamente alla sua stagione. Anche gli altri giocatori cardine (Gasol, Green, Evans) non sono mai stati a posto fisicamente, per non parlare di Chandler Parsons che in due anni ha totalizzato appena 65 partite. Adesso, dopo diciannove sconfitte consecutive, i Grizzlies hanno il peggior record della lega e l’operazione Vinci Il Tankapalooza 2018 è in piena attività. Ma quale futuro li attende?

 

Breve Elogio al Grit&Grind

Prima però è doveroso fare un tributo ad una squadra che ha scritto pagine importanti degli ultimi anni ad Ovest. Giocando una pallacanestro riconoscibile, davanti ad un pubblico caldissimo, giovane e appassionato i Grizzlies hanno dato vita ad autentiche battaglie, con il trio Mike Conley-Zach Randolph-Marc Gasol a dominare sul parquet rispecchiando a pieno l’animo tenace di tutto il Tennessee. Si è parlato spesso di squadra operaia, con il motto Grit&Grind come mantra quasi religioso, ma i Grizzlies avevano anche grandi doti tecniche.

Conley è stato per anni una delle point-guard più sottovalutate della NBA, Randolph fa ancora oggi scuola di piede perno e rimane uno dei migliori lunghi in circolazioni per fondamentali tecnici in relazione all’uso del corpo (da ballerino nonostante le dimensione extra-large). Marc Gasol ha vinto un titolo di Difensore dell’Anno nonostante non abbia mai saltato un foglio di giornale in carriera: le sue rotazioni, i suoi aiuti, la sua intelligenza lo hanno reso un giocatore straordinario, con un talento cerebrale e una mano fatata. Il pick-and-roll tra lui e Conley resta tutt’oggi uno dei più complicati da difendere in NBA. Ma soprattutto, quante serie memorabili ci hanno regalato i Grizzlies?

  • Le lotte contro i Clippers di Chris Paul e Blake Griffin, con quella rimonta da 0-2 nel 2013 che li portò fino alla finale di Conference.
  • La grande cavalcata del 2013 appunto, eliminando nettamente i Thunder e arrendendosi solo agli Spurs per 4-0 ma dopo quattro partite (e due supplementari) molto più combattute di quanto lo sweep finale sembrerebbe dire.
  • L’essere stata la squadra e mettere più in difficoltà gli Warriors ad Ovest. (È giusto dire che erano gli Warriors 1.0, la prima versione, al primo anno di Kerr e senza la consapevolezza attuale e soprattutto senza Durant. But still: nessuno in una serie ad Ovest negli ultimi tre anni li ha spaventati tanto, portandosi sopra 2-1 e arrendendosi solo alle triple da centrocampo di Steph Curry, autore di tre partite in fila da MVP unanime).
  • Soprattutto le straordinarie serie contro gli Oklahoma City Thunder. I due 4-3 subiti del 2011 e 2014 con ben sei (!) partite finite al supplementare (!!) compreso il triplo supplementare di Gara-4 del 2011 (!!!) sono la più alta testimonianza della straordinarietà di questa squadra, nonostante le sconfitte.

Oggi invece i Grizzlies sono una squadra in totale disfacimento e sono costretti a schierare giocatori come Kobi Simmons, Wayne Selden, Ivan Rabb, XAVIER RATHAN-MEYES (che secondo le descrizioni più accurate ha come grande merito, oltre ad un paio di trentelli al college, quello di essere il miglior amico di Andrew Wiggins!). Giocano con il PACE più lento di tutta la lega e offensivamente sono un disastro. Difensivamente continuano a ed essere una squadra quantomeno dignitosa (107.4 punti subiti su 100 possessi non sono pochi ma valgono il ventesimo posto in classifica, sempre meglio di Cavs, Nuggets e T’Wolves). Sicuramente i numeri negativi sono ingigantiti dalla decisione di Memphis di perdere intenzionalmente (tanking) nella possibilità di accaparrarsi la più scelta nel Draft del prossimo giugno, ma il futuro dei Grizzlies appare pieno di incognite e decisioni difficili da prendere. E nonostante i picchi altissimi toccati negli ultimi anni la franchigia dovrà inevitabilmente fare i conti con la propria realtà “provinciale”.

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Pubblicato da
Niccolò Scarpelli

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