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Alessandro Lever, la mia March Madness

Marzo è arrivato (ormai da qualche settimana) e con sé anche la sua Follia. No, non sto parlando delle condizioni atmosferiche ma della March Madness, la fase finale del Torneo NCAA che ogni anno tiene incollati milioni di spettatori davanti alla televisione.

La prima settimana di torneo è passata e, come da tradizione, non sono mancate le sorprese (alzi la mano chi non ha fatto coriandoli col proprio bracket). Una Follia ancora più folle potremmo dire e quindi, per cercare di capire meglio cosa significa Marzo in America e per parlare delle Sweet 16 che stanno per cominciare, abbiamo chiesto l’aiuto di chi il college basket lo conosce molto bene.

Lui è Alessandro Lever, talento made in Italy di Grand Canyon University nonché matricola dell’anno della Western Atlantic Conference. Alessandro il Grande Ballo lo ha solo sfiorato. Le sue Antilopi (nome della parte sportiva dell’Ateneo) infatti si sono arrese a New Mexico State, nella finale del torneo della conference, mancando così l’accesso al tabellone principale. Ma è bastato questo piccolo assaggio a farlo innamorare (ancora di più) di quel meraviglioso mondo di cui fa parte.

Dalle montagne del Trentino al deserto dell’Arizona, un gran salto: come ti trovi a Phoenix e cosa ti manca dell’Italia?

A Phoenix mi trovo veramente bene. Il campus è stupendo, accogliente e curato. Unica pecca il caldo costante, a volte davvero insopportabile. Dell’Italia mi manca il cibo e il paesaggio montano che abbiamo in Alto Adige. Però qui ormai mi sento come a casa, quindi non ci penso più di tanto.

Il tuo allenatore è Dan Majerle, ex leggenda NBA con la maglia dei Phoenix Suns. Ha influito la sua presenza nella tua scelta finale? Cosa ti chiede in campo e come ti ha aiutato soprattutto nei primi tempi?

Il fatto che il coach fosse un ex giocatore NBA ha influito molto sulla mia scelta. Il nostro rapporto è stato fin da subito ottimo. Fin dal primo giorno mi ha fatto sentire la sua fiducia e per me è stato fondamentale. In campo mi chiede di riportare quello che proviamo in allenamento e di giocare come so. Inoltre mi segue (così come i miei compagni) negli allenamenti individuali, altro elemento importantissimo nella crescita che ho avuto in questa stagione.

Ho scoperto che da quelle parti ti chiamano Marc (Gasol, centro dei Memphis Grizzlies) ma quali sono, oltre allo spagnolo, i tuoi modelli?

Si è vero (ride, ndr) soprattutto i primi tempi mi chiamavano Marc. Ora invece il mio soprannome è diventato Smoothie Gelato, cioè una cosa buona tipica italiana. Il fatto che mi chiamassero Marc ovviamente mi faceva piacere ma sinceramente non mi ispiro molto ai giocatori “famosi”, cerco solo di fare il meglio possibile in base alle mie caratteristiche. Ovviamente però ho dei giocatori preferiti. Chi sono? I fratelli Gasol, Porzingis e Jokic.

Adesso però è giunto il momento di parlare di March Madness. Pur avendo solo sfiorato il torneo, immagino sarai coinvolto anche tu nella Follia di Marzo: ci racconti come si vive in America questo periodo e come hai vissuto il torneo di conference a Las Vegas?

Ovviamente sono super coinvolto. La March Madness è pazzesca. Ti trasmette un’energia diversa, è veramente emozionante. Uno dei miei obiettivi è senza dubbio quello di viverla in prima persona, magari già il prossimo anno.
Il torneo di conference è stato fantastico, anche se abbiamo perso. Palazzetto pieno, tifosi caldissimi e adrenalina alle stelle. È stata una delle esperienze più belle della mia vita!

La prima settimana è in archivio e siamo arrivati nella fase calda con le Sweet Sixteen che stanno per iniziare. Dopo tutti gli upset che abbiamo visto nei primi turni, immagini altre sorprese?

Se gli altri anni era difficile fare un pronostico, quest’anno sembra ancora più complesso. Il mio bracket infatti è già finito in mille pezzi (ride, ndr). Sicuramente però farò il tifo per Texas Tech dove gioca Davide Moretti e per Gonzaga dove allena Riccardo Fois, unici italiani rimasti in tabellone visto che Rhode Island di Nicola Akele è purtroppo uscita.

Le sorprese dei primi turni ci hanno privato di molti talenti come DeAndre Ayton e Trae Young, considerati da tutti Top 5 picks al prossimo NBA Draft. Da giocatore, chi sono secondo te i prospetti più pronti per la NBA e, tra quelli che hai affrontato, chi ti ha colpito di più?

Anche in questo caso è sempre difficile fare pronostici però penso di poter dire con una certa sicurezza che Ayton è uno già pronto al grande salto. Ho molti più dubbi su Young che è sicuramente un giocatore con talento ma ho la sensazione non sia ancora prontissimo sebbene si sia dichiarato eleggibile per il Draft. Riguardo i giocatori che ho affrontato io, non credo ci sia nessuno da primo giro al Draft però mi ha impressionato moltissimo Jones di New Mexico State University.

I tuoi prossimi impegni?

Se parliamo di basket adesso abbiamo un periodo di pausa dagli allenamenti, io però vado ogni giorno a tirare. Poi c’è anche la parte da studente e quindi adesso mi concentro sugli esami e poi vediamo di riuscire a tornare qualche giorno a casa in estate.

Insomma chi vince il Torneo NCAA?

Ad inizio torneo avevo indicato Virginia, Arizona, North Carolina e Duke come le favorite ma la March Madness non fa sconti e sono uscite quasi tutte. Restano solo i Blue Devils quindi vado con loro. A nome di tutta la redazione di NbaReligion.com un caloroso ringraziamento a Alessandro per la disponibilità e l’augurio di vederlo impegnato, già dal prossimo anno, nella March Madness.

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Pubblicato da
Gherardo Dardanelli

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