59 vittorie in stagione regolare, a Houston, non si erano mai viste. Nell’era Olajuwon il massimo fu toccato nel 1993-1994: 58 vittorie (e a fine anno arrivò il 1° titolo NBA). Nell’era Yao Ming si arrivò ad un massimo di 55 vittorie (2007-2008). Nemmeno con coach McHale in panchina i Rockets arrivarono a tanto: nel 2014-2015 il record recitava 56-26.
E mancano ancora 9 partite. Houston potrebbe finire 68-14: sono solo 6 le stagioni da 68 o più vittorie nella storia NBA, e 4 di queste hanno poi portato al titolo in post-season. I due casi non-vincenti: i Golden State Warriors, molto recente. E l’unica squadra che ha finito una stagione precisamente 68-14, i Celtics 1972-1973: perso alle finali di conference.
“A loro non importa. Io sono molto felice. Penso sia una cosa molto bella. A loro non importa.”
A parlare è coach Mike D’Antoni, loro sono i suoi giocatori. Quel gruppo che sta sollevando la NBA a suon di triple e, proprio stanotte, sommerso Anthony Davis&Co, comandando dal primo all’ultimo minuto di gioco. Nonostante l’assenza di Chris Paul (problemino ai flessori della coscia sinistra) e Mbah a Moute (dolore al ginocchio). CP3 ha saltato 20 partite quest’anno, ma i Rockets sono stati capaci di vincerne 20. Il che significa, peraltro, che con Chris Paul sono 46-7.
Miglior record della lega
Houston è ormai sicura del #1 posto ad Ovest, con 4.5 partite di vantaggio su Golden State e il vantaggio negli scontri diretti con gli acciaccati mostri della Baia. Dopo la vittoria casalinga contro i Pelicans, James Harden, il principale candidato al premio di MVP, ha pronunciato queste parole:
“Ottimo risultato di squadra in stagione regolare, ma abbiamo obiettivi ben più grandi. Si tratta solo di un piccolo passo verso dove vogliamo arrivare.”
Il titolo manca a Houston dalla stagione 1994-1995. Al termine di quelle Finals, coach Rudy Tomjanovich gonfiò il petto col celebre “Non sottovalutate mai il cuore di un campione”. I Rockets, infatti, avevano vinto anche l’anno precedente e in molti li consideravano sfavoriti contro i Magic di Shaq. 4-0 e repeat.
Diventare campioni…
… è tuttavia ben più difficile. Lo sa bene Chris Paul, che in carriera deve ancora giocare una finale di conference. Lo sa bene coach D’Antoni, i cui Suns (che pure vinsero 60+ partite in stagione regolare per ben 2 volte) non arrivarono mai alle NBA Finals. Dell’attuale roster, l’unico ad aver vinto un titolo NBA è Trevor Ariza: quasi 10 anni fa, coi Lakers 2008-2009. (PJ Tucker ha vinto il campionato tedesco e quello israeliano, vale?)
Incredibile come Daryl Morey sia riuscito a prendere tutti i pezzi giusti in estate. PJ Tucker e Luc Mbah a Moute hanno contribuito a rendere i Rockets una squadra tra le migliori difensivamente (i Rockets sono al 7° posto nella lega per Defensive Rating, per NBA.com). E sull’altro lato del campo stanno riscrivendo quei record che solo la scorsa stagione sembravano assurdi. Anche gli innesti durante l’anno (Gerald Green su tutti) stanno ben figurando. 113 punti per 100 possessi, 42.2 triple tentate a partite (esattamente la metà dei tentativi dal campo proviene da oltre l’arco), nella Top10 anche per rimbalzi difensivi: i Rockets sono decisamente completi, anche grazie ai miglioramenti di Clint Capela, dinosauro del 2018.
Testa ai Playoff
La pressione quella vera, James Harden lo sa bene dopo il disastro in Gara 6 delle scorse semifinali della Western Conference contro San Antonio, arriva solo ai Playoff.
“Non abbiamo fatto nulla. Non c’è tempo per rilassarsi. Il #1 seed è figo e tutto quello che volete, ma abbiamo cose maggiori di cui preoccuparci e non abbiamo tempo per rilassarci o fare respiri profondi.”
Da capo-allenatore, Coach D’Antoni ha un record vincente in stagione regolare (569 vittorie e 467 sconfitte, 54.9%) mentre è perdente ai Playoff (32-28, 45,7%). Il 2 volte Allenatore dell’Anno sul (non) interesse dei suoi verso la stagione regolare:
“È positivo che non siano interessati. Ambiscono al traguardo importante. Sanno ciò che vogliono, e sanno cosa fare per raggiungere l’obiettivo. Sanno che verranno giudicati per le performance ai Playoff.”
Il calendario dei Rockets nelle rimanenti partite, per arrotondare ulteriormente un record pressoché perfetto. Si comincia in casa contro Atlanta, Chicago e Phoenix (in linea di massima 3 vittorie facili). Segue un poker di battaglie: a San Antonio per un sempre sentito derby texano, poi si torna al Toyota Center per ospitare Wizards, Blazers e Thunder. Si chiude con due agevoli trasferte a LA per i Lakers e a Sacramento.
Riusciranno i Rockets ad entrare ancor di più nella storia?
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