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Draft NBA: il territorio misterioso del secondo giro

DeAndre Ayton, Marvin Bagley III, Luka Doncic, difficilmente si andrà lontano da questi tre per la prima scelta. Il primo giro del Draft 2018 si prospetta di assoluto livello, almeno potenzialmente, come forse non si vedeva da diverso tempo; tanti freshmen di grandissimo talento intervallati da qualche junior più maturo, vedi Mikal Bridges, impegnato stasera nella finale NCAA con la sua Villanova.

Un Draft NBA è pero composto anche da un secondo giro, un territorio misterioso, composto da giocatori di talento ritenuti almeno apparentemente meno pronti al livello del piano superiore. C’è chi sul secondo giro ha costruito una legacy come i San Antonio Spurs quando scelsero prima Tony Parker e poi Manu Ginobili e chi invece, non è mai riuscito a trovare all’interno di questo “mare” di giocatori chi potesse fare la differenza.

In molti si sono dichiarati senza ancora ingaggiare un agente, tenendosi quindi la possibilità di poter tornare al college, per questo motivo cominceremo con panoramica sui senior, che finita la loro esperienza collegiale proveranno in ogni modo ad entrare in NBA.

Keita Bates-Diop: ala di Ohio State che, dopo una stagione da solo 9 partite per infortunio, ha portato i Buckeyes al Torneo NCAA giocando una pallacanestro di assoluto livello: 19.8 punti di media con 9 rimbalzi e quasi 2 stoppate a partita. Anche le percentuali dal campo sono andate in crescendo, sopratutto quelle da tre punti dove il nativo dell’Illinois ha chiuso l’ultimo anno di college con il 36% su 5.5 conclusioni a partita. Fisicamente è un giocatore pronto per L’NBA, più ala che guardia, sopratutto per la mobilità; in questo momento è dato come 35esima scelta, ma non sorprenderebbe vederlo magari a fine primo giro.

Grayson Allen: una carriera collegiale sulle montagne russe per il giocatore dei Blue Devils. L’esplosione a sorpresa nella finale NCAA del 2015 contro Wisconsin, una stagione da Sophomore di livello assoluto (21 punti di media con il 42% da 3 punti) e due stagione conclusive fatte da tanti picchi, ma anche da diversi scivoloni tra prestazioni e condotta in campo. Range di tiro illimitato, sia piedi per terra che in uscita dai blocchi; più terminale che creatore di gioco (quest’anno forse troppo con la palla in mano viste le difficoltà di Duval), sembra sempre che manchi un centesimo per farne un giocatore di altissimo livello. Nella squadra giusta potrebbe trovare la propria dimensione ideale, altrimenti rischia di far fatica.

Devonte Graham e Sviatoslav Mykhailiuk: i due giocatori dei Kansas Jayhawks, appena eliminati da Villanova, hanno entrambi giocato la loro migliore stagione collegiale (17 punti, 7 assist e il 40% da tre per il primo, 15 punti 4 rimbalzi e 44% da tre per il secondo) ed entrambi si trovano a dover affrontare lo stesso problema entrando nella NBA: fisicamente non pronti. Se per Graham è la stazza ad essere deficitaria (187cm per 78kg), per il giocatore ucraino invece, che in questa stagione ha giocato prevalentemente da 4 tattico (stoica la sua difesa contro Marvin Bagley nella partita di elite 8) la difficoltà sarà abituarsi a dover difendere sul perimetro contro giocatori molto più veloci di lui, se supererà questo scoglio, potrebbe diventare un giocatore di sistema molto utile.

Theo Pinson: l’arma segreta di North Carolina. se i terminali offensivi dal punto di vista statistico sono stati Luke Maye e Joel Barry II, il vero fulcro del gioco è stato senza ombra di dubbio Pinson, un giocatore non da highlights, ma di una durezza mentale rara da trovare al college. I numeri non dicono tutto della stagione del senior: 10 punti, 6.5 rimbalzi e 5 assist di media per il giocatore di Roy Williams. Il paragone con Draymond Green viene spontaneo, non solo per le cifre, ma sopratutto per la leadership in campo e la capacita di poter difendere su qualsiasi giocatore sul rettangolo di gioco. Come il 2 volte campione NBA, il tallone d’Achille risulta essere il tiro da tre punti, ma su quello la storia insegna che ci si può sempre lavorare. La sua posizione al Draft è per ora molto bassa, ma non è da escludere che qualche squadra possa provare un azzardo con lui anche prima della numero 60.

Menzioni d’onore per il trascinatore della stagione da record di Texas Tech Keenan Evans che dovrà migliorare in cabina di regia se vorrà avere un futuro NBA (solo 3 assist a partita e scelte offensive non sempre ineccepibili), per Kelan Martin che ha portato di peso Butler alla March Madness e che fisicamente risulta essere uno dei giocatori più pronti al Draft e Jaylen Adams, tiratore mortifero di St. Bonaventure che però per avere una possibilità al piano superiore dovrà migliorare le sue doti di playmaking.

 

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Pubblicato da
Francesco Grisanti

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