Quanta strada sei disposto a fare per realizzare il tuo sogno? Scott Fishman non ha esitato. Un anno fa, durante la March Madness, si è messo alla guida e in cinque settimane ha percorso circa 22 mila chilometri attraverso gli Stati Uniti, dalla Florida alla California e ritorno, seguendo il proprio cuore.
Fin da bambino il sogno di Scott, trentacinquenne trainer di New York, è allenare nel college basket. A un certo punto, dopo aver fondato undici anni fa Team All-American ed essersi costruito una carriera nel campo della preparazione fisica, lavorando a ogni livello con atleti di varie discipline, si convince che l’unico modo di afferrare a tutti i costi quel sogno – diventare almeno assistant coach in Division I – sia andare a bussare direttamente alla porta dei maggiori programmi universitari di basket della nazione, per consegnare il résumé (come chiamano negli USA il curriculum vitae) e per fare conoscenza diretta con quel mondo nel periodo in cui, a marzo di ogni anno, va in ebollizione con il torneo NCAA.
Un uomo in missione: il teaser di A Coaching Dream.
Così, accompagnato dal videomaker Edelio Sanchez, che documenta accuratamente tutto per un film di prossima realizzazione (A Coaching Dream), Scott si lancia in un road trip squisitamente americano, attraverso 30 stati, toccando gli atenei più famosi dal punto di vista cestistico (North Carolina, Kansas, Kentucky, UCLA, Arizona… ma anche altri come Montana State o Pepperdine), con tanto di presenza alla Final Four di Phoenix del 2017.
Un’avventura on the road, coast-to-coast, dal Midwest all’Oregon, dal deserto al Golfo, tra visite ai campus, alle arene e ai luoghi del basket, che per un amante di questo sport è pura apoteosi. E perché in fondo la March Madness non è altro che il grande ballo dove i sogni possono diventare realtà (do you know Loyola-Chicago?). Fishman decide così di inseguire fisicamente il suo desiderio più grande.
Credits to: Facebook page A Coaching Dream.
La “pazzia” di Scott non gli è ancora valsa un impiego da allenatore o assistente in un college, ma con la sua tremenda determinazione è comunque riuscito a smuovere le acque: ora ha un posto in una valida high school che può lanciarlo verso palcoscenici più importanti. E soprattutto, il suo viaggio gli ha permesso di vivere un’esperienza di quelle in grado di segnare un’esistenza. Se è vero che non conta cosa fai, ma perché lo fai, la storia di Scott Fishman ha a che fare con uno degli insegnamenti più nobili che la vita possa darci: mai rinunciare ai nostri sogni, anche quando sembrano impossibili.
In vista della Final Four NCAA 2018, a un anno di distanza, Scott Fishman ci racconta a che punto è il suo sogno:
“Ho preso quella decisione di guidare per 13.650 miglia in giro per l’America per tastare il polso al panorama del college basketball e per incontrare persone faccia a faccia. Il successo consiste nel farsi conoscere, così nel giro di cinque settimane mi sono presentato, direttamente sul posto, a cinquanta dei maggiori programmi di basket di NCAA Division I per propormi come assistant coach.”
Scott a Montana State University / Credits to: Facebook page A Coaching Dream.
Francesco Mecucci: Un viaggio attraverso il cuore dell’America. Quali college che hai visitato ti sono rimasti dentro più di altri? C’è stato un momento davvero indimenticabile?
Scott Fishman: Il mio cuore ha iniziato a battere per il basket quando ero bambino e ogni sera, prima di addormentarmi, pregavo Dio per avere successo in questo sport. Tutte le miglia percorse e tutti i campus universitari visitati durante il viaggio hanno riempito il mio cuore. C’è stato un momento, però, in cui l’amore di tutta la vita per il basket mi ha ispirato a compiere una sosta particolare: la palestra dove è stato girato il film Hoosiers, in Indiana. Ho visto quel film tante volte e ricordo che uno di quei giocatori era solito pregare prima di una partita. Così ho avuto premura di farlo anch’io, nello stesso spogliatoio.
Nella Hoosier Gym, in Indiana, dove è stato girato Hoosiers / Credits to: Facebook page A Coaching Dream.
Non hai ancora ottenuto un lavoro in un college ma, dopo un paio di stage tra estate e autunno in atenei di Division I, nella stagione appena conclusa hai allenato una squadra di high school in South Carolina. Come valuti questa esperienza?
Sono estremamente grato a Joseph Wallace, capo allenatore della squadra varsity maschile della Berkeley High School nella cittadina di Moncks Corner, per avermi offerto l’opportunità di lavorare nel suo staff. Coach Wallace è un grande allenatore e come persona lo è ancora di più. Era la prima volta che mi trovavo, finalmente, in una situazione così. In questa stagione abbiamo avuto anche un certo successo: un record complessivo di 20 vittorie e 3 sconfitte, imbattuti nella nostra conference, campioni regionali. Abbiamo pure ottenuto una striscia vincente di 19 gare consecutive.
Coach Fishman alla Berkeley High School (SC) / Credits to: Facebook page A Coaching Dream.
A un anno dal tuo viaggio, il tuo sogno di allenare in un college è ancora vivo?
Il mio sogno è più vivo di quanto non lo sia mai stato prima. Ci vuole tempo. È da quando ho imparato a camminare che sogno di guidare una squadra, un giorno, nella March Madness. È ciò che desidero fare da sempre, ma adesso è diventato qualcosa che ho bisogno di fare, di cui avverto la necessità. Amo alla follia la pressione della March Madness.
Sei in grado di dirci perché lo sport universitario è così speciale nella cultura americana?
Dello sport liceale mi piace il concetto di squadra. Della NBA mi diverte l’atletismo di quei giocatori straordinari. Il college basket è un mix delle due cose. Inoltre, considero il torneo NCAA il più grande evento sportivo in assoluto.
Con Jay Wright, coach di Villanova University / Credits to: Facebook page A Coaching Dream.
E ora, cosa stai facendo? Qual è il prossimo passo?
Attualmente sto completando il mio master online in scienze dello sport, specializzandomi in coaching sportivo e psicologia sportiva. Nel frattempo continuo ad allenare giocatori sia in sala pesi sia sul parquet. Alla Berkeley High School abbiamo due promesse, Trevur Smalls e Ishan White, e così è molto eccitante osservare cosa saranno in grado di fare il prossimo anno e oltre.
Facciamo il punto della situazione sul film A Coaching Dream, che racconterà il tuo viaggio: come procede il progetto?
Il denaro raccolto finora mi ha aiutato a sostenere i costi di un viaggio di cinque settimane attraverso il paese: carburante, cibo, hotel ed equipaggiamento per girare video in 4K. Ma non basta. Ho realizzato un grande filmato da questa esperienza e tutto il materiale è salvato su un hard drive che conservo al sicuro nella camera blindata di una banca. Questo è un progetto a lungo termine che al momento, in un certo senso, è messo da parte in attesa di raccogliere abbastanza fondi per assumere i migliori documentaristi sportivi, trasformandolo così in realtà. Voglio un lavoro di alta qualità che ispiri veramente le persone a inseguire i propri sogni.
Il logo del film su Scott Fishman, A Coaching Dream / Credits to: Facebook page A Coaching Dream.
Inseguire un sogno e ascoltare il proprio cuore: possono queste cose cambiare il mondo?
Il dolore del rimpianto è una cosa reale. È dannatamente forte. Penso che inseguire un sogno possa alleviare il rimpianto. E questo è un fatto enorme. Per quanto riguarda il cambiare il mondo, sì, sicuramente può. Immagina se ciascuno di noi avesse le palle per perseguire il sogno che veramente ci infiamma l’anima.
Scegli almeno tre qualità che un coach, o un atleta, o un giornalista, o un qualsiasi… sognatore deve necessariamente avere per partire e inseguire il proprio sogno.
La prima è la sincerità: sii onesto con te stesso. Tutti hanno grandi sogni: smetti di negarlo e mettiti a lavorare. La seconda è il coraggio: il fallimento è una parte del successo, lasciati ispirare dal coraggio per andare avanti, sempre più tosto e brillante. Quindi, il sacrificio: fai tutto ciò che serve e dai il massimo, vai all-in!
Sognando l’Arizona / Credits to: Facebook page A Coaching Dream.
Cosa pensi della March Madness 2018?
Il fatto che un altro anno sia passato e che io non sia lì è un problema per me.
Segui anche la NBA? Quali sono i tuoi coach e giocatori preferiti?
Sono uno studente del gioco e lo seguo il più possibile. Apprezzo la grandezza e ammiro il modo di giocare di LeBron James. I miei allenatori NBA preferiti sono Brad Stevens e Gregg Popovich. Per quanto riguarda le squadre, resto fedele ai miei New York Knicks.
Credits to: Scott Fishman’s Facebook page A Coaching Dream.