Le battute finali della regular season 2018, povere di spunti agonistici per molte squadre, regalano comunque alcune prestazioni individuali inaspettate. Nello specifico, la notte appena trascorsa ha visto protagonista Alec Peters, a roster tra le fila dei Suns con la formula del two-way contract. Il classe 1995, scelto al Draft 2017 con la 54ª chiamata e titolare di venti fugaci apparizioni sui parquet NBA, ha guidato alla vittoria Phoenix contro i Dallas Mavericks. Entrambe le squadre, da tempo senza velleità alcuna in ottica Playoff, hanno dato ampio spazio alle seconde linee. Peters, da parte sua, ha colto al volo l’occasione: 36 punti, 12-20 al tiro – incluso un sorprendente 8-13 oltre l’arco, record di franchigia per un rookie in maglia Suns.
Rick Carlisle, allenatore dei texani, ha scomodato un paragone ingombrante per descrivere, nei limiti del possibile, la prestazione monstre mandata a referto dal rookie avversario:
“Ovviamente abbiamo avuto difficoltà a fermare Larry Bird travestito da Alec Peters. È stata una prestazione rimarchevole.”
La dichiarazione, con un velo di sottile ironia, è una voluta parafrasi del ben più celebre “I think it’s just God disguised as Michael Jordan“ con cui proprio Bird salutò impotente una delle performance individuali rimaste indelebili nell’immaginario collettivo: il 20 aprile del 1986, infatti, MJ si rese protagonista di una losing effort da leggenda, mandando a referto 63 punti nella gara-2 di Playoff andata in scena al Garden di Boston (persa dai Bulls in doppio- overtime 135 -131).
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