Non Solo Nba

Commissioner for a day: Digital

Dopo avervi illustrato il regolamento dell’iniziativa “Commissioner for a day”, nbareligion.com, con un occhio al panorama americano,  presenta  la prima delle cinque macro- categorie categorie di analisi oggetto del concorso: il digital, dall’interazione social alla condivisione di contenuti.

I social media sono certamente la nuova frontiera di espansione per la pallacanestro – e non solo. La NBA, come nessuno prima d’ora, ha saputo interpretare con lungimiranza tale “spazio di mercato” per aggiungere valore al proprio brand. Tutto ha avuto inizio da poche semplici intuizioni: a partire dalla stagione sportiva 2014-15, ad esempio, appare su tutti i palloni da gara il rimando alle pagine social ufficiali @NBA. Al 2015 risale anche la partnership commerciale ancora attiva tra NBA e Verizon, colosso della telefonia negli USA: l’accordo, innovativo sotto svariati punti di vista, permette ancor oggi ai fan di usufruire di un servizio streaming mobile e, al contempo, offre loro la possibilità di condividere  con una semplice operazione di copia-incolla i contenuti NBA, pur coperti da copyright. Le scelte di cui sopra, parte di un piano a lungo termine, continuano a pagare dividendi, generando costantemente interazioni e proventi .

Parlando al Washington Post lo scorso luglio, Pam El, responsabile marketing della NBA,  aveva commentato con soddisfazione e consapevolezza i dati in ascesa:

“Riconosciamo che i nostri fan sono molto giovani e sappiamo che sono assai esperti in materia di nuove tecnologie. Siamo consapevoli del fatto che sono dappertutto sulle piattaforme social e sappiamo che se vogliamo fare colpo dobbiamo  farci trovare [proprio] dove loro si muovono. Il fatto che siamo la lega #1 per seguito su ogni social non è casuale. Sappiamo che attraverso quel canale i giovani acquisiscono informazioni, ed è qui che interagiscono con i marchi che amano: la NBA è uno di questi.”

NUMERI Considerati tutti i profili di squadre e giocatori legati al marchio NBA, la  quota spaventosa del miliardo di like e follower è stata superata nel febbraio 2016. Il 90% dei giocatori presenti nei roster delle trenta franchigie NBA possiede almeno un profilo social (a quanto pare Kevin Durant ne possiede più di tutti). Inoltre, 16 dei primi 100 atleti per follower su Twitter sono giocatori NBA – ancora in attività o già ritirati. Per gli amanti delle cifre si rimanda a NBA Pulse, portale che registra quotidianamente il flusso di contenuti, menzioni e quant’altro.

Come abbiamo già avuto modo di mostrare su queste pagine, l’universo social che gravita attorno alla NBA, parallelo per certi versi, ma senza  dubbio complementare alle vicende sul campo, si anima particolarmente in occasione delle finestre di mercato, offrendo anche momenti cult difficilmente pareggiabili. Alcuni giocatori assurgono al ruolo di social-media troll, altri si rendono protagonisti di discussi ‘unfollow’ o post ermetici, e via discorrendo.  Per darvi una misura dell’impatto social sulla lega, Steve Kerr, allenatore degli Warriors, si è recentemente interrogato sull’influenza che questi avrebbero potuto avere, in un’altra epoca, sulla carriera di Michael Jordan.

Chiudiamo la breve panoramica con una riflessione avanzata dalle colonne del Washington Post e a firma di David Carter, Executive Director of the Sports Business Institute di University of Southern California:

“Non si tratta solo di capire come raggiungere i millennials al giorno d’oggi. Si tratta piuttosto di capire come tradurre questa comunità di utenti in potenziali consumatori.”

La palla ora passa a voi. Pronti a raccogliere la sfida?

Per stare in tema, seguite “Commissioner for a day” anche su Twitter e Instagram

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Pubblicato da
Nicolò Basso

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