Playoff NBA

NBA Playoff Preview: Philadelphia 76ers – Miami Heat

Il finire della regular season, malgrado un’accattivante e coinvolgente corsa-Playoff nel selvaggio West, ha visto una singola squadra capace di catalizzare continuamente le attenzioni night in and night out: i Philadelphia 76ers. Reduci dalla striscia vincente più lunga della propria storia, i Sixers hanno spalancato una porta sul proprio futuro e su quello della lega e non hanno intenzione di richiuderla in tempi brevi: 16 vittorie di fila, 52 W totali e un terzo posto a Est che significa fattore campo al primo turno di Playoff sono un biglietto da visita piuttosto intrigante per una squadra che torna alla post-season dopo un’assenza che perdurava dal 2012. In mezzo, nella città dell’amore fraterno, è successo di tutto: The Process, gli infortuni dei giocatori-franchigia designati, l’allontanamento di Sam Hinkie, la cessione di giocatori scelti con pick altissime a prezzi quasi di saldo. Un progetto durato sei anni, sbocciato nella primavera 2018.

Guidati da un Ben Simmons che è diventato il primo giocatore di sempre a registrare una tripla doppia di media in una striscia di oltre dieci vittorie, i Sixers sono ora la squadra più calda della lega e, visto il loro vissuto recente, non hanno la minima intenzione di fermarsi. A regalare ulteriore entusiasmo ai ragazzi terribili di Brett Brown ci ha pensato anche, a striscia in corso, il ritorno di Markelle Fultz, che ha anche fatto in tempo a diventare il più giovane giocatore di sempre a realizzare una tripla doppia in NBA.

Ah, già Ben Simmons è anche stato nominato giocatore della settimana nella Eastern Conference.

I loro avversari sono i Miami Heat, squadra che,grazie a un record di 44-38, ritorna ai Playoff dopo due anni di purgatorio e che nella scorsa stagione ha sfiorato una rimonta che avrebbe avuto i contorni della leggenda. Miami, a differenza di quanto fatto un anno fa, ha vissuto una stagione molto più equilibrata, priva di inizi disastrosi ma soprattutto di accelerate memorabili: nelle ultime 10 gare la squadra di coach Spoelstra è reduce da un record di 5-5, che diventa 9-7 nel range di gare che ha portato Phila a completare la sua eccezionale striscia. Se proprio volessimo equiparare i due momenti di forma, dunque, la sfida nemmeno inizierebbe.

 

I precedenti stagionali

Se ci si focalizza sui precedenti stagionali, però, le cose cambiano. Le due squadre hanno vinto due gare a testa nel corso della regular season e i Miami Heat sono stati la penultima squadra a battere Philadelphia. Gli Heat sono riusciti a riequilibrare il 2-0 con cui i Sixers avevano aperto le ostilità in regular season vincendo gli ultimi due confronti: in ogni caso mai nessuna delle due squadre ha surclassato l’avversaria. Anche nelle sfide nelle quali una squadra ha dato l’impressione di poter prendere il controllo sull’altra, il finale si è sempre rivelato combattuto.

Questo è avvenuto soprattutto nelle prime due gare stagionali, nelle quali entrambe le squadre hanno dilapidato confortanti vantaggi, permettendo all’avversaria di rientrare. Significativo come in entrambi i casi siano stati i Sixers ad avere la meglio, mostrando incredibilmente una tenuta mentale migliore tanto nelle situazioni di difesa del vantaggio, quanto in quelle di chiusura di una rimonta. Lo scarto più ampio fatto registrare in una sfida tra questi due team è di 9 punti e, per ben due volte, la gara è stata decisa da un singolo possesso di scarto. Non si può, dunque, dire che la serie che ne nascerà non possa essere aperta ad ogni scenario: gli accoppiamenti individuali e i sistemi difensivi delle due squadre forniscono ampie garanzie di solidità e, dunque, potremo osservare diverse partite punto a punto. Probabilmente saranno i dettagli a indirizzare l’intera serie.

La sfida del 27 febbraio è stata decisa da questo quarto quarto di Dwyane Wade che ha anche giustiziato Simmons con il jumper finale.

Chiavi tattiche

Come accennavamo in precedenza, entrambe le franchigie sono ampiamente nella top-10 per rendimento difensivo della lega: due rendimenti di assoluta eccellenza che partono da un materiale umano e tecnico piuttosto diverso. I Sixers sono terzi nella lega per Defensive Rating (102.2 punti concessi su cento possessi) e quarti per Net Rating (5.1): due risultati d’élite che trovano il proprio fondamento nelle caratteristiche fisiche e tecniche degli interpreti del proprio sistema. I quintetti a disposizione di coach Brett Brown sono fortemente permeati da una fisicità e una versatilità fuori dal comune, con la possibilità di poter schierare contemporaneamente almeno quattro giocatori ben oltre i due metri, dotati di braccia lunghissime e capaci di cambiare sui blocchi e non pagare praticamente alcun mismatch.

Protezione dello spazio, capacità di indirizzare l’attacco aiutando i compagni e fisicità al ferro.

Dall’altra parte Miami è settima per Defensive Rating (104): le sue armi, però, sono fondamentalmente da ritrovare nell’applicazione difensiva degli esterni tanto sulla palla quanto lontano dalla stessa e nella capacità di essere un rim protector di livello di Hassan Whiteside (Miami è sesta per stoppate totali e block percentage).

La correlazione tra buon posizionamento della prima linea difensiva e capacità di lettura degli spazi di Whiteside è fondamentale per la protezione del ferro da parte degli Heat.

La diversità degli arsenali a disposizione porta, dunque, ad atteggiamenti difensivi diversi: Philadelphia è in grado di creare un contesto che permetta loro di sporcare i giochi offensivi avversari, correre e schiantare fisicamente ogni squadra. Proprio grazie alla propria struttura difensiva, i Sixers sono settimi per palle recuperate (8.3 a gara) e quarti per deflections (15.3). A testimonianza di un atteggiamento aggressivo rivolto ad alzare i giri della gara, Philadelphia è quarta per PACE (102.2) e tende a tenere un ritmo che, a lungo andare, potrebbe risultare davvero indigesto agli Heat.

La volontà di correre da parte dei ragazzi di Brett Brown è fortissima, anche a costo di correre qualche rischio. I Sixers non eccellono sempre nella gestione del contropiede (sono appena sedicesimi per fastbreak points), sono primi per turnover percentage (16.4%) e secondi per loose ball recovery (9.2) ma hanno bisogno di entrare rapidamente nel proprio attacco. I motivi di una così radicata tendenza a correre sono presto detti: meno la difesa è schierata e più facilmente Ben Simmons può arrivare al ferro o mettere in ritmo i numerosi tiratori di Phila senza essere battezzato.

Pur di forzare la palla persa, Simmons spesso cerca rubate di questo genere: cerca il recupero dopo aver fatto sfilare l’attaccante. Da notare, anche in questa gif, la presenza di spirito di Covington che sporca il possesso effettuando un breve show e poi lancia il proprio play.

A semplificare ulteriormente l’assunto per tutta la stagione c’è stato Joel Embiid. Il camerunese è sesto nella lega per stoppate a partita (1.8) e la sua sola presenza ha portato i Sixers a essere noni per stoppate totali e dodicesimi per block percentage. La sua assenza, almeno nelle prime gare della serie potrebbe essere molto importante: oltre a mancare un baluardo difensivo al ferro, verrà meno per Philadelphia la possibilità di mettere sotto pressione costante Hassan Whiteside che ha già mostrato di sentire particolarmente il confronto col numero 21 africano.

Miami, nel complesso, ha un atteggiamento molto differente da quello dei suoi avversari: preferisce attendere le altre squadre a metà campo, abbassare il ritmo di gioco e giocare partite dai punteggi più bassi. Il team di Spoelstra è appena 23esimo per punti realizzati a gara (103.3) e ben 26esimo per PACE (97.76). Vista anche la relativa presenza di talento nella metà campo offensiva, è evidente che la scelta, anche in questa serie, sarà quella di controllare il ritmo contro una squadra che ha bisogno di correre per massimizzare i propri talenti.

Anche quando riesce ad attaccare nei primi secondi dell’azione, Miami ha comunque bisogno di schierarsi e ricorrere ad almeno un blocco, perché non sempre i suoi esterni dispongono del talento o dell’esuberanza atletica per battere il diretto avversario.

La capacità di creare degli stop difensivi, che per Philadelphia è stata fondamentale per tutta la stagione, potrebbe diventare la discriminante decisiva per il passaggio del turno di una squadra così poco esperta che potrebbe inciampare quando la magia della striscia vincente sarà interrotta. Entrambe le squadre dispongono, inoltre, di roster piuttosto lunghi e diversificati, che nella singola gara possono trovare risorse inaspettate: se Philadelphia ha messo nel motore Fultz, Belinelli e Ilyasova a stagione in corso, Miami ha riportato a casa Wade, aggiungendo qualità ed esperienza. Non stupitevi, dunque, di assistere a singoli exploit di giocatori inaspettati, magari proprio il Beli da una parte, o Wayne Ellington e Kelly Olynyk dall’altra. La storia dei playoff insegna che spesso la capacità di trovare risorse inaspettate sul singolo confronto è in grado di indirizzare intere serie. In tali casi, più le sfide terranno i ritmi dettati da Miami, meno chance avranno i Sixers di passare il turno.

 

Players to watch

È piuttosto evidente che, vista la necessità di Philadelphia di dettare i ritmi, il giocatore chiave possa essere Ben Simmons. La sua capacità di correre direttamente da rimbalzo difensivo, mettere immediatamente in ritmo i compagni e non sporcare eccessivamente il foglio nella costruzione degli attacchi sarà decisiva. Se Simmons riuscirà a essere il PACE-factor di cui i Sixers hanno bisogno, tutti gli altri talenti agli ordini di Brett Brown avranno vita più facile. Occhio, però, anche all’apporto di Robert Covington che avrà il non semplice ruolo di adattarsi in difesa alle caratteristiche multiformi delle ali di Miami, trovandosi probabilmente a dover scoccare da oltre l’arco diversi tentativi pesanti nel corso della serie.

Un rapido esempio di come Simmons e Covington potrebbero integrarsi per far malissimo a Miami: recupero, risalita rapida del campo e tiro da tre immediato.

Per Miami, come accennato, il giocatore-barometro potrebbe essere proprio Hassan Whiteside che, alleggerito almeno inizialmente dallo scontro con Embiid, può davvero creare un solco nella serie a centro area. Occhio, però, anche a Josh Richardson che difensivamente non teme l’uno contro uno praticamente contro nessun avversario e in attacco non ha paura di prendersi tiri pesanti. Se la gara dovesse essere tirata fino alla fine, la sua presenza in campo fornirebbe un terzo go-to-guy a Miami, dopo gli ovvi Goran Dragić e Dwyane Wade.

 

Pronostico

Se Philadelphia continuerà a cavalcare le ali dell’entusiasmo e non si farà risucchiare dalla volontà di placare i ritmi di Miami, la serie ha un chiarissimo favorito. La mancanza di abitudine a giocare partite simili può essere la vera liability per dei Sixers che, però, in quanto a talento puro e caratteristiche fisiche dominano lo scenario. Gli Heat daranno comunque battaglia e riusciranno probabilmente a portarne a casa un paio, forti di un roster più esperto e di un coach che conosce perfettamente le liturgie da seguire nel corso dei Playoff. Non è da escludere che il risultato finale della serie sia un combattutissimo 4-2. Potremmo essere davvero alla vigilia della prima grande recita-Playoff del Process.

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Pubblicato da
Jacopo Gramegna

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