Che aria tira a Cleveland? L’inizio di regular season è stato parecchio travagliato e fondamentalmente incentrato sulla ricerca della famosa amalgama tra LeBron e gli altri veterani di casa Cavs ed i nuovi arrivati Dwyane Wade, Isaiah Thomas, Jae Crowder e Derrick Rose. Obiettivo mai raggiunto, con conseguente deterioramento del morale dello spogliatoio e delle prestazioni a dir poco deludenti. La gestione confusionaria di coach Tyronn Lue non ha di sicuro aiutato nel processo di riassestamento della squadra. I Cavs avevano iniziato la stagione con sia Dwyane Wade che Jae Crowder in quintetto, a discapito di JR Smith e Tristan Thompson, con Derrick Rose point guard titolare (per via dell’infortunio all’anca di Isaiah Thomas) e Kevin Love da centro, oltre a LeBron. Nel 2018 è assolutamente impensabile produrre attacco con due giocatori come Rose e Wade nel tuo backcourt, persino per chi ha LeBron James dalla propria parte. Esperimento fallito sin da subito, dunque, con conseguente ritorno di JR Smith in quintetto dalla quarta partita di regular season, con l’obiettivo di migliorare le spaziature.
Al mese di gennaio la situazione era pressoché disastrosa, con i giocatori di riferimento (LeBron e Wade sugli scudi) visibilmente amareggiati davanti alle telecamere e pronti ad esporsi mediaticamente, pur di dare una svolta positiva. La situazione migliora leggermente dopo la rivoluzione di mercato nel mese di febbraio, con l’innesto di giocatori più freschi atleticamente e con maggior voglia di sbattersi nella metà campo difensiva. Ma ormai il danno era stato fatto e, complici anche alcuni infortuni (quello alla mano di Love su tutti) i Cavaliers si sono ritrovati a navigare lontani dalla prima posizione della Conference, pronosticata ad inizio anno, finendo la stagione solamente al quarto posto, alle spalle di Toronto, Boston e la sorprendente Philadelphia.
Ad attenderli, dall’altra parte del ring, ci sono gli Indiana Pacers, guidati da coach Nate McMillan. Riavvolgendo un attimo il filo e tornando al luglio scorso, riusciremmo ancora ad udire le voci degli scettici intenti a maledire il front office della franchigia di Indianapolis, reo di aver regalato Paul George agli Oklahoma City Thunder in cambio dell’eterno incompiuto Victor Oladipo e del modesto figlio d’arte Domantas Sabonis. Questi ultimi, di lì a poco, si sarebbero presentati al loro nuovo pubblico con una prestazione da 22 punti, 5 rimbalzi e 4 assist il primo e 16 punti e 7 rimbalzi il secondo, nella roboante vittoria d’esordio contro i Brooklyn Nets. Gli scettici sarebbero andati diminuendo sempre di più, sino a scomparire quasi del tutto.
Un’altra operazione di grande intelligenza è stata quella che ha portato all’acquisizione di Bojan Bogdanovic, cecchino croato (sfortunatamente noto al pubblico italiano) proveniente dai Washington Wizards, dove ricopriva il ruolo di onesto comprimario con licenza di bombardare in uscita dalla panchina. In casa Pacers ha trovato sin da subito spazio in quintetto, assieme a Darren Collison, Victor Oladipo, Thaddeus Young e Myles Turner (o Sabonis).
Una stagione sorprendentemente positiva la loro, solida da un punto di vista mentale e di prestazioni, priva di momenti di crisi duri da superare: cosa davvero sorprendente, se si prende in considerazione l’età media dei giocatori a roster. Sarebbe quasi impossibile riuscire a trovare qualcuno che possa dire «Io l’avevo detto!» senza mentire spudoratamente. Chissà che non si ripetano in questo imminente primo turno di Playoff.
Dopo un più che positivo mese di marzo a livello di record (11 vittorie e 4 sconfitte), sono arrivate sei partite parecchio complicate in questo inizio di aprile, con 3 vittorie e 3 sconfitte a concludere la stagione. L’unico acciaccato in casa Pacers è Victor Oladipo, la cui caviglia destra dolorante non desta al momento grosse preoccupazioni, fortunatamente.
I precedenti stagionali
Le due squadre si sono già affrontate quattro volte, nel corso della regular season appena conclusa. Le prime tre partite sono state vinte sorprendentemente dai Pacers, con uno scarto mai troppo ampio: 124-107 (1 novembre), 106-102 (8 dicembre) e 97-95 (8 gennaio). Il secondo ed il terzo dei tre episodi si sono svolti nel segno del più totale equilibrio, con il collettivo Pacers compatto e mai domo davanti alle scorribande di LeBron e soci. Oladipo, Collison e Young sono stati una spina nel fianco, ma i meriti sono da estendere a tutto il lavoro fatto dall’attacco dei Pacers, sempre bravo a trovare il tiratore meglio posizionato sul perimetro. Nella prima vittoria i Pacers avevano convertito con un clamoroso 61% i propri tentativi al tiro da tre punti (16/26), rispetto al misero 22% dei Cavs (7/31 per loro). La seconda, invece, ha visto Oladipo mettere in mostra tutto il suo talento: 33 punti con 8 rimbalzi, 5 assist e 6/13 da tre punti per lui, compresa la tripla del 97-103 che ha orientato definitivamente l’inerzia della partita.
Le due squadre si sono rincontrate a poco più di un mese di distanza e ancora una volta Oladipo ha fatto la differenza, con una tripla dal palleggio dritta sulla faccia di JR Smith per il momentaneo 96-95 ad 1 minuto dalla sirena. A nulla varrà poi la stoppata da cineteca di LeBron sullo stesso Oladipo ed il suo tentativo di vincerla nell’ultimo possesso. A far la differenza è stata nuovamente la maggior precisione al tiro da oltre l’arco dei ragazzi di McMillan (47% con 10/21), con i Cavs autori di un misero 7/34, equivalente al 20%.
Il quarto ed ultimo scontro stagionale, vinto 115-108 dai Cavs sul proprio parquet (in data 26 gennaio 2018), è stato quello meno equilibrato in assoluto. La fuga di LeBron e soci ha avuto inizio a fine secondo quarto, senza che i Pacers siano mai riusciti a invertire l’inerzia del match, complice una difesa rivedibile da parte dei Pacers che ha concesso 38 punti nel primo quarto e 35 nel secondo alla truppa di coach Lue; a quel punto, ricucire il gap è diventato affare complesso per i ragazzi in gialloblù.
Chiavi tattiche
A dispetto di un record simile tra le due squadre (50-32 per i Cavs, 48-34 per i Pacers), le prestazioni di LeBron e dei suoi nelle ultime post-season lasciano pensare che questa serie possa avere un padrone ben preciso, nonostante il roster sia cambiato sensibilmente.
L’obiettivo in casa Pacers dev’essere il riuscire a contenere il 33enne nativo di Akron, autore di una delle sue migliori stagioni in carriera (forse addirittura la migliore). Oladipo e Bogdanovic non sembrano esattamente fatti dal sarto per poter difendere uno contro uno in una serie di Playoff contro il Re, per una questione fisica e di attitudine. Il primo, nonostante possa contare su discreti istinti difensivi, nel corso della serie avrà tra le proprie mani il controllo offensivo dell’attacco dei suoi e avrà bisogno di preziose energie da spendere negli ultimi periodi della serie; il secondo, invece, non dispone della fisicità necessaria per limitare le scorribande di LeBron. Questa problematica potrebbe comportare un rialzo del minutaggio dell’idolo delle folle Lance Stephenson in uscita dalla panchina, l’unico forse in grado di immolarsi con un minimo risultato per la causa difensiva.
Ne deriverebbe, quindi, una lieve modifica negli equilibri della second unit dei Pacers, che è stata l’ottava migliore della lega con 33 punti di contributo medio ed una percentuale di contributo nelle vittorie del 58%. Dall’altra parte, la panchina dei Cavaliers si è piazzata complessivamente alla sesta posizione, con i suoi 41.2 punti medi ed il 61% di contributo statistico al fine dei risultati finali. Andando a modificare le proprie rotazioni, o accorciandole, i ragazzi di coach McMillan potrebbero soffrire in maniera eccessiva i cinque omologhi avversari (che dovrebbero essere José Calderon, Kyle Korver o Rodney Hood, Jordan Clarkson, Jeff Green e Larry Nance Jr.), che spesso e volentieri vedono la propria mano scaldarsi sin dal loro ingresso in campo. Nei minuti in cui i titolari dovranno rifiatare, quindi, i Cavs potrebbero andare a scavare dei solchi importanti nelle dinamiche dei match. Qualche giorno fa lo stesso coach Lue ha dichiarato di voler dare più minuti alla sua panchina in questi Playoff, utilizzando dieci giocatori totali, rispetto agli otto/nove utilizzati sino alla scorsa post-season.
Un’altra chiave tattica importante sarà il controllo del ritmo nella serie. Ad entrambe le squadre piace correre e far viaggiare il pallone velocemente in transizione. Se, da una parte, i Cavs nascono e muoiono ricercando il tiro da tre grazie all’aliena visione periferica del loro leader maximo, gli Indiana Pacers sembrano essere strutturati per far circolare il pallone in maniera più “democratica” e per ricercare in primis dei punti sicuri, che siano in area, dalla media distanza (primi della Lega in questo fondamentale, con 17.8 punti medi) o, all’evenienza, da tre punti. Il numero medio dei tiri da oltre l’arco tentati dai Cavs in questa stagione è di 32.1, contro i 24.5 dei Pacers, per delle percentuali rispettive del 37.2% (sesta miglior squadra della Lega in questo aspetto) e del 36.9%. Sarebbe lecito, dunque, aspettarsi che i Cavs alzino i ritmi delle partite per andare a ricercare la loro soluzione preferita.
Dal canto loro, però, i Pacers si sono affermati quale seconda miglior squadra nel segnare su palla persa dell’avversario (18.3 punti medi a partita, secondi solo ai Thunder), nelle deflections medie per partita (con ben 16.1 deviazioni per match) e nelle palle rubate vere e proprie (8.8 medie a partita). I ritmi alti potrebbero dunque rivelarsi fatali per i ragazzi di coach Lue, con i Pacers pronti a capitalizzare ogni loro singolo errore di gestione. Gli stessi Pacers sono capaci, tra l’altro, di condurre sapientemente i loro contropiedi e le loro transizioni primarie, con una media di 14.8 punti medi a partita (quinti nella Lega), affidandosi ai loro migliori trattatori di palla Victor Oladipo e Darren Collison. Per loro fortuna, dall’altra parte si ritrovano una squadra storicamente in sofferenza nelle situazioni di transizione difensiva in regular season.
Nei Playoff, però, la musica tende a cambiare, con LeBron disposto a dare l’esempio ai propri compagni applicandosi anche nella propria metà campo. Se le cose dovessero funzionare un filino meglio dal punto di vista difensivo, la situazione si farebbe molto più agevole per la squadra dell’Ohio. Parliamo pur sempre del quinto miglior attacco della Lega (110.9 punti medi) contro il diciassettesimo (105.6 punti medi) e della squadra in assoluto più efficiente nelle situazioni clutch delle partite. Se dovesse, dunque, riproporsi l’equilibrio che ha regnato nei 4 episodi stagionali tra queste due squadre, sarebbe un grosso problema per la giovane squadra di McMillan riuscire a gestire la pressione e a rispondere colpo su colpo alle sortite offensive di LeBron e i suoi.
I protagonisti inattesi di questa serie potrebbero essere da una parte i giovani big men Domantas Sabonis e Myles Turner, e dall’altra i due pistoleri JR Smith e Jordan Clarkson. I primi due, potrebbero creare parecchi problemi ai Cavs, per la loro capacità di tenere difensivamente gente più piccola di loro (limitando i danni potenziali della small ball avversaria) e per la loro rapidità ed efficienza nelle conclusioni al ferro, alla cui protezione non troveranno esattamente i migliori difensori del pianeta; dall’altra parte, invece, attenzione alla lucida follia cestistica di JR e Clarkson, capaci di incendiarsi in pochissimo tempo e di trascinare pubblico e compagni, se in serata al tiro.
Pronostico
Data la sostanziale equivalenza dimostrata dalle due squadre nel corso della stagione regolare, probabilmente a farla da padrone in questa serie sarà la capacità delle due squadre di uscire a testa alta dalle situazioni di gioco rotto e di trascinare dalla propria parte l’inerzia delle partite. A questo proposito, giocherà di sicuro un ruolo importantissimo il fattore casa: sin dal ritorno del proprio Re, infatti, la Quicken Loans Arena di Cleveland è diventata un vero e proprio inferno, ad ogni singolo match giocato dai suoi beniamini. I Cavs, non a caso, hanno chiuso la loro stagione regolare con un record casalingo di 29-12, perdendo qualche partita di troppo a causa delle troppe assenze e della confusione che ha regnato nel loro ambiente per gran parte degli ultimi mesi.
Voci costanti riguardanti una partenza in estate di LeBron, rapporti complessi tra nuovi acquisti e veterani, gerarchie mai chiare a causa di una gestione non troppo oculata: tutto questo dev’essere messo alle spalle, per concentrarsi unicamente sul basket giocato. Da par loro, anche i Pacers hanno avuto un ottimo record casalingo, vincendo solo due gare in meno rispetto ai loro avversari di questa serie. La differenza in termini di età e di esperienza, tuttavia, lascia pensare che questa serie possa essere decisa dalla maggior abitudine di LeBron e compagni nel giocare degli eventuali finali caldi di partita, supportati (in 4 episodi su 7 eventuali) dal loro pubblico. Il pronostico per questa serie di Playoff è di 4-2 per i Cleveland Cavaliers, con i Pacers che uscirebbero di scena a testa altissima, dopo una stagione a dir poco sorprendente.