Come da ventun anni a questa parte, i San Antonio Spurs si sono aggiudicati l’ambito pass per i Playoff NBA. Tutto nella norma: passano gli anni, passano i giocatori (alcuni non esattamente trascurabili, a proposito di ventuno), ma la Dynasty Spurs resta. Eppure, andando ad analizzare più a fondo la questione, non si può non notare come la regular season appena conclusa, la prima dal 1997 sotto la quota delle 50 vittorie, sia stata una delle più travagliate della gestione Gregg Popovich.
Già, perché il settimo seed (ben meno lusinghiero di quelli dei bei vecchi tempi, ma ad Ovest non era poi così facile fare di meglio) con cui gli Spurs andranno a giocarsi gli ormai imminenti Playoff è stato decisamente più sudato di quanto a San Antonio fossero abituati a fare. La consueta routine della regular season giocata in ciabatte o quasi è stata stravolta dal dramma, sportivo e non, di Kawhi Leonard: la stella della squadra, reduce da un brutto infortunio patito nel corso delle Finali di Conference dello scorso anno, sembrava essersi messo alle spalle i problemi fisici che l’avevano costretto a saltare le prime ventisette uscite stagionali, ma il debutto del 12 dicembre si è rivelato un triste fuoco di paglia. La stagione 2017-2018 di The Claw è durata soltanto un mese, dato che l’ultima sua apparizione su un parquet NBA è datata 13 gennaio 2018. Da lì in poi solo speranze, dichiarazioni di circostanza e anche qualche polemica interna allo spogliatoio, che secondo quanto riportato dai media avrebbe letteralmente scongiurato Kawhi di tornare a giocare. Preghiere finora rimaste inascoltate e probabilmente destinate a rimanere tali, ma mai dire mai.
Kawhi Leonard (credits to USA Today, via Google)
Ad attenderli al varco ci sono gli stessi uomini che un anno fa hanno posto fine alla cavalcata Playoff dei nero-argento e, per i più maliziosi, alla stagione 2017-2018 di Leonard. Stiamo ovviamente parlando dei Golden State Warriors di coach Steve Kerr, che in questo scontro decisamente suggestivo partono con i favori del pronostico. Ad ogni modo, i cultori del Karma possono stare abbastanza tranquilli: non si può certo dire che la sorte abbia avuto un occhio di riguardo per i campioni in carica, costretti a giocarsi l’accesso ai Playoff (che in realtà, per via della caratura tecnica della squadra, non è mai stato neppure lontanamente in discussione) con i Big Four perennemente acciaccati, in un via vai in infermeria che ha costretto coach Kerr a dare più spazio alle seconde linee di quanto fosse preventivato. Il buon rendimento di queste ultime, unito al tasso tecnico a dir poco invidiabile del roster, ha fatto sì che i ragazzi della Baia strappassero comunque senza troppa fatica il pass per la post-season.
Tuttavia, rispetto alle ultime stagioni ci sono un paio di novità che potrebbero potenzialmente cambiare le carte in tavola, prima fra tutte il fatto di non giocare più nelle vesti di dominatori assoluti e incontrastati dell’universo cestistico americano. Il motivo? È sotto gli occhi di tutti e porta il nome di Houston Rockets. In realtà, il fatto che le luci dei riflettori siano puntate su Harden e soci potrebbe costituire un punto a favore degli Warriors, che si andrebbero a giocare questi Playoff senza la pressione di dover necessariamente stravincere contro qualsiasi avversario. D’altro canto, Kerr dovrà fare i conti con l’infortunio di Curry, la cui sosta ai box si protrarrà per tutto il primo turno. Basterà il sorprendente Quinn Cook a sopperire all’assenza del maggiore degli Splash Brothers contro i navigati Spurs?
Credits to Joe Camporeale-USA TODAY Sports
I precedenti stagionali
Ad avere complessivamente la meglio nella serie da quattro partite in regular season sono stati i Golden State Warriors, che si sono aggiudicati tre match su quattro. Ciononostante, non si può dire che gli Spurs non abbiano venduto cara la pelle: Durant e compagni hanno infatti dovuto soffrire ben più del dovuto per avere la meglio su un avversario, seppur oltremodo incerottato, blasonato e agguerrito. Nel primo incontro stagionale, datato 2 novembre 2017, ci è voluto un Klay Thompson in versione deluxe per rimontare i 19 punti di svantaggio che i Golden State Warriors avevano accumulato in un solo quarto, andando poi a vincere 112-92 a San Antonio.
Il rematch nella Baia ha seguito sostanzialmente lo stesso leitmotiv, con i padroni di casa costretti da subito ad inseguire, per poi capitalizzare la superiorità tecnica portando a casa la W con un punteggio finale di 122-105: menzione d’onore per coach Kerr, divenuto il più giovane allenatore a raggiungere quota 250 vittorie nella storia dello sport americano. Più equilibrato, ma dallo stesso finale a tinte fosche per la truppa di coach Popovich, il terzo match, andato in scena alla Oracle Arena e conclusosi sul 110-107 per i padroni di casa, che devono ringraziare i 14 punti consecutivi messi a segno da Kevin Durant. Potrebbe essere di buono auspicio per l’immediato futuro la vittoria colta dagli Spurs all’AT&T Center nel più recente precedente stagionale: di certo le assenze dei vari Curry, Durant e Green hanno pesato nella gara che ha segnato il punto più basso mai toccato da Steve Kerr nella sua carriera da head coach per punti segnati (soltanto 75, contro gli 89 dei padroni di casa). La vittoria dello scorso 19 marzo si aggiunge alle altre 32 vittorie fatte registrare, a fronte di sole 8 sconfitte, tra le mura amiche, con l’AT&T Center che nel corso della stagione ha rappresentato la vera e propria arma in più degli Spurs di coach Pop. Non era poi così difficile da immaginare, ma Leonard non è sceso in campo in nessuno dei precedenti stagionali contro gli Warriors: agli occhi di compagni e tifosi sarebbe proprio il caso di rimediare.
Gli highlights della vittoria degli Spurs, utili per spezzare la temuta e probabile monotonia della serie
Chiavi tattiche
Le speranze dei San Antonio Spurs di raggiungere le Semifinali di Conference passano inevitabilmente dalla fase difensiva. Non è certo un segreto che i ben rodati meccanismi difensivi portati avanti da una ventina d’anni da Gregg Popovich siano tra i più efficaci nella storia della lega, e nonostante l’inesorabile scorrere del tempo i dati sono ancora dalla parte di Pop. Gli Spurs possono infatti vantare il quarto miglior Defensive Rating stagionale, con soli 102,4 punti concessi mediamente agli avversari su 100 possessi, dato che però sale a 106,7 punti se si analizzano i quattro precedenti stagionali contro gli Warriors di cui sopra. È evidente che contenere la Death Lineup, di qualsiasi versione si tratti, non è semplice per nessuno, ma d’altro canto, dovendo enumerare le squadre con le maggiori probabilità di successo, i nero-argento rientrerebbero di diritto in questo novero.
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I veri problemi iniziano una volta oltrepassata la metà campo: Aldridge e soci sono 17° per punti segnati su 100 possessi (105,5), mentre i loro diretti avversari trovano la via del canestro con ben altra facilità, come testimoniato dai 112,3 punti mediamente messi a segno con gli stessi possessi. Per farla breve, se gli Warriors in un modo o nell’altro riescono a mettere il pallone nel cesto, nel caso degli Spurs, privi al pari dei rivali del loro uomo di punta ma anche di alternative del livello di Durant e compagnia cantante, un discorso del genere non si può fare. Ampio è il divario anche per quanto riguarda il tiro da 3, componente fondamentale dello Small Ball di cui coach Kerr e i suoi ragazzi sono stati precursori: se Golden State va a segno nel 39,1% dei casi quando prova il tiro pesante, San Antonio fa molta più fatica a centrare il bersaglio (35,2 %, quinto peggior dato della lega). Anche a livello di ritmo, le due squadre sono letteralmente agli antipodi per PACE e riuscire a imporre la propria andatura compassata ad una squadra che, oltre all’indiscutibile tasso tecnico, può contare anche su atletismo e fattore anagrafico, sembra essere un’impresa quasi impossibile, ma necessaria per poter avere la meglio.
Players to watch
Con Kawhi Leonard in campo per sole 9 gare in stagione, l’onore e l’onere delle responsabilità si sono inevitabilmente riversati su LaMarcus Aldridge. Nel corso della regular season, il lungo classe 1985, dopo due anni di apprendimento dei rigidi dettami tattici di coach Pop in cui era sembrato piuttosto lontano dal poter ripagare le grandi aspettative che lo circondavano al suo arrivo in Texas, è letteralmente esploso, trascinando la squadra ai Playoff a suon di prestazioni eclatanti. Complice l’assenza di The Claw, le conclusioni tentate di media sono tornate ai livelli dei bei tempi andati di Portland (18, contro le 14,6 della scorsa stagione) e, di conseguenza, anche i punti di media hanno fatto un bel balzo in avanti (23,1, mentre nel 2017 aveva chiuso a quota 17,3). È senza dubbio lui il pericolo numero uno in casa Warriors, che però possono contare sull’eclettico Draymond Green per imbastire un interessantissimo duello che senza dubbio andrà a costituire una delle chiavi di volta della serie.
Ad uscire vincitore dalle Finali di Conference dello scorso anno è stato il numero 23 di Golden State; bisognerà vedere se, con un Aldridge di tutt’altro spessore, riuscirà a ripetersi. Fare un solo nome in un contesto come quello della Baia è impresa ardua, ma al di là di Green, non possiamo non evidenziare come l’arma letale degli Warriors risponda al nome di Kevin Wayne Durant. Pur virtualmente fuori dalla corsa all’MVP, l’ex Thunder è un rebus irrisolvibile per qualsiasi difesa ed è l’uomo in grado di far saltare il banco in questo Primo Turno di Playoff. Staremo a vedere come Popovich cercherà di arginarlo – con tutta probabilità sarà lo specialista Danny Green a prendersi cura del 35 – ma quel che è certo è che senza Kawhi a braccarlo avrà inevitabilmente maggiore libertà d’azione rispetto agli scontri degli scorsi anni. E, va da sé, questo non è certo un bene per gli Spurs.
Kevin Durant, in tutto il suo strapotere
Pronostico
Alla luce delle difficoltà affrontate in trasferta e soprattutto dell’assenza di Leonard, a meno di miracoli sportivi il viaggio ai Playoff degli Spurs sarà davvero molto breve. Tuttavia, considerando il blasone della franchigia, l’esperienza degli interpreti e il rigenerante parquet dell’AT&T Center, non sembra assurdo ipotizzare che Aldridge e compagni riescano a strappare una vittoria tra le mura amiche. Pertanto, ci sentiamo di proporre un 4-1 in favore degli Warriors, con buona pace della Dynasty Spurs. Appuntamento stasera alle 21, it’s Playoff time!