Niente Irving? Niente Hayward? Nessun problema per coach Stevens, finché c’è Jaylen Brown i Celtics avranno sempre una speranza!
È questo ciò che viene spontaneo dire dopo la performance dell’ex University of California, che nella vittoria in Gara 2 contro i Milwaukee Bucks ha giocato non solo la propria miglior partita di postseason, ma è entrato anche di diritto in un club molto elitario della storia biancoverde. Grazie infatti ai 30 punti (12-22 al tiro, 5-12 da 3pt) messi a segno all’età di 21 anni e 175 giorni, Brown è diventato il più giovane Celtics di sempre a realizzare almeno 30+ punti in una partita di Playoff, infrangendo così un record datato 1957 appartenuto a Tommy Heinsohn (leggenda Celtics che ne mise 30 all’età di 22 anni e 209 giorni). In tutta l’NBA poi, solo tre giocatori sono riusciti nell’impresa di segnare così tanto ad un’età inferiore rispetto a quella di Jaylen, vale a dire Brandon Jennings, Derrick Rose e LeBron James, non proprio una brutta compagnia insomma.
“Ho lavorato moltissimo in estate e durante il corso dell’anno per migliorare offensivamente,”
ha detto Brown alla stampa dopo il 120-106 sui Bucks.
“Fin dai tempi del Draft ho pensato solo a questo. Credo però che il vero cambiamento in me sia iniziato grazie a Brad (Stevens). Quando lui ti dice ‘Forza tira!’ riesce ad infonderti una fiducia incredibile, insomma è tutto più facile.”
Parole al miele dunque per il proprio coach, che subito dopo non perde l’occasione di ricambiare il favore:
“Credo che Jaylen ami questi momenti. Poter competere ad un livello così alto e in un palcoscenico tanto importante fa scattare in lui qualcosa, permettendogli così di alzare il suo livello di gioco. Lo abbiamo visto anche durante l’anno, era un giocatore totalmente diverso nelle partite più importanti.”
Grande fiducia dunque per il 21enne, che nelle prime due Gare di Playoff viaggia a 25 punti di media col 50% dal campo e il 40% dall’arco dei tre punti. Riuscirà a portare Boston sul 3-0 ora che la serie si sposta a Milwaukee?
Leggi anche:
Bledsoe non la prende sul personale: ” Non so chi ca**o sia Rozier”
Lue incita LeBron: “Deve dare l’esempio”
I Knicks smentiscono la suggestione Jeff Van Gundy
Guarda i commenti
Anche l'anno scorso, da rookie con pochi minuti a disposizione in regular season, si è trasformato ai play off nel giocatore a cui Stevens faceva difendere l'avversario più forte e in quello che quando tutti avevano mollato, segnava 19 punti contro Cleveland nelle finali di conference, suo primo career high nei play off.
Ed eccolo qua ora a combattere praticamente alla pari con Antetokoumpo, uno dei candidati MVP!
Il bello di Boston, è che se Tatum ha una serata storta, Brown ne fa 25-30, oppure ci pensa Rozier, tuttalpiù Marcus Morris e quando serve davvero Horford, (che ha fatto un'altra partita stellare in difesa e in attacco), a volte persino Shane Larkin (chi c. è Shane Larkin?), Monroe, Baynes...
Forza Celtics, ora serve vincerne almeno una delle prossime due!
Ogni vittoria è un'impresa!