Questa settimana nbareligion.com vi presenta la seconda macro- categoria oggetto di analisi del contest “Commissioner for a day”: Media and Broadcasting.
Il Basketball Related Income (acronimo BRI) è uno degli indici chiave all’interno del contratto collettivo stipulato tra la NBA e la NBPA. Una fetta cospicua dei ricavi della lega deriva dalla vendita dei diritti televisivi alle emittenti (TNT, ABC, ESPN) e il valore dell’accordo commerciale ha grande rilevanza, sia in termini economici che di visibilità, nel momento in cui si deve stabilire il tetto del salary cap per la stagione sportiva.
Nel 2014, chiamato a commentare il rinnovo della partnership con NBA, l’allora presidente del Network ESPN John Skipper, dimessosi nel dicembre scorso, aveva mostrato grande ottimismo, sicuro della bontà dell’investimento oneroso:
“Siamo convinti del fatto che, una volta arrivato a scadenza, [questo accordo] ci sembrerà poco costoso.”
L’intesa raggiunta, valida sino al 2024-25, ha garantito nello specifico a ESPN ed ABC la possibilità di ampliare la propria offerta con 10 ulteriori incontri trasmessi (portando il totale in tripla cifra). Inoltre, il conseguente aumento del salary cap ha generato ingenti guadagni a franchigie e giocatori. Si stima ad esempio che lo stipendio medio di un membro di un roster NBA possa arrivare oltre quota $10 milioni entro la stagione 2020-21.
Pur soggetti a costanti variazioni, i dati degli ascolti delle partite dipingono uno scenario positivo per la NBA, e in controtendenza rispetto ai numeri raccolti dalle altre leghe professionistiche a stelle e strisce: stando ai dati Nielsen, la Regular Season NBA appena mandata in archivio ha fatto registrare un aumento degli ascolti per le partite in TV nazionale pari all’ 8% rispetto all’annata precedente e ai massimi dalla stagione 2013-14 a oggi. Il trend positivo è stato confermato dalla serata inaugurale della post-season, che sulle reti ESPN e ABC si è rivelata la migliore dell’ultimo lustro (+17% rispetto al 2016-17).
Sul fronte dei diritti audiovisivi la situazione è in evoluzione costante e la NBA valuta la possibilità di affidarsi, in un futuro prossimo, anche a colossi della sfera social. Di seguito quanto dichiarato dal Commissioner Adam Silver al Washington Post lo scorso giugno:
“Penso che col tempo queste compagnie punteranno sempre più sulla trasmissione di eventi live per differenziarsi da altri competitor e continueremo a curare le relazioni con tutte le parti in causa.”
A Silver aveva fatto eco Mark Cuban:
“Le app o siti che non prevedono abbonamenti hanno bisogno di contenuti originali per attrarre pubblicità, ma è altrettanto vero che la necessità è ancora maggiore per i servizi a pagamento, quelli a cui la NBA continuerà, con tutta probabilità, a guardare in futuro. […] La concorrenza tra le compagnie di cui sopra […] potrebbe portare a un ulteriore, significativo aumento dei ricavi.”
Va sottolineato che il magnate proprietario dei Dallas Mavericks ha costruito il proprio patrimonio lanciandosi nel campo dello streaming video in rete in anticipo sui tempi: la compagnia Audionet, poi Broadcast.com, venne rilevata da Yahoo nel 1999 per $5,7 miliardi di dollari.
LEAGUE PASS
Il servizio streaming offerto da NBA è attivo a livello globale – con qualche rara eccezione. Alla trasmissione delle partite si aggiungono tutti i contenuti collaterali (studi pre- e post-partita, analisi e programmi dedicati).
In conclusione, a riprova della centralità della pallacanestro nel panorama sportivo americano, è utile citare il numero sempre crescente di podcast d’autore – che spesso riproponiamo – e siti specializzati che offrono contenuti originali.
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