Ci siamo: ancora qualche ora di attesa e la palla a due sancirà l’inizio delle Semifinali della Western Conference alla Oracle Arena, dove i Golden State Warriors ospiteranno gli agguerritissimi New Orleans Pelicans di coach Alvin Gentry, uno che quel parquet lì lo conosce fin troppo bene.
Già, i Pelicans. Che, a dirla tutta, sembrano essersi legati al dito le previsioni degli analisti di ESPN, i quali prevedevano per Davis e compagni una rapida e non così indolore uscita di scena. Così non è stato, anzi, e con lo sweep servito ai danni dei malcapitati Trail Blazers,si presentano allo scontro con i campioni in carica con un entusiasmo e soprattutto un potenziale difficilmente pronosticabili fino a qualche settimana fa. L’infortunio di DeMarcus Cousins aveva infatti privato i Pelicans di una delle due Twin Towers e sembrava di conseguenza aver precluso anche le peraltro flebili speranze di far strada ai Playoff della franchigia della Louisiana. L’arrivo di Nikola Mirotic, reduce da una scazzottata con Portis ma anche di una prima parte di stagione decisamente sopra le righe a Chicago, aveva tutta l’aria di essere la mossa disperata di una franchigia che non vuole saperne di gettare una spugna di cui altri si sarebbero già da tempo sbarazzati. Eppure, dati alla mano, è stato anche grazie a Threekola se Anthony Davis è riuscito a regalarsi le prime Semifinali di Conference della sua carriera. Con The Brow al centro delle attenzioni dei Trail Blazers, Mirotic, il già noto alle cronache Playoff Rondo e un ritrovato Jrue Holiday hanno messo a ferro e fuoco la rodata difesa di Portland. Riusciranno a ripetersi contro Durant, Green, Thompson e… Curry?
Parlare di entusiasmo in casa Warriors sarebbe inappropriato, dato che il passaggio del turno contro degli Spurs privi del loro giocatore di punta era ampiamente pronosticabile. Pur avendo dato tutto quanto in loro possesso, i ragazzi di coach Pop nulla hanno potuto contro lo strapotere tecnico e atletico dei campioni in carica che, complice l’assenza di Steph Curry, hanno schierato Andre Iguodala nell’inedita veste di playmaker nominale, e non solo di fatto. Sebbene Iggy non faccia della visione di gioco il suo cavallo di battaglia, Golden State ha ampiamente passato l’esame Spurs; tuttavia, è innegabile e perfettamente comprensibile che tifosi e compagni ardano dalla voglia di rivedere il maggiore degli Splash Brother sul parquet. “Tornerà dopo il Primo Turno” si diceva fino a qualche giorno fa, ma gli ultimi aggiornamenti riportano che il numero 30 è ancora in forse per Gara 1 delle Semifinali. Staremo a vedere come si evolverà la situazione, ma anche se Curry dovesse dare forfait state pur certi che i suoi compagni non lo faranno rimpiangere: forse non si potrà parlare di entusiasmo, ma di oggettiva consapevolezza nei propri mezzi decisamente sì.
I precedenti stagionali
Il motivo, o almeno uno di essi, è presto detto: tre vittorie nei quattro scontri diretti disputati in regular season costituiscono il più che discreto biglietto da visita dei ragazzi di coach Kerr. Il primo appuntamento è datato 20 ottobre 2017: ai Pelicans non bastano i 35 punti a testa fatti registrare del duo Davis-Cousins, dato che gli Warriors riescono a spuntarla in trasferta con un 128-120 finale in virtù dei 59 punti combinati di un’altra premiatissima ditta, quella degli Splash Brothers. Cambia lo scenario ma non il finale: pur con un Kevin Durant fermo ai box e con un Curry con le polveri sorprendentemente bagnate (nessuna delle sue prime 10 conclusioni ha trovato la via del canestro, se non è un evento epocale poco ci manca), il 25 novembre sono ancora gli Warriors ad avere la meglio tra le mura amiche con il punteggio di 110-95. Evidentemente per coach Gentry dieci giorni non sono stati sufficienti per sistemare le falle: già, perché sul parquet della Oracle Arena i Pelicans, nonostante una partenza incoraggiante, sono ancora una volta costretti a soccombere sotto i colpi dei padroni di casa, i quali diventano la prima squadra dall’introduzione del cronometro dei 24 a riuscire per due volte in una stagione a recuperare uno svantaggio di 20 punti all’intervallo.
Dopo tre sconfitte consecutive, che diventano addirittura dieci se prendiamo in considerazioni i precedenti nelle scorse stagioni, la svolta finalmente arriva e porta il nome di Anthony Davis – e di chi sennò? La sua doppia doppia da 41 punti e 10 rimbalzi è quello che ci serve per interrompere la striscia più che negativa di New Orleans. Che sia di buon auspicio per queste Semifinali di Conference?
Chiavi tattiche
Analizzando più nel dettaglio i precedenti tra le due squadre, si nota come in ciascuno degli scontri stagionali gli Warriors abbiano sempre scollinato quota 110 punti. Quello abitualmente orchestrato dai vari Curry, Durant e compagnia cantante è infatti fin qui il terzo miglior attacco dei Playoff 2018, con 111,2 punti segnati in 100 possessi. Coach Kerr ha a disposizione così tante bocche da fuoco che neppure l’assenza di un realizzatore del calibro di Curry ha costituito un problema insormontabile. C’è da dire che, al di là della buona intercambiabilità nelle marcature del quintetto titolare dei Pelicans, coach Gentry ha qualche vantaggio in più rispetto alla concorrenza in virtù del suo passato da membro dello staff degli Warriors. Era lui a curare i dettagli nella metà campo avversaria, ma è pur vero che stiamo parlando di qualche anno fa ormai, quando ancora Durant e Westbrook erano best friends forever.
Come ricordavamo anche in occasione della preview del Primo Turno, anche quando vengono messi alle strette da difensori di primo livello, i Warriors hanno l’innata capacità di trovare, in un modo o nell’altro, la via del canestro. È proprio questa considerazione, per quanto banale, ad essere alla base del divario esistente tra gli Warriors e la maggior parte delle altre ventinove squadre della lega: se gli Warriors riescono sempre a trovare una certa continuità nella metà campo avversaria, lo stesso non si può dire degli avversari, in quel caso gli Spurs. Tuttavia, la grande efficienza offensiva non è un’esclusiva di casa Warriors, almeno stavolta: dati alla mano, i Pelicans possono contare su un attacco ancor più efficiente, in grado di far registrare il miglior Offensive Rating di questa post-season (114,7), per di più contro l’ottava miglior difesa della regular season, quella di Portland. Certo è che, con Iguodala in quintetto, quello che Golden State perde in imprevedibilità lo riguadagna proporzionalmente nella propria metà campo: cercare di coinvolgere Iggy nei pick-and-roll, così come in passato è stato fatto con alterne fortune ai danni di Curry, potrebbe non rivelarsi la scelta migliore. Particolare attenzione andrà inoltre posta per ovvi motivi sulla marcatura di Davis: con tutta probabilità saranno Draymond Green e Javale McGee a dividersi i compiti di marcatura sulla stella di New Orleans, che dovrà necessariamente trovare il modo di aprire il campo per le scorribande di Rondo e Holiday.
La sfida tra Warriors e Pelicans passerà anche dalla gestione del ritmo. Nel corso della stagione le due squadre si sono piazzate rispettivamente al quinto e primo posto per PACE; tuttavia, sfidare una macchina da guerra come quella dei Warriors a chi accumula più possessi potrebbe ben presto rivelarsi deleterio. Se vuole avere qualche chance di successo, Gentry dovrà trovare il giusto compromesso tra dinamicità e attesa, confidando anche che il brutto momento di Golden State al tiro da 3 non si interrompa bruscamente. A differenza di Durant e soci, che contro gli Spurs hanno fatto registrare un sottotono 30% al tiro pesante, i Pellicani, pur non abusando di questo genere di soluzione, hanno notevolmente migliorato la loro percentuale, passando dal 36,2 della regular season al 40% attuale. Guai però a sottovalutare Golden State sul suo cavallo di battaglia, specie se Curry tornerà finalmente a calcare il parquet di casa sua.
Players to watch
È davvero necessario indicare il protagonista in casa Pelicans? 33 punti, 11,8 rimbalzi, 57,6% dal campo e la sensazione di onnipotenza cestistica che si prova a vederlo sul parquet valgono più di mille parole: Anthony Davis è pronto a caricarsi ancora una volta sulle spalle il peso di una franchigia e di una città intera. Gli unici dubbi, se di dubbi è lecito parlare, riguardano la sua tenuta fisica. In più di un’occasione nel corso della serie contro Portland AD è apparso decisamente provato dallo sforzo fisico e mentale a cui è stato chiamato e a questi livelli la disabitudine alla postseason rischia di dover essere pagata a caro prezzo.
Dall’altra parte, senza considerare Curry e le sue riserve non ancora del tutto sciolte, i riflettori non possono che essere puntati su Kevin Durant. Pur essendosi calato alla perfezione nei panni del giocatore di sistema (e che giocatore di sistema…), contro San Antonio ha dimostrato di non avere troppi problemi a tornare a fare la voce grossa come ai vecchi tempi di Oklahoma. Talento cristallino in un fisico difficilmente marcabile: inutile proseguire, non lo scopriamo certo oggi.
Se dovessimo invece puntare su un possibile underdog, la nostra monetina andrebbe su Rajon Playoff Rondo: sarà interessante vederlo all’opera nell’eventuale accoppiamento con Curry e scoprire se ancora una volta riuscirà ad alzare l’asticella in quello che sembra essere il suo periodo della stagione preferito. Buongustaio…
Pronostico
L’hype che circola attorno a Davis e ai suoi Pelicans non è poi così ingiustificato, ma gli Warriors non sono certo i Trail Blazers. Questo coach Gentry lo sa bene e senza dubbio preparerà al meglio i suoi ragazzi per uno scontro che, come nel Primo Turno, non li vede con i favori del pronostico. Sarà di buon auspicio? Non secondo noi, dato che, Davis a parte, a separare i due roster c’è un divario tecnico che neppure le versioni deluxe dei vari Rondo, Mirotic e Holiday sono in grado di colmare, a maggior ragione con Curry in campo.
Ci sentiamo dunque di azzardare un 4-1 in favore degli Warriors, con la speranza che questa serie ci regali ciò che fin qui non è certo mancato in questa edizione dei Playoff: spettacolo allo stato puro.