Curiosità

Commissioner for a day: Analytics & Big Data

Questa settimana NbaReligion.com vi presenta la quarta macro-categoria oggetto di analisi del contest Commissioner for a day”: Analytics & Big Data.

Una panoramica su un rapporto in continua evoluzione – di cui vi avevamo parlato qui – non può che partire da Moneyball, opera del 2003 a firma di Michael Lewis, il libro che ha sostanzialmente avvicinato per la prima volta il grande pubblico alla ‘materia oscura’ delle statistiche avanzate applicate allo sport (la trasposizione cinematografica del 2011 ha raccolto sei nomination agli Oscar). Per chi non ne avesse mai sentito parlare prima, vi basti sapere che la trama fa luce sulla vicende della squadra MLB Oakland Raiders e del suo GM Billy Bean – rimasto in carica sino al 2016. Baseball, Oakland, Moneyball: tenete a mente questi tre elementi, ci torneranno utili.

Proprio al baseball, e nello specifico alla MLB, la NBA sta cercando di sottrarre lo scettro di lega più stat- friendly (con buona pace di Sir Charles) Nulla viene lasciato al caso e, come sottolineato dal Commissioner Adam Silver, ciò che conta è la programmazione. Di seguito quanto dichiarato in proposito nel corso di una conferenza tenuta oramai un anno fa alla Wharton Business School, in Pennsylvania:

Le analytics sono grossomodo virtualmente parte di tutto ciò che facciamo.”

A partire dal 2009-10 un numero sempre crescente di franchigie ha fatto uso del sistema di rilevamento offerto  da SportVU. Nata nel 2005 per scopi militari dalla mente di Miky Tamir, scienziato israeliano, la tecnologia è stata implementata e riconvertita per essere applicata anche all’ambito sportivo dopo l’acquisto finalizzato dalla compagnia STATS nel 2008. A oggi, ognuna delle trenta arene NBA  è dotata di sei telecamere, tre per ogni metà campo, che catturano immagini al ritmo di 25 al secondo; queste ultime vengono immediatamente trasmesse a computer settati su particolari algoritmi che, nell’arco di 90″, elaborano un report della giocata in esame: ogni movimento sul parquet, ogni passaggio, ogni tocco. L’ammontare di informazione raccolte  è tale da spiazzare chiunque, anche gli addetti ai lavori. Brian Kopp, vice-presidente di strategia e sviluppo di STATS, ne è pienamente consapevole, sin dagli esordi. Riportiamo quanto dichiarato a ESPN all’epoca delle prime sperimentazioni:

“Molte squadre non vogliono che si sappia come impiegano i dati raccolti. Noi lo sappiamo, ma l’utilizzo varia a seconda della squadra.”

Nell’ultimo decennio  il settore ha fatto registrare un vero e proprio boom, anche a livello dirigenziale in seno alle franchigie NBA. Se questo argomento vi appassiona, segnaliamo che Vice Sport ha condotto, a suo tempo, una singolare ricerca  che potremmo chiamare meta-analiytics, evidenziando anche sul piano statistico  i vantaggi portati alle franchigie che, su questo fronte, hanno giocato d’anticipo rispetto alla concorrenza.

Spostiamoci ora per un attimo a Oakland, casa – ancora per poco – dei Golden State Warriors. Il mantra delle ultime campagne Playoff è stato Strenght in Numbers, e pazienza se non tutti gli indicatori statistici vanno a genio a coach Steve Kerr.

Per chiudere il cerchio ci manca il terzo elemento citato in apertura: “Moneyball”, il titolo della pellicola da Oscar, dalle parti di Houston è diventato Morey-Ball e in questo caso si va ben oltre l’assonanza di termini, fidatevi. Il GM dei texani, infatti, è tra i fondatori del progetto annuale MIT Sloan Sport Analytics Conference, evento spalmato su più giorni e patrocinato da ESPN che dal 2006 si pone, assieme a NBA Hackaton, come momento di riflessione su un tema articolato e intrigante in tutte le sue sfaccettature  e possibili applicazioni.

Anche Stephon Marbury ha fiutato l’opportunità, non vorrete essere da meno, vero?

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Pubblicato da
Nicolò Basso

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