Primo Piano

Victor Oladipo è diventato una SuperStar NBA!

Inutile girarci tanto intorno. Victor Oladipo vincerà il premio di Giocatore più Migliorato dell’Anno. Ma definirlo solo come un giocatore che ha saputo perfezionarsi rispetto alla stagione precedente è riduttivo: Victor Oladipo ha definitivamente compiuto il salto di qualità, necessario per diventare una superstar NBA a tutti gli effetti, cambiando interamente la sua mentalità e il suo vedersi atleta e uomo. Ha accettato di rimettersi in gioco nell’ambizione di alzare il suo livello e adesso i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Ha trascinato i suoi Pacers ai Playoff, dopo la miglior regular season della squadra da quattro anni a questa parte (con un record di 48-34 che è valso la quinta seed assoluta ad Est,) ed è stato un fattore anche nella serie contro i Cavs, dove Indiana si è arresa soltanto dopo sette tiratissime partite. Adesso, a 26 anni, l’ex giocatore di Orlando e Oklahoma City si è guadagnato lo status di All-Star (specialmente nella Eastern Conference) ma non ha assolutamente voglia di fermarsi qui. La sua fame di migliorarsi potrebbe portarlo presto a salire di livello e quello visto quest’anno rischia di non essere il picco più alto della sua carriera. Ma per capire bene che giocatore sia diventato, oggi, bisogna fare un passo indietro e tornare all’estate scorsa.

 

Ricostruirsi

Dopo l’eliminazione contro gli Houston Rockets al primo turno degli scorsi Playoff, quando ancora vestiva la maglia dei Thunder, Oladipo ha deciso che era arrivato il momento di alzare l’asticella. La forza di volontà e la determinazione non gli sono mai mancate, ma voleva di più. “Ho deciso di investire nel mio tempo, nel mio corpo, nella mia mentalità”. Oladipo ha trascorso l’estate a Miami, dove oltre a spendere un po’ di tempo con Dwayne Wade ha iniziato a lavorare su se stesso in maniera intensiva. Oladipo si è allenato in due palestre diverse, entrambe fondamentali per la sua crescita. La prima è la DBC Fitness dove conosce David Alexander (che ha lavorato con ottimi risultati su LeBron James e lo stesso Wade), uno dei personaggi chiave della sua svolta. Alexander lo sottopone a 64 misurazioni ortopediche diverse, individuando dei problemi alle anche, una sorta di disallineamento che procurava a Oladipo problemi alla schiena e gli impediva di recuperare in fretta tra una partita e l’altra, e alle ginocchia. Il focus principale è stato quello di lavorare attraverso esercizi a corpo libero e stretching mirati alla flessibilità e l’elasticità.

Alexander inoltre gli dice chiaramente che il lavoro sul suo corpo non basta e che per crescere deve iniziare a cambiare tutto il suo stile di vita. Allenamento, dieta, regolarizzazione del sonno: tutte cose da sistemare. Per prima cosa l’alimentazione. L’eccessivo uso di farine, zuccheri raffinati, glutine e cibi da fast food (compreso il tanto amato pollo fritto) devono essere sostituiti con una dieta più bilanciata, preferibilmente paleo, con tanta verdura e cibi organici; eliminare l’alcool e i dolci e assumere almeno quattro litri d’acqua al giorno. Oladipo ha dimostrato una determinazione spaventosa, cambiando interamente da un giorno all’altro, con dei risultati tangibili che si vedevano già dopo tre settimane.

Oltre alla cura Alexander, Oladipo ha lavorato sulla parte tecnica in un’altra palestra, la I’m Possible Training, sempre a Miami, dove per tredici settimane ha curato ogni dettaglio del suo gioco. Dai cambi di direzione alla velocità, dal sapersi arrestare correttamente dal palleggio a ridefinire tutti i movimenti del suo arsenale offensivo. L’aver perso oltre 8 chili lo ha reso estremamente più rapido e flessibile e questo ne ha migliorato il suo gioco in campo aperto, rendendolo devastante in transizione e aggiungendo qualcosa dello stile di Russell Westbrook al suo playbook personale. Oladipo ha dovuto rimparare a controllare il suo corpo durante il corso della stagione, come una supereroe quando impara a gestire i suoi super-poteri. “A volte vado troppo veloce e finisco col perdere il controllo. Sono molto più leggero rispetta ad un anno fa e devo ancora imparare a controllare al meglio il mio corpo”.

 

Volare

Dopo una preparazione del genere si è presentato al training camp dei Pacers letteralmente in grado di volare. Per molti (compreso il sottoscritto) il suo arrivo nell’Indiana era da considerarsi un mezzo fallimento: ceduto come “merce di scambio” nella trade di Paul George, non meritevole dei 21 milioni all’anno del suo contratto. Inoltre i Pacers erano considerati una squadra all’inizio di un periodo più o meno lungo di ricostruzione, destinata ad un’annata da bassifondi in vista di un domani migliore. Niente di più lontano dalla verità. Indiana ha stupito tutti già dalle prime battute della regular season, restando nella parte nobile del tabellone per tutta la stagione e presentandosi ai Playoff come una mina vagante. Ovviamente ci sono meriti da attribuire a più persone, a cominciare da coach McMillan che ha saputo costruire una squadra pragmatica, capace di fare magari poche cose in campo ma di farle estremamente bene, ma il vero motivo della forza dei Pacers è chiaramente l’esplosione di Oladipo.

La sua voglia di riscatto, di rivincita, e una preparazione maniacale ha fatto capire a tutti fin da subito che le cose sarebbero andate diversamente. Si è caricato la squadra sulle spalle, emergendo come leader di un gruppo coeso ma che, perso George, aveva bisogno di una guida alla quale aggrapparsi. Oladipo ha giocato una stagione strepitosa: è migliorato in ogni parametro statistico, ridefinendo il suo gioco e ha saputo evolversi definitivamente in una delle combo-guard più inarrestabili della NBA.

È lui il go-to-guy dei Pacers, i tiri decisivi se li prende lui (e li mette).

Il principale cambiamento rispetto alle sue esperienze precedenti è stato quello di avere la palla in mano. Nonostante la presenza di giocatori come Cory Joseph e Darren Collison, coach McMillan gli ha dato carta bianca per gestire il suo attacco, con il 30% di Usage% (career-high per distacco) a dimostrazione del netto cambiamento. Ai tempi di Orlando la presenza di Elfrid Payton e Evan Fournier ne aveva limitato l’efficacia, mentre nella passata stagione la convivenza con lo Westbrook dei record era stata difficile da digerire. Ai Pacers invece Oladipo ha potuto esprimersi a pieno e i risultati sono stati entusiasmanti: 23.1 punti di media a partita col 37% da tre, il 57% di percentuale reale e 4.3 assist. Tutti career-high.

Uno dei miglioramenti di Oladipo in questa stagione: il tiro dal palleggio. Molto più fluido, più compatto. L’arresto dopo la penetrazione è troppo veloce per Love, così come il rilascio è troppo morbido per non centrare il bersaglio.

L’abilità di generare attacco di Oladipo è debordante. La sua velocità dal palleggio gli permette di superare il diretto avversario praticamente ad ogni possesso, mentre gli allenamenti estivi alla I’m Possible Training gli hanno consegnato una maggiore efficacia nel ball-handling, nell’uso di entrambe le mani e del corpo nelle penetrazioni al ferro e nel decision-making. Questo gli ha permesso di avere una migliore visione del campo, potendo finire meglio le sue escursioni in area. In un anno infatti è passato dal 58% al 66.8% di efficacia nella restricted-area, ovvero la differenza che c’è tra un giocatore che attacca il ferro in maniera mediocre e uno che fa saltare i canestri avversari col tritolo quasi in ogni azione.

Rende l’idea, no?

Un’altra grande differenza l’ha fatta il sensibile miglioramento al tiro, soprattutto da oltre l’arco. Il lavoro svolto da Micah Lancaster e Joshua Dudley (della I’m Possible Training) è stato eccellente. Oladipo ha preso più padronanza nel suo jumper, migliorandosi sia come spot-up shooter, passando dal 36% della passata stagione al quasi 40% di questa, che come tiratore in generale. Anche in questo la maggior centralità nel sistema dei Pacers lo ha aiutato a crescere. Nella stagione ai Thunder ben il 34.4% del suo attacco veniva da situazioni di catch-and-shoot (quest’anno solo il 16%) mentre ai Pacers, avendo spesso il pallone in mano, si è preso molte più conclusioni dal palleggio ― risultando molto efficace anche dopo sette o più palleggi (42%), dove nella passata stagione tirava col 28%. Inoltre ha tirato estremamente bene dagli angoli, con un 25/45 che è un segnale molto positivo per il futuro.

Il 37% da tre ha costretto gli avversari a non staccarsi troppo da lui, dandogli dei vantaggi notevoli nelle penetrazioni. Ovviamente ci sono stati momenti nella sua stagione in cui è tornato ad avere dei problemi al tiro ― e sicuramente questo sarà uno degli aspetti principali su cui lavorare durante l’estate ― ma la convinzione nei propri mezzi non gli è mai mancata e non ha mai perso di fiducia. Tom Crean, suo allenatore a University of Indiana, ne ha sempre esaltato la durezza mentale: “La sua etica del lavoro è sempre stata eccezionale, fin dai tempi del college. Ha questa qualità di individuare dove necessita di migliorare e di lavorarci fino a che non è soddisfatto”. Nel corso della stagione, dopo una partita vinta contro gli Hornets (dove Oladipo ha messo a referto 27 punti con 12/15 dal campo e 5 assist), si è fermato sul campo proprio assieme a Crean per una seduta di tiri liberi, non soddisfatto dello 0/2 della serata.

Ma i meriti di Victor Oladipo nei miglioramenti dei Pacers non si fermano qui. Con lui in campo Indiana ha sovrastato i suoi avversari di 6.5 punti (a differenza del -7.3 di Net Rating con lui in panchina) e la sua presenza quest’anno è stata come una continua endovena di ginseng per i compagni. Grazie alla sua capacità di alzare il ritmo, di attaccare subito dopo il rimbalzo catturato e di saper aggredire in difesa. Quest’ultimo particolare è forse il più interessante. Oladipo ha giocato una stagione tutto sommato normale nella metà campo difensiva, senza i picchi statistici di tanti altri, ma ha dimostrato di essere un difensore sopra la media, in grado sia di tenere fisicamente il proprio avversario sia di giocare d’intelletto, leggendo in anticipo l’azione e lavorando sulle linee di passaggio.

Si intromette sul passaggio destinato a Valanciunas e sulla transizione scatta come un velocista superando tutti in corsia 4 andando a chiudere al ferro dall’altra parte con la schiacciata.

Queste due qualità gli hanno permesso di chiudere al primo posto la classifica della palle rubate, con 2.4 steal a partita (sopra proprio a Paul George con 2) che hanno permesso ai Pacers non solo di mettere in campo una difesa aggressiva ogni sera (terzi della lega per steal con 8.8) ma anche di rubare molti punti in campo aperto, secondi in questa classifica con 19.2 a partita dietro solo ai Thunder.

Una delle classiche palle rubate da Oladipo nel corso della stagione, con l’avversario che poi non può recuperare l’accelerazione condannandosi a due punti in contropiede.

 

What’s next?

Dopo la bella regular season i Pacers si sono fatti onore anche ai Playoff, uscendo sì al primo turno ma soltanto per 4-3 contro i più quotati Cavs di LeBron James dopo sette partite molto tirate. La stagione si può dichiarare conclusa in maniera positiva, per tutti. Non per Oladipo, che neanche 20 minuti dopo aver perso Gara 7 a Cleveland ha scritto ad Alexander dicendogli di essere già pronto per rimettersi a lavoro. “Non so cosa farmene del tempo libero” ha dichiarato appena dopo la sconfitta “Qualcuno mi dice prenditi del tempo per goderti la tua vita, ma questa È la mia vita”. Più chiaro di così.

Alexander, che lo ha seguito da vicino durante tutto il corso della stagione, non ha dubbi sul fatto che possa migliorare ancora e diventare uno dei migliori giocatori della NBA e non vede l’ora di poter lavorare nuovamente con lui per aiutarlo a raggiungere il livello che desidera così ardentemente. Adesso le fondamenta ci sono, e sono molto solide. Oladipo dovrà concentrarsi sul come accrescere il suo gioco e soprattutto sul mettersi nelle condizioni di poter aiutare di più anche i suoi compagni. I Pacers contano tantissimo sulle sue qualità offensive e la sua capacità di sbloccare le altre punte della squadra sarà fondamentale nella prossima stagione. Nel computo degli assist, così come in quello di “generare” buoni tiri per gli altri, si può ancora lavorare tantissimo, così come nel rendere ancora più solido il suo jumper. Oladipo sa che può riuscirci. Dipende solo da lui. “Quando spendi del tempo con giocatori come Wade capisci il perché della loro grandezza” ha detto Crean “È consapevole che il giudizio sulla sua carriera dipenderà dalla sua capacità di vincere”.

L’impressione è che Victor Oladipo sia atterrato con l’intenzione di restarci e che il premio di Giocatore più Migliorato dell’anno sia solo l’inizio di una scalata verso il gotha della NBA.

 

(Essendo questo un articolo dedicato ad un premio individuale della stagione (Most Improved Player Of the Year) tutte le statistiche tengono conto solamente della regular season.)

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  • Oladipo è tutta la vita il giocatore più migliorato dell'anno, davanti a Jaylen Brown, secondo e Klint Capela, terzo.

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Pubblicato da
Niccolò Scarpelli

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