Prima che la serie tra Golden State e Houston iniziasse Curry, quasi scherzando, disse che i Rockets lo avrebbero attaccato in ogni singolo possesso. Vedendo le statistiche di Gara 2, non si è poi sbagliato di molto.
I ragazzi di coach D’Antoni hanno individuato nel numero 30 dei Warriors l’anello debole della catena difensiva, costringendolo a difendere per ben 23 possessi, dopo i 20 di Gara 1. Non solo: Curry ha dovuto difendere 15 volte in isolamento in Gara 1 e 13 in Gara 2.
Steph ha parlato dell’attacco dei Rockets:
“Hanno segnato molto. Eravamo sempre un passo indietro nelle rotazioni e nei cambi difensivi. Sono andati molto nel pitturato. Sappiamo che il loro attacco si basa su isolamenti, penetrazioni al ferro… Dobbiamo rispondere con più aggressività e ordine difensivamente.”
Curry è stato costantemente preso di mira dai due principali portatori di palla dei Rockets, Paul e Harden, nel tentativo di superarlo ed arrivare al ferro. Nei 23 possessi in cui è stato preso di mira, Houston ha segnato 7 volte su 15.
“Siamo troppo diligenti con i cambi difensivi invece di difendere più duramente nell’uno contro uno. Che segnino o meno, più duro lavoriamo difensivamente, più fatica faranno a trovare soluzioni offensive. La differenza tra Gara 1 e gara 2 è questa: hanno fatto lo sforzo di migliorare le situazioni di isolamento muovendo di più la palla e noi siamo rimasti un passo indietro, me compreso.”
Infine, Curry ha chiuso con una rassicurazione sulle sue condizioni fisiche:
“Fisicamente mi sento bene. Sto giocando senza alcuna limitazione.”
Steph non è ancora riuscito ad entrare nella serie, giocando due partite sottotono in quel di Houston. Coach Steve Kerr comunque non ha perso la fiducia nel suo numero 30.
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