I Golden State Warriors hanno dimostrato di aver imparato bene la lezione dai “padri spirituali” San Antonio Spurs, a partire dal mix tra bravura e fortuna nelle pick al Draft. GS, dal 2009 a oggi, ha draftato, tra gli altri: Steph Curry con la pick numero 7 (2009); Klay Thompson con la 11 (2011); Draymond Green con la 35 (2012); Harrison Barnes con la 7 (2012). E, rullo di tamburi, Kevon Looney con la 30 nel 2015.
Looney, carneade fino alla stagione scorsa, sta pian piano rosicchiando spazio nelle rotazioni di Steve Kerr (buoni i suoi Playoff fin qui. Contro i Rockets sta garantendo intensità sotto canestro nei pochi minuti concessi). Il lungo ex UCLA sarà unrestricted free agent in estate. Kerr spera di trovare il modo di trattenerlo.
Sorpresa-Looney
Queste le parole di Kerr su Looney:
“Avrà una lunga carriera. Spero con la maglia dei Warriors.”
Il gioco di Looney, per certi versi, ricorda quello di Draymond Green, di cui è una versione più alta ed atletica ma – ovviamente, stante l’IQ cestistico incredibile di Green – molto meno versata in ambito tecnico-tattico-padronanza del gioco.
Nei primi due anni di carriera il lungo è stato condizionato dagli infortuni; per questo motivo i Warriors hanno deciso di non esercitare la propria team option e di lasciarlo diventare unrestricted free agent. Ora Kerr e i membri del front office di GS sembrano essersi pentiti della scelta: non sarà facile, però, trovare lo spazio salariale per firmare Looney, che con ogni probabilità riceverà offerte più remunerative da altre squadre (Golden State ha scarsissimo margine di manovra, stante il cap ben sopra la zona della “luxury tax”). I Warriors, come sempre, punteranno sull’hype esercitato dal proprio sistema e dalla propria cultura, promettendo al 22enne Looney, magari, un ruolo ancora più ampio nella prossima stagione.
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