Golden State Warriors

NBA, Kerr sul tributo per le vittime di Santa Fe

Dopo la sconfitta dei suoi Golden State Warriors 98-94 al Toyota Center di Houston, coach Steve Kerr ha parlato anche delle commemorazioni per le vittime di Santa Fe.

Come spiega Sam Amick di USA Today Sports, Kerr ha vissuto sulla propria pelle il dolore causato da una sparatoria, quando, nel 1984, il padre Malcolm, allora Rettore dell’Università Americana di Beirut, in Libano, è stato assassinato.

Il proprietario dei Rockets Tilman Fertitta e il CEO Tad Brown hanno invitato alla partita più di 300 studenti dell’ultimo anno e hanno chiesto al coro della Santa Fe High School di eseguire l’inno nazionale dopo un minuto di silenzio come tributo per le vittime della sparatoria.

Nel post-partita, Kerr, felice di aver preso parte alle commemorazioni, ha spiegato come sia, però, frustrante per lui assistere a questo tipo di cerimonie.

È importante sottolineare questi eventi e queste tragedie, e onorare le persone. Ma allo stesso tempo è straziante sapere che ci sono buone possibilità che le due squadre nelle Finals facciano ancora la stessa cosa tra tre settimane (perché potrebbe accadere un’altra sparatoria). Ci sono buone possibilità, e questo è terrificante.

È demoralizzante il fatto che sembri che non si possa fare nulla per questo come Paese, e che non riusciamo a vedere una cosa ovvia, ossia le misure di sicurezza per le armi. Non sto parlando di eliminare il Secondo Emendamento dalla Costituzione- sto parlando delle misure di sicurezza per le armi. Ci sono cose che possiamo fare che potrebbero senza dubbio ridurre alcune di queste stragi.”

L’allenatore ha poi continuato facendo riferimento alla classifica mondiale delle sparatorie nelle scuole a partire dal 2009 prodotta da CNN, che vede in prima posizione gli Stati Uniti (288) e a seguire il Messico (8).

Come possiamo, come Paese, non fare tutto quello che è in nostro potere per salvare vite?

A tutti quelli che ci stanno pensando: dovete immaginare che i vostri figli siano le vittime. Non si può solo girare la testa. Bisogna immaginare che sia successo a te. Che si tratti di tuo figlia, di tua figlia, e cosa significherebbe questo, come ti farebbe sentire, perché questa è la realtà per sempre più persone in questi giorni, ed è devastante.”

 

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Pubblicato da
Elena Zoppè

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