Come accade di prassi per tutte le squadre eliminate dai Playoff, il giorno successivo i giocatori e lo staff sono attesi dalle così dette exit interview, per fare un bilancio della stagione appena conclusa e fissare gli obiettivi per quella che verrà.
La delusione negli occhi e nelle parole dei protagonisti era ancora ben riconoscibile, sia nei giovani alla prima esperienza, sia nei giocatori più navigati e nuovi di questo ambiente come Aron Baynes o Marcus Morris, sintomo di come il clima dei Celtics riesca a coinvolgere qualsiasi tipo di giocatore.
Nonostante il rammarico per l’occasione sfuggita a così pochi metri dal traguardo, in tutti i componenti del roster è emersa la soddisfazione per i risultati ottenuti in questa annata, nonostante le tante difficoltà che questo gruppo ha dovuto affrontare durante il percorso. I più fieri di tutti possono essere sicuramente Brad Stevens e il GM Danny Ainge, che hanno tastato con mano la crescita di tutti i giocatori, chiamati a fare un passo avanti dopo l’infortunio di Hayward, ad inizio stagione e quello dell’ex Cleveland Cavs, alle porte dei Playoff.
L’ex allenatore di Butler ha parlato di parte del percorso, come se questa sconfitta si tratti solamente di una delle prime fermate nella strada che dovrebbe portare i giovani Boston Celtics a giocarsi le proprie possibilità per il titolo nelle prossime stagioni. Come dargli torto pensando a come già senza le sue due Superstar questo gruppo di ragazzi sia arrivato ad un soffio dalle Finals NBA, scoprendo, prima del previsto, di aver pescato un probabile All-Star, Jayson Tatum, che si è caricato la squadra sulle spalle in questi Playoff. L’ultimo a gettare bandiera bianca anche domenica sera. Ma l’annata non passa solamente da lui: dai miglioramenti di Brown e Rozier, dalla leadership silenziosa di Al Horford e dalla durezza di Baynes e Marcus Smart, unici due giocatori che la franchigia potrebbe rischiare di perdere.
Su Marcus Smart si è voluto soffermare il GM Danny Ainge: il prodotto di Oklahoma State diventerà restricted free agent in estate e vorrebbe vedere riconosciuta la sua importanza anche economicamente. La palla ora è in mano alla dirigenza, che dovrà decidere se fare uno sforzo economico, visto un salary cap già piuttosto intasato, per confermare il proprio leader difensivo.
Parole anche per il futuro da parte di Ainge, che risponde a chi non sente già più il bisogno di avere le due proprie stelle in campo insieme a questo gruppo di giovani:
“Mi piace il fatto che, ovunque vada, la gente non creda che abbiamo bisogno di Kyrie o di Gordon Hayward, ma io ho una memoria molto più lunga e ricordo quanto siano grandi questi ragazzi e quanto possano esserci utili.”
Certo ci saranno sicuramente dei nuovi equilibri da ritrovare, visti anche i miglioramenti fatti da alcuni giocatori e in base a come si evolverà il roster durante l’estate. Starà alla grandezza di Brad Stevens ri-amalgamare un gruppo che obiettivamente ha per le prossime stagioni un potenziale davvero elevato.
L’aggiunta dei due assenti illustri sarà fondamentale, non solo per la pericolosità offensiva che possono dare in più alla propria squadra, ma per migliorare i propri compagni con la loro esperienza in alcuni aspetti in cui i Celtics si sono dimostrati ancora acerbi e inesperti: come ad esempio il rendimento in trasferta, forse la vera condanna della serie contro i Cleveland Cavaliers.
“Abbiamo bisogno di Kyrie e Gordon, siamo molto, ma molto più forti con loro in squadra.”
Starà ai Celtics dimostrarlo, nella speranza che non recapiti più una stagione così tormentata come quella appena terminata.
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E' ovvio che con Irving e Hayward Boston sarà molto più forte:
Irving-Brown-Tatum-Hayward-Horford sono un quintetto micidiale e Rozier-Smart-Morris sono tre cambi eccezionali, in grado di portare tanto dalla panchina, in difesa e in attacco.
Non ha senso cambiare ancora, i giovani sono troppo preziosi e hanno contratti da rookie, i big sono giocatori veramente forti e vanno più che bene.
L'unico lato su cui lavorare, al limite, è la ricerca di un giovane lungo, atletico e duttile, in grado anche di mettere la palla per terra e di tirare da fuori.
Non dico che si deve sostituire Horford, ma trattandosi di un giocatore di 32 anni, è bene cominciare a fargli crescere accanto un giovane che possa imparare da lui.
Boston non ha molto spazio salariale, nè oggi nè tra qualche anno, quindi probabilmente serve un altro rookie e serve quest'anno.
Secondo me Ainge potrebbe giocarsi le scelte più o meno protette di Sacramento, Menphis e Clippers del 2019, per scalare qualche posizione nel draft di quest'anno.
Il telefono di Ainge sarà già bello caldo.