Kevin Durant ha da poco completato, per il secondo anno di fila, il double Titolo NBA–MVP delle Finals e ora, forte della player option a suo favore (declinata), si affaccia al mercato estivo con la possibilità di dettare le condizioni in sede di trattativa.
Steve Kerr, ospite dell’ultima puntata del Lowe Post Podcast a firma del noto editorialista di ESPN, ha ripercorso le tappe di una stagione tutt’altro che scontata o banale, per Durant in primis. Riproponiamo di seguito i passaggi salienti della lunga intervista:
“L’anno scorso Kevin ha vissuto una sorta di luna di miele ed è sembrato coinvolto dall’inizio alla fine della stagione. Quest’annata è stata più dura e difficile, per il gruppo e per i singoli. […] Nel caso di Kevin forse è svanito quel senso di novità che ti prende quando ti unisci a una nuova squadra o forse l’ha colpito il fatto di dover scalare nuovamente la montagna senza fine dopo aver vinto Titolo e MVP delle Finals al primo anno. Non è stato sempre tutto facile per lui, anche se così potrebbe sembrare. Non è stato semplice trovare l’amalgama giusto all’interno del gruppo e aggiungere il suo talento allo stile di gioco che [ci contraddistingue] da diversi anni. Kevin è davvero vulnerabile e credo che questa sia una delle sue grandi qualità. È un essere umano come tutti, non una macchina. Ciò lo rende alienabile, [ma] significa [anche] che ci saranno alti e bassi e rabbia, e se non riesci a trovare uno sfogo non supererai mai il momento.”
Vincere aiuta a vincere, ma la gioia, per quanto indescrivibile, è fugace, istantanea, effimera:
“Si crede spesso che la vittoria risolva tutti i problemi, ma non risolve alcunché. Ti regala un grande momento, un anello, ma getta addosso a te anche tanta spazzatura perché la gente comincia a discutere a proposito della tua legacy.”
Gli Warriors, intenzionati a mantenere intatto il nucleo vincente il più a lungo possibile, ripartiranno a caccia del tris nel 2018-19.
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