Squadra: Oregon (Freshman)
Ruolo: Shooting guard/Small forward
2017-2018 Stats Per Game:
Pts |
TotRebs |
DefRebs |
OffRebs |
Asts |
Stls |
Blks |
FG% |
3pts
FG% |
Ft% |
11.3 |
6.2 |
4.7 |
1.5 |
3.2 |
1.6 |
0.2 |
44.4 |
29.1 |
74.3 |
2017-2018 Advanced:
Ast% |
Reb% |
OffReb% |
DefReb% |
TO% |
Usg% |
Blk% |
eFG% |
TS% |
18.7 |
12.0 |
5.9 |
18.0 |
18.8 |
21.0 |
0.8 |
49.4 |
53.2 |
Troy Brown Jr. è sempre stato considerato un talento straordinario, fatto su misura per il mondo della pallacanestro, nel quale ha iniziato a mettersi in mostra con forza sin dall’High School. Nel 2017, infatti, ha ottenuto la duplice chiamata per il McDonald’s All-American ed il Jordan Brand Classic, non mancando neanche lì di far circolare positivamente il proprio nome sui taccuini degli scout collegiali prima e sui diversi siti esperti nel rectruiting poi. Scout, Rivals ed ESPN, infatti, lo valutavano con 5 stelle su 5, classificandolo rispettivamente come undicesimo, dodicesimo e diciassettesimo miglior prospetto liceale su scala nazionale. Le offerte da College prestigiosi non sono tardate ad arrivare. La sua scelta è ricaduta sull’Università di Oregon, reduce da una straordinaria stagione conclusasi solo nella Semifinale del Torneo NCAA contro i Tar Heels di North Carolina (con un finale thrilling). Raccolto il testimone dei vari Dillon Brooks, Tyler Dorsey e Jordan Bell, Brown si è fatto valere lungo tutto l’arco della nuova stagione in qualità di nuovo leader tecnico dei Ducks. Avendo avuto già al suo primo anno la possibilità di mettere in mostra numerosi aspetti del proprio brillante talento, il nativo di Las Vegas ha deciso di provare a giocarsi da subito la carta NBA, con la convinzione che la propria parabola ascendente possa continuare anche in un contesto professionistico.
Punti forti
Non può non venire in mente, in primis, quando si parla dei suoi punti forti, la sua fisicità e le dimensioni del suo corpo. Alto 201 cm e dall’apertura alare di 213 cm, sembra esser stato cucito dal sarto per giocare da esterno nel contesto NBA moderno. Quando a qualità innate di questo tipo si associano qualità tecniche di buonissimo livello e qualità mentali più che solide, non si può non riconoscere di trovarsi davanti ad uno straordinario prospetto.
Offensivamente, grazie ad un ottimo ball handling, è capace di creare per sé dal palleggio in vari modi (soluzioni dal mid range e runners soprattutto), così come di creare per i suoi compagni di squadra, fungendo da vera e propria Point Forward.
Il suo altruismo, il suo elevatissimo QI cestistico e le sue letture sempre impeccabili, sono stati di grande aiuto per i propri compagni, che hanno beneficiato delle attenzioni rivolte su di lui dalle difese avversarie. La sua abilità da ball handler primario si è manifestata, soprattutto, quando c’è stato bisogno di spingere in transizione, attaccare l’area e scaricare dei “siluri lebroniani” per i compagni liberi sul perimetro. Ha dimostrato di voler ricercare costantemente la soluzione più semplice ed efficace, senza inutili fronzoli, ponendo il bene collettivo sempre davanti a quello personale. Dimostrazione di maturità non indifferente, se si considera che la carta d’identità recita “18 luglio 1999” alla voce “data di nascita”.
Grazie ad un primo passo rapido ed esplosivo, inoltre, è stato spesso capace di andare a concludere efficacemente al ferro, controllando il corpo alla perfezione ed assorbendo i contatti avversari senza paura. Le sue soluzioni nei pressi dell’area avversaria si sono spesso rivelate creative e variegate, compiacendo, di sicuro, gli scout NBA accorsi a visionarlo. Anche in situazioni di post-up è sembrato trovarsi a proprio agio, dimostrando di possedere già un discreto bagaglio tecnico. Un altro enorme motivo di interesse riguardante il suo gioco sta nella sua voglia di lottare, su entrambi i lati del campo, per conquistare rimbalzi e palle vaganti. Nello specifico, parliamo di 6.2 rimbalzi di media a partita: una statistica super, considerando il suo ruolo e la fisicità della pallacanestro NCAA. Difensivamente, le sue lunghe leve e la sua caparbietà gli hanno permesso di ben figurare in (quasi) ogni sua apparizione collegiale. Salta agli occhi la sua enorme duttilità, grazie alla quale è stato capace di marcare efficacemente dalla point guard alla power forward avversaria, senza andare mai sotto mentalmente o fisicamente. Anche in questa occasione, gli scout NBA si saranno leccati i baffi, vista la mania dilagante per gli switch difensivi.
Punti deboli
A livello di atletismo ed esplosività pura, parliamo di un atleta normale. Questa sua “normalità” sul piano atletico, potrebbe penalizzarlo nelle conclusioni nelle aree NBA, contro freaks del calibro di Gobert, Capela e DeAndre Jordan (per citarne tre tra i più impressionanti).
Il suo più grande difetto risiede, però, nel tiro da tre punti. Mentre a livello di tiri dalla media distanza si è dimostrato parecchio affidabile, dal perimetro ha faticato particolarmente, forse a causa di una meccanica di tiro non fluidissima e dal rilascio lento (rispetto agli standard degli esterni in odore di NBA). A preoccupare gli addetti ai lavori del piano di sopra è, soprattutto, il suo cambiare movimento di tiro, in situazioni difficili e di elevata pressione avversaria. La speranza è che riesca a trovare una meccanica affidabile e continua in tempi brevi, così da stabilizzarsi in qualità di “onesto” tiratore da 30% circa, quanto meno in situazioni di spot-up.
Altra situazione di gioco nella quale sono necessari dei decisi miglioramenti, sta nel decision making in situazioni di uno contro uno in isolamento. Troppo spesso si è mostrato indeciso ed esitante, palleggiando senza produrre vantaggi di alcun tipo e sprecando preziosi secondi sul cronometro. In NBA, una problematica di questo tipo potrebbe rivelarsi fatale per il suo futuro. Equivarrebbe ad esporre il proprio corpo sanguinante davanti a degli squali affamati.
Upside
Sicuramente il suo elevatissimo QI offensivo e difensivo giocano a suo vantaggio e potrebbero far pensare che il ragazzo possa ancora migliorare e raffinare gli aspetti più grezzi del suo gioco. Il suo eventuale decollo passa attraverso i suoi miglioramenti al tiro e nella velocità di piedi e di pensiero in attacco, che potrebbero renderlo una point forward completa ed appetibile per qualsiasi franchigia NBA del futuro. Ottimisticamente, quindi, si potrebbe immaginare un Troy Brown nel ruolo di collante in una squadra con ambizioni elevate, un solido titolare capace di agire nelle pieghe della partita, contribuendo in positivo sia in attacco che in difesa.
Draft Projection
Attualmente il nome di Troy Brown balla tra la quindicesima e la venticinquesima scelta, senza fissa dimora. Il suo upside e le sue capacità da all-around player dal QI elevatissimo, potrebbero far colpo, in particolare, sugli Utah Jazz, detentori della ventunesima chiamata. Nel sistema democratico di coach Quin Snyder, potrebbe trovar spazio come backup di Donovan Mitchell e Joe Ingles, contribuendo alla causa con minuti di qualità e intensità su entrambe le metà campo. Un domani, chissà, potrebbe anche riuscire a rubare il posto da titolare all’ala australiana, già parecchio avanti con l’età.