Primo Piano

NBA Mock Draft 2018, Final Chapter

L’attesa è terminata. Il Draft 2018 è alle porte. L’hype ormai accumulatosi attorno alle scelte di questa notte è tale da aver scomodato paragoni con alcuni dei Draft più importanti di sempre. Il motivo delle alte aspettative non è solo incentrato sulla iper-intrigante classe collegiale in uscita dalle università americane e sull’avvento di un wonder-kid europeo dal futuro scolpito nelle stelle: tanti dei nodi accumulatisi in questa stagione potrebbero venire al pettine. Dall’affaire-Leonard ad alcuni sbocchi sulla free agency (maggiori o minori), passando per la viva possibilità che i team decidano di scambiarsi le scelte in corso d’opera ,sono numerosissime le implicazioni concatenate in questo Draft. E mentre qualcuno ha già cominciato a muoversi in anticipo, noi vogliamo ripercorrere per l’ultima volta con voi l’intera Road to Draft. Dopo aver introdotto il contesto in cui questa classe è sbocciata, avervi aggiornato giornalmente sulle probabili scelte dei team NBA e avervi aperto le porte della Green Room, non ci resta che presentarvi la versione definitiva del nostro Mock Draft 2018, ben consci della possibilità che, mai come in questa edizione, la distanza tra le varie scelte è labile e sovvertibile.

Boyhood dreams goin’ to come true. (Credits to NBA)

1) Phoenix Suns – DeAndre Ayton  (C, Arizona, Freshman)

Il marmoreo centro da Arizona è ormai unanimemente ritenuto la prima pick indiscussa. Dopo aver effettuato un work-out privato con i Suns ha rifiutato ogni allenamento con qualsiasi altro team della Lottery: l’ennesimo indizio disseminato sulla strada della sua ormai semi-certa selezione come prima scelta assoluta al Draft. Niccolò Scarpelli ci ha così descritto il suo probabile impatto sulla lega:

“Nessuno in questo Draft possiede al tempo stesso garanzie d’impatto immediato e possibilità di crescita così nette come Ayton. I paragoni si sprecano: da Kevin Garnett a David Robinson, da Tim Duncan ad Hakeem Olajuwon. Quello che è certo è che qualora tutte le tessere del mosaico dovessero andare al loro posto, Ayton rischia di essere un giocatore mai visto prima. Quel fisico abbinato a quelle doti tecniche potrebbero consegnare all’NBA e al mondo intero il primo esemplare di Centro 3.0, andando a ridefinire i concetti della generazione degli Unicorni e portando il ruolo verso un ulteriore step evolutivo.”

2) Sacramento Kings – Marvin Bagley III (FC, Duke, Freshman)

Complici alcuni atteggiamenti di alcuni talenti di spicco di questo Draft, non intenzionati a condividere informazioni mediche con i Kings pur di non essere scelti, la pick di Sacramento sembra ormai indirizzata verso l’ipercinetico prodotto di Duke, unico prospetto d’élite che accetterebbe di buon grado di essere scelto dalla franchigia Californiana, visto anche il suo passato liceale. Un matrimonio dalla riuscita meno scontata di quanto possa apparire, malgrado le enormi potenzialità dell’ex Duke, vista la quasi totale mancanza di cultura del gioco di Sacramento e i limiti di Bagley di cui Francesco Grisanti ci aveva parlato così:

“C’è tantissimo potenziale su cui lavorare, ma altrettanti punti deboli da limare se vorrà davvero essere un fattore in NBA. Importante sarà verificare il suo sviluppo fisico e in quale ruolo verrà prevalentemente utilizzato. Inoltre fondamentale per le sue caratteristiche in quale sistema di gioco andrà a finire: sicuramente è un giocatore dinamico, a cui piace correre ed occupare gli spazi in transizione, quindi potrebbe dare il meglio in una squadra che gioca con un Pace piuttosto alto.  Migliorare la difesa deve essere sicuramente uno dei suoi propositi più prossimi per non diventare un obiettivo fisso degli attacchi avversari”

3) Atlanta Hawks – Luka Dončić (G, Real Madrid, ES)

Malgrado sia, secondo molti, il miglior talento del Draft, il fenomeno del Real Madrid rischia di non essere tre le prime due pick del prossimo Draft. Differentemente da quanto circolato qualche settimana fa, però, Atlanta sembrerebbe ormai convinta di sceglierlo qualora dovesse scivolare fino al terzo gradino del podio. Vederlo scendere oltre sembra davvero difficile. Un giocatore che entrasse in NBA attraverso il Draft con un palmarès simile non si era mai visto:

“Dončić si presenta a questo Draft come un hapax cestistico: un giocatore unico (e forse irripetibile) per hype, caratteristiche tecniche e riconoscimenti già ottenuti, che arriva in NBA prima di compiere vent’anni e promette di essere il prossimo conquistatore dei due mondi. Nessuno può dirsi scandalizzato nel leggere che Luka Dončić è uno di quelli che ha un futuro da franchise player già scritto nella pietra. Spesso si sente dire che è l’ambiente di riferimento a influenzare il giocatore al suo arrivo in NBA. Dončić potrebbe essere uno dei pochissimi eletti capaci di stravolgere il suo contesto di approdo, qualsiasi esso sia.”

Pronto a scommettere sul suo futuro.

4) Memphis Grizzlies – Michael Porter Jr. (F, Missouri, Freshman)

Malgrado qualche pensiero fatto su di lui da Sacramento e l’evidente red flag sulla sua tendenza agli infortuni, Memphis sembrerebbe piuttosto convinta di scegliere Michael Porter Jr., scorer di 210 cm circa che non ha paura di mostrare una certa sfrontatezza. Malgrado un profilo così controverso, Cataldo Martinelli aveva provato a delinearne il profilo per noi:

“Provare a valutare nel suo complesso una stagione come quella che ha vissuto Michael Porter Jr è pressoché impossibile. L’infortunio alla schiena che l’ha tenuto ai box per quasi l’intera durata della stagione NCAA 2017/2018 ha, infatti, affievolito notevolmente l’hype che l’ha accompagnato sin dal suo primo match liceale con la sua Nathan Hale High School (Seattle). Il talento in uscita da Missouri può far affidamento su una struttura fisica degna di un atleta d’élite in NBA. È necessario che Porter Jr si renda conto di dover lavorare sul suo decision making, ancora troppo legato al mondo fatato dell’High School. Attraverso questa sua presa di coscienza, passa quella linea di confine che separa un onesto role player, da un potenziale uomo franchigia. Sta a lui, adesso, scegliere quale strada perseguire.”

5) Dallas Mavericks – Mohamed Bamba (C, Texas, Freshman)

I Dallas Mavericks sono rimasti positivamente impressionati dai colloqui avuti con Bamba, che ha risposto agli stimoli esattamente come i Mavs si sarebbero attesi. La sua carriera collegiale a Texas e l’idea, lasciata trapelare dal front office, che Jaren Jackson sia troppo acerbo potrebbero fare il resto e portare il giocatore da Harlem da coach Rick Carlisle. Leonardo Flori ci aveva parlato così del suo potenziale illimitato:

“Difensivamente Bamba non ha limiti. Se riuscirà a sviluppare a dovere il proprio gioco offensivo, attualmente tutto in costruzione, in pochi anni potremmo trovarci di fronte a un two-way center mai visto prima. Il pericolo più grande è che Bamba ‘si accontenti’ di riuscire a contestare praticamente qualsiasi conclusione semplicemente grazie alle sue doti fisiche e che trascuri il lavoro sul proprio gioco difensivo, senza mai riuscire a correggere i difetti di atteggiamento e concentrazione che rendono vulnerabile un giocatore potenzialmente insuperabile. La cura di questi dettagli, unita a una decina di kg di muscoli in più, potrebbe veramente creare un mostro.”

Provate a passare oltre un talento come questo.

6) Orlando Magic – Jaren Jackson Jr. (FC, Michigan State, Freshman)

Dopo buona parte dell’anno vissuta in Top 3, Jackson ha subito un leggero calo nei Mock dovuto alla diffusa impressione che il suo sia il profilo meno NBA-ready della Top 7. Orlando, vedendolo scendere fino alla sei e rischiando di perdere Aaron Gordon in questa free agency e Nikola Vučević nella prossima, potrebbe tentare di comporre una coppia di pterodattili estremamente intirganti con Jonathan Isaac. Elia Pasini ci aveva aperto così una finestra sul talento del prodotto di Mighican State:

“L’età di Jackson è al contempo un punto a favore e un’incognita. La storia NBA è piena di lunghi ad altissimo potenziale – giunti dall’high-school o da un’annata esplosiva al college – che hanno poi bucato tra i pro. Può essere utile e divertente accostare l’immagine della carriera di Jackson a quei vecchi librogames con cui negli anni ‘80 ci si divertiva a entrare in una storia – bivio narrativo dopo bivio narrativo – da svariate angolazioni e vivendo, a ogni rilettura, un finale diverso.  JJJ, dovessero tornare tutte le cose, sarebbe, alla fine della storia, un degno prosecutore della linea evolutiva partita con Kevin Garnett e proseguita da Anthony Davis e Joel Embiid; rivisitata dalla fusione tra il gioco di Chris Bosh e quello di Dikembe Mutombo. Roba da standing ovation alla chiusura dell’ultima pagina.”

7) Chicago Bulls- Wendell Carter Jr. (FC, Duke, Freshman)

Differentemente da altri team, Chicago ha una base su cui ricostruire composta da Dunn, Markkanen e LaVine, che potrebbe rinnovare. Il prodotto di Duke sarebbe, secondo diverse voci, il secondo prospetto preferito dei Bulls dopo Michael Porter Jr. . All’interno di un core simile, Carter può essere un ottimo fit:

“Dopo un anno vissuto assieme a una squadra piena di talento, Wendell Carter può dirsi pienamente a suo agio nei contesti in cui può mostrare ogni sfaccettatura del suo talento per completare le prestazioni dei compagni nelle due metà campo, senza essere costretto ad assumersi troppe responsabilità in prima persona. La prospettiva migliore per Wendell Carter Jr. è quella di diventare un glue-player di altissima qualità, capace di competere ai massimi livelli pur senza fungere necessariamente da prima punta nella propria squadra. L’idea di non essere il primo mattone all’interno di un contesto in ricostruzione potrebbe permettergli di effettuare un percorso di crescita più lineare.”

8) Cleveland Cavaliers – Trae Young (PG, Oklahoma, Freshman)

Un profilo incredibilmente in discesa magrado una fantascientifica stagione da freshman. Young ha amoreggiato con tutte le squadre in questo range di scelta ma potrebbe essere il profilo perfetto per una Cleveland che presenta a roster il solo George Hill nel ruolo di point guard. Inoltre, cosa fondamentale, LeBron James stravede per lui, come ci ha raccontato Andrea Madera:

“Si rischia molto a sceglierlo, ma è una scommessa che può pagare tantissimo. Difficile capire ora se diventerà il nuovo Steph Curry oppure se la sua carriera NBA assomiglierà di più a quella del suo predecessore a Oklahoma, Buddy Hield. Già al College Young ha dimostrato di essere un giocatore diverso dalla guardia di Sacramento, che tirava benissimo ma non guidava l’attacco da solo, come Young invece ha fatto con grande maturità per tutta la stagione, accettando di dover superare da solo i momenti difficili.”

Sul suo range pochi dubbi.

9) New York Knicks – Collin Sexton (PG, Alabama, Freshman)

New York è stata a lungo piuttosto dichiaratamente alla ricerca di una point guard e se, come probabile, il sogno Trae Young dovesse svanire, ci sarebbero un enorme numero di nomi in lizza: oltre alla possibilità di un trade-up per Bamba, si vagliano i due Bridges, Walker e Knox, a tesimonianza del fatto che i Knicks non sono fossilizzati su un solo ruolo (in rosa ci sono tre membri del back-court sotto i 25 anni). L’opzione migliore potrebbe, però, essere quella di ripiegare su Sexton, point guard energica e competititiva di cui ci aveva così parlato Cataldo Martinelli:

“Sexton ha dimostrato di saper sfruttare il suo atletismo anche contro la difesa schierata, battendo facilmente il suo difensore grazie ad un primo passo fulminante e concludendo efficacemente in area. Di fianco ad un’altra giovane e talentuosa guardia come Frank Ntilikina, potrebbe andare a formare uno dei più intriganti back court della Lega, in una piazza, come quella newyorkese, che storicamente si affeziona agli atleti afroamericani dotati di genio e sregolatezza. ”

10) Philadelphia 76ers- Mikal Bridges (GF,  Villanova, Junior)

Malgrado i due provini fatti effettuare a Knox e Smith, Philadelphia potrebbe avere un solo nome in cima alla propria lista. Proveniente dalla zona di Philadelphia tanto a livello di origini quanto a livello collegiale, Bridges sembra cucito con il sarto per il sistema dei 76ers, come ci raccontava Francesco Grisanti:

“Al suo terzo anno di NCAA è diventato uno dei giocatori più letali di questa ultima stagione, silenzioso ed efficace in tutte e due le metà campo. Per il futuro di Mikal Bridges, sarà fondamentale il sistema che gli verrà cucito addosso per non lasciarlo fin da subito allo sbaraglio con troppe responsabilità. Per uno nato a Malvern Pennsylvania, 30 minuti da Philadelphia, cresciuto alla Great Valley High School Pennsylvania e che ha vinto due titoli NCAA a Villanova, come potrebbe essere giocare al Wells Fargo Center per i Philadelphia 76ers? Viste le sue caratteristiche sarebbe un aggiunta perfetta nel sistema di attacco in transizione di Brett Brown.”

11) Charlotte Hornets – Miles Bridges (F, Michigan State, Sophomore)

Nel pieno di un ormai semi-certo rebuilding, Charlotte potrebbe puntare su un profilo al contempo ibrido e adrenalinico come Bridges. Pur rischiando di pentirsi della scelta di ritirarsi dal Draft 2017, Bridges potrebbe essere un solido primo tassello, come ci raccontava Nicolò Basso:

“Bridges è difficilmente inquadrabile in uno dei cinque ruoli convenzionali ma in una NBA sempre più position-less questa versatilità fisica e tecnica su entrambi i lati del campo potrebbe giocare a suo favore. A seconda del ruolo che andrà a ricoprire, il suo gioco potrà evolversi su due direttrici, orientando anche il lavoro  di affinamento tecnico (ball-handling da migliorare se impiegato da small forward anche per agevolarne il playmaking, attacco e difesa in post se power forward). La base di partenza è più che discreta e varia e non è difficile immaginare per lui un ruolo da glue-guy tuttofare, giocatore di sostanza e intangibles.”

12) Los Angeles Clippers – Shai Gilgeous-Alexander (PG, Kentucky, Freshman)

Il prodotto di Kentucky è uno dei più intriganti della Lottery per quanto riguarda la posizione di point guard, un ruolo nel quale i Clippers hanno esigenza di draftare. Michele Pelacci ha previsto per lui una crescita delicata ma esponenziale:

“Per un giocatore così atipico, sarà fondamentale il contesto nel quale sarà svezzato. Il suo animo combattivo e la possibile presenza di un paio di veterani capaci proteggerlo e farlo maturare coi suoi tempi potrebbero essere decisivi. Non sbagliamoci: se questo solleva due pesi nella maniera giusta e mette su un tiro che non faccia male alla vista, rischia di diventare un giocatorone.”

Tentacolare.

13) Los Angeles Clippers – Robert Williams (FC, Texas A & M, Sophomore)

La necessità di trovare un lungo per Doc Rivers, la sua somiglianza tecnica con DeAndre Jordan e il secondo workout individuale effettuato con i Clippers sono tre indizi che cominciano a costituire una prova: Williams dovrebbe finire ai Clippers. La scelta in Lottery potrebbe non farlo pentire più di tanto per la scelta di ritirarsi dal Draft un anno fa. Leonardo Flori ci aveva parlato così di questo centro sottodimensionato:

“Sebbene l’altezza non sia standard per un giocatore che con ogni probabilità verrà utilizzato da centro in NBA (206 cm lo rendono un po’ sottodimensionato), l’esplosività muscolare a disposizione e il bisogno di pochissimo spazio per prendere il volo lo rendono una minaccia costante tanto nella metà campo offensiva quanto in quella difensiva. Lavorando sulla maturità delle scelte dal punto di vista offensivo, ci sono i margini per creare un giocatore à-la-Clint Capela anche senza lo sviluppo di un jumper affidabile”

14) Denver Nuggets – Kevin Knox (F, Kentucky, Freshman)

L’ala di Kentucky è uno di quei giocatori con la posizione più ibrida all’interno della Lottery: potrebbe affacciarsi in top 10 (Philadelphia gli ha chiesto di effettuare un secondo allenamento indiviuale), così come potrebbe, per una serie di combinazioni, uscire dalla stessa. Una prospettiva ambigua, conforme con il profilo che Elia Pasini aveva tracciato di lui:

“Knox ha il dinamismo di un’ala piccola e il corpo di un’ala grande. Le incognite principali che gli impediscono di essere considerato un prospetto da altissima Lottery sono quasi tutte correlate alla giovane età.  riuscirà a portare a un nuovo livello la propria – al momento non scintillante – costanza di rendimento e il proprio feeling per il gioco, o rimarrà stazionario in una dimensione da tweener che sa fare un po’ di tutto ma che non eccelle in nulla?”

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Pubblicato da
Jacopo Gramegna

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