Come confermato da Adrian Wojnarowski sul suo profilo Twitter, la NBA ha provveduto ad informare le 30 franchigie in merito ai nuovi parametri economici per la stagione 2018/2019. Vista la crescita economica, che è andata un po più a rilento rispetto alle aspettative formulate dopo la firma del nuovo contratto televisivo, il salary cap è aumentato solamente di $3 milioni, passando da $99 a $101.8 milioni.
È tornata ad aumentare invece la luxury tax (soglia dopo il quale le franchigie sono chiamate a pagare una penale che parte da 1.5 dollari per ogni dollaro in eccesso, e aumenta fino ad arrivare a 3.75 oltre i $20 milioni di sforamento), dopo la diminuzione da $121 a $119 milioni dello scorso anno, il limite è salito a 123.
Aumentano, ma di poco, anche il valore delle exception a disposizione di ogni squadra: la non-tax mid-level passa da $8.4M a $8.6M, mentre la tax-payers mid-level da $5.1M a $5.3; stessa differenza per quanto riguarda la room mid-level (da $4.3M a $4.4M) e per la bi-annual (da $3.3M a $3.4M).
L’aumento del salary cap rimane comunque indicativo della crescita esponenziale dei ricavi della lega professionistica americana: tra il 2010 e il 2015, il tetto ha subito una variazione di soli cinque milioni di dollari, passando da 58 a 63 milioni. Nei restanti quattro anni, invece, l’aumento è stato di 39 milioni e continuerà ad aumentare viste le proiezioni per i prossimi anni ($109M per la stagione 2019/2020, $116M per quella 2020/2021). Una capacità di spesa aumentata come detto grazie all’ultimo contratto televisivo, che garantirà alla NBA 24 miliardi di dollari in nove anni.
In attesa che si scateni la free agency alle ore 6 italiane, con tanti rumors che già sono usciti e non faranno che aumentare in queste ultimissime ore, questi sono i nuovi parametri entro qui le nuove franchigie NBA dovranno pianificare le loro strategie per arrivare ai propri obiettivi.
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