Proprio dietro la stazione ferroviaria/metropolitana di Porta Genova si trova via Tortona. Avvicinandosi si iniziano già a scorgere bambini, ragazzi, adulti con indumenti legati indiscutibilmente alla pallacanestro: passa un bambino, sì e no di 10 anni, con una maglietta celebrativa del three peat Bulls.
Ormai non c’è alcun dubbio: siamo all’NBA Crossover, l’evento annuale organizzato dall’NBA dedicato al mondo della pallacanestro americana, quest’anno dal 29 giugno al 1 luglio. La fila per entrare è così lunga da perdersi nella via ad angolo.
Da un’entrata secondaria entriamo noi ragazzi dei canali media. Il passaggio obbligatorio che precede la sala dov’è allestita la mostra è un piccolo corridoio, decorato con luci intermittenti: ad accompagnarci ci sono le voci dei telecronisti americani, che commentano le giocate degli atleti NBA. Subito dopo, l’ingresso nella sala:
Sono esposte anche delle divise Nike City Edition, che hanno debuttato nell’ultima stagione. Fra le tante, quelle di Davis, Lowry e Gordon.
Le pareti sono coperte da immagini e fotografie dei giocatori e delle giocate più celebri. Non mancano i nostri italiani.
La sala è strapiena, sia di gente che di attività: parrucchieri professionisti, un canestro dove cimentarsi al tiro, due schermi dotati di consolle con NBA 2K18. Il protagonista indiscusso resta però il Larry O’Brien Trophy. Insomma, ce n’è per tutti i gusti.
Il pezzo forte della giornata è pero indiscutibilmente la presenza di Karl-Anthony Towns, stella dei Minnesota Timberwolves. Towns si concede al pubblico, con domande che spaziano in ogni ambito, dalla musica all’abbigliamento. Qualche fortunato ha anche la possibilità di farsi firmare un autografo e di ricevere un Funko Pop con le sembianze del giocatore.
Infine è il turno dell’intervista ai media. Towns si siede al centro ed è pronto a rispondere alle nostre domande:
D: Cosa pensi della passione per il basket che c’è qua a Milano?
TOWNS: È fantastico, il basket è uno sport fantastico, l’NBA ha un grande fascino. Questo evento lo dimostra. In Italia, in tutti i posti che ho visto, a Roma, Firenze, Milano, mi hanno dimostrato la passione nonostante la distanza dagli Stati Uniti.
D: Come lavori durante l’off-season? Su cosa ti concentrerai?
TOWNS: Lavoro durante l’off-season come faccio sempre nella mia vita, un passo alla volta. Ci sono ragazzi che lavorano in maniera parecchio dura: io non faccio così. Quando finisce la stagione, mi prendo una lunga pausa, mi ricarico, vado in vacanza con la mia famiglia, mi godo la vita. Così recupero le energie e sono pronto a giocare più di 82 partite e tutti gli allenamenti della stagione. Lavoro in maniera intelligente, senza affaticarmi eccessivamente.
D: Hai avuto l’occasione di passare il tuo anno da rookie con Flip Saunders e Kevin Garnett. Cosa hai imparato da loro?
TOWNS: Ho imparato come essere un professionista di successo. Sono stato fortunato ad avere l’occasione di imparare da persone del genere, non come giocatore di basket ma come uomo. Lasciando da parte il gioco, un anno con Flip, KG, con Tayshaun Prince, Andre Miller, tutti i veterani mi aiutavano ad essere una migliore persona e un miglior giocatore.
NBARELIGION: Cosa ti aspetti dalla tua prossima stagione? Quali sono i tuoi obiettivi?
TOWNS: Andare il più avanti possibile nei Playoff, avere una chance di vincere il campionato. L’importante è il titolo: non mi concentro sui record personali, su questo o quel premio, per me non è mai stato questo l’importante. Tutto quello che mi interessa è vincere un titolo. Le statistiche individuali verranno battute dalle prossime generazioni, è sempre stato così. Gli anelli invece, restano per sempre.
D: A quale giocatore del passato ti ispiri?
TOWNS: Sicuramente a Sam Perkins, Kevin Garnett, Tim Duncan. Ma uno che ho sempre ammirato è Magic Johnson, il suo showtime, volevo sempre giocare come lui, essere come lui.
NBARELIGION: Cosa pensi dell’MVP assegnato ad Harden? Sei d’accordo? Chi è il tuo MVP?
TOWNS: Harden ha fatto benissimo, Houston è arrivata prima nella Conference. Si sapeva che il premio sarebbe andato a lui. Anche LeBron ha fatto bene, portando i compagni alle Finals. Ma come ho detto prima, ciò che mi importa davvero sono i titoli. L’MVP è un premio importantissimo, fantastico, ma alla fine ciò che conta è chi vince il titolo. Stephen Curry, Kevin Durant, Klay Thompson, Draymond Green, tutta l’organizzazione Warriors. Loro lavorano bene e vincono titoli. E’ questo ciò che conta.
D: Cosa pensi dei giocatori italiani in NBA, Belinelli e Gallinari?
TOWNS: Quei due ragazzi lavorano duro. Si vede la loro cultura italiana, la loro energia tipicamente italiana. Sono due giocatori fantastici, due ragazzi fantastici, ho avuto la possibilità di passare del tempo con entrambi.
L’evento si conclude nella giornata di oggi. L’appuntamento è per l’anno prossimo, con nuove sorprese e chissà, qualche altro ospite d’eccezione.