DeMar DeRozan ha parlato davanti alle telecamere di ESPN per la prima volta dal suo approdo a San Antonio. Come prevedibile, non sono mancate critiche alla dirigenza per la gestione della sua situazione.
Riportiamo di seguito alcuni estratti significativi dell’intervista curata da Chris Haynes:
“È stata una settimana confusa. Da un lato è stato un sogno, ancora adesso lo è, però non è stato facile gestire alti e bassi emozionali e cercare di adattarsi al cambio di casacca.”
LA RISPOSTA A UJIRI
“Dai colloqui avuti con il mio agente per tutta l’estate sembrava fossi parte del progetto da lì in avanti. Quando dici: ‘Ho dato loro possibilità’ è frustante. Loro chi? Stai dando la colpa solo a me e Casey? D’altronde siamo stati gli unici a rimetterci dopo la sconfitta nella serie contro Cleveland. Tuttavia, abbiamo perso contro una sola squadra nell’ultima post-season, un collettivo che è arrivato alle Finals stagione dopo stagione. Scaricare il barile in quel modo non è bello, sono c*****e. L’unico giocatore che ci ha impedito di arrivare a quel livello ha lasciato la conference e sentivamo di avere una grossa opportunità per raggiungere finalmente un simile traguardo.”
DeRozan ha poi aggiunto:
“Quando usi le parole ‘famiglia’ e ‘fratello’, che la gente impiega alla leggera, devi sapere che io do molta importanza ai termini. Accetto qualsiasi cosa, che mi piaccia o no, se vieni da me e me lo dici prima. Non mi aspetto che tu faccia passare una cosa per un’altra prendendomi in contropiede. So come funziona il business. Ero focalizzato sulla possibilità di giocare a Toronto per tutta la carriera, ma non ho mai ingenuamente pensato di essere immune da scambi. Bastava farmelo sapere. Da qui deriva la mia frustrazione, penso si sia visto. [….] Non ho percepito il rispetto che pensavo di meritare.
È stato un brutto colpo a mezzanotte, di punto in bianco, dai. Due giorni prima era stato chiesto loro: ‘Qualcosa si muove?’ Se sì, fatemelo sapere, perché i rumors continuano a uscire a mezzo stampa. E due giorni dopo sei qui.”
FEDELTÀ A TORONTO
“Volevo togliere da Toronto il peso di sentirsi dire ‘tutti vanno via’, ‘nessuno vuole giocare in Canada’. Dal primo giorno ho cercato di cambiare la narrative e per questo ho mosso il c**o. […] Amo quella città. È letteralmente la mia seconda casa.”
Le reazioni dei colleghi, che hanno riconosciuto il suo contributo alla causa dei canadesi, l’hanno estremamente lusingato:
“Quello è stato forse uno dei momenti più travolgenti di tutta la mia carriera. Vedere i tuoi colleghi reagire in quel modo alla notizia e mostrare supporto è stato splendido. La situazione si commenta da sola.”
Kyle Lowry è stato il primo a essere informato da DeRozan:
“Quando venni a sapere dello scambio cercai di contattarlo immediatamente. A Los Angeles era mezzanotte, lui era a Philly. Erano le tre del mattino. Ho fatto letteralmente esplodere il suo cellulare finché non ha risposto. Dalla sua voce si capiva chiaramente che avevo interrotto il suo sonno. ‘La notizia non è ancora uscita’, dissi. La mattina dopo mi inviò un lungo messaggio. Non ci poteva credere ma era presente per me in quel momento ed è stato bello sentire il suo sostegno.”
Nove stagioni non si cancellano in un amen:
“Cosa ricorderò? Difficile scegliere un momento in particolare perché potrei citare milioni di situazioni. Non dimenticherò mai Toronto e nulla prenderà il suo posto nel mio cuore. Anche solo il semplice fatto di essere accostato ai migliori Raptors di sempre è un onore. Ho 28 anni e vengo inserito in quella categoria? Incredibile.“
CAPITOLO SPURS
“Sono sempre stato un fan di Pop [Popovich, ndr] per il modo in cui gestiva e allenava le sue squadre e per la sua credibilità. […] È bello avere l’opportunità di giocare per un allenatore leggendario a questo punto della mia carriera. Sono stato con Case [Casey, ndr] per gran parte della mia carriera. […] Mi ha fatto sapere che adorerò Pop, è stata la prima cosa che mi ha detto a scambio concluso. Ha facilitato la transizione da un allenatore all’altro. Gli Spurs possono contare su un giocatore […] con il dente più avvelenato che mai”
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