2. Jabari Parker
Jabari Parker e la sfortuna, almeno fino a questo momento, sono stati compagni di viaggio inseparabili nell’avventura iniziata nel 2014 nella NBA. La rottura del legamento crociato anteriore dopo appena 25 partite nella lega che conta è stata, purtroppo, solo l’inizio delle disavventure fisiche di Parker.
Dopo aver passato l’intera anno ai box e aver mostrato buone cose nell’anno da sophomore, la stagione della consacrazione doveva essere quella del 2016/2017: tempo imperfetto perché, purtroppo, Parker ha patito un nuovo infortunio al crociato nel mese di febbraio, che lo ha fermato sul più bello (viaggiava a 20.1 punti e 6.1 rimbalzi a partita) e lo ha costretto nuovamente ai box. Al rientro da due infortuni così gravi, Parker ha dovuto affrontare un nuovo problema: la definitiva esplosione di Giannis Antetokounmpo, che gli ha inevitabilmente sottratto visibilità. Stanco di vivere all’ombra del dio greco, Parker ha deciso di fare tabula rasa e di ripartire da zero. E quale posto migliore per rilanciarsi della “sua” Chicago?
I Bulls hanno puntato forte su di lui, offrendogli un biennale da 40 milioni: un bel rischio per un giocatore che è sceso in campo per una manciata di minuti nella passata stagione.
Tra le tante squadre emergenti ad Est, i Bulls sono sicuramente tra le più interessanti. Se da un lato il potenziale quintetto titolare pecca di inesperienza – avrebbe un’età media di appena 22 anni – è anche vero che il talento c’è e in abbondanza. Proprio in mezzo a questo nucleo di giovanissimi, Parker, ancora ventitreenne, avrà il compito di guidare la brigata.
Parker dovrà metteree esattamente questo tipo di esplosività e di atletismo al servizio dei Bulls
L’ex Bucks nasce ala grande, ma nei Bulls che verranno Hoiberg ha disegnato per lui un ruolo da ala piccola oversized per poter sfruttare al meglio il suo atletismo. Trascurando il suo controverso discorso sull’attitudine difensiva, Parker saprà regalare ai Bulls punti nelle mani e capacità di segnare attaccando il ferro e con il tiro da fuori. La sua presenza in campo, unita a quella di Markkanen e Wendell Carter Jr., entrambi eccellenti tiratori da tre, renderà l’attacco dei Bulls una potenziale macchina da triple particolarmente difficile da digerire per le difese avversarie.
Parker ha mostrato grande insofferenza a vivere all’ombra di una stella e ha fatto capire di sentirsi pronto a guidare una franchigia: i riflettori sono puntati su di lui.
3. Mario Hezonja
Ovvero come ritrovarsi un giocatore indecifrabile dopo essere stato uno dei prospetti più interessanti al Draft nel 2015 nel giro di appena 3 anni. Selezionato con la quinta scelta assoluta dagli Orlando Magic, Hezonja non è mai riuscito a mostrare in NBA il talento che aveva incantato diversi scout quando vestiva la maglia del Barcellona. Nell’ultima stagione, pur con un andamento altalenante, Hezonja ha fatto qualche passo in avanti, lasciando comunque la netta sensazione che il suo potenziale sia ancora tutto da scoprire.
Il ventitreenne si è affacciato alla free agency con un solo obiettivo: andare in una squadra che gli conceda spazio e lo aiuti a maturare. Dopo aver vissuto anni di totale precarietà in Florida (cinque coach cambiati negli ultimi 3 anni), la prima cosa di cui aveva bisogno era trovare un coach disposto ad aiutarlo nel suo percorso di crescita. La scelta è ricaduta su David Fizdale e quindi sui New York Knicks. Hezonja approda in una franchigia che gli offrirà prospettive molte diverse rispetto ai Magic: il giovane croato si troverà inserito in una franchigia che ha le idee molto chiare circa il suo futuro e che ha intenzione di tornare competitiva a partire dalla prossima stagione, sviluppando il core di giovani talenti a disposizione. Con l’assenza di Porzingis per i primi mesi di regular season e la partenza di Beasley, Hezonja avrà la possibilità di giocarsi a pari e dispari lo spot di ala piccola e di ala grande con il rookie Kevin Knox. Soprattutto finché sarà assente il gigante lettone, Hezonja avrà il compito primario di fare canestro: la qualità per la quale aveva fatto drizzare le antenne a diversi GM.
Il suo atletismo e la sua capacità di attaccare il ferro con questa intensità si riveleranno armi preziose per Coach Fizdale
Le sue lacune difensive, infatti, possono essere compensate solo dalla sua innata capacità di fare punti, che sarà determinante per decretare il suo futuro nella grande mela. Firmato con un contratto annuale da 6.5 milioni, Hezonja sarà sotto costante osservazione: se conquisterà la fiducia di Fizdale, potrà far parte del nuovo corso dei Knicks, che punteranno ad attirare un super free agent la prossima estate, altrimenti verrà messo alla porta.
I presupposti perché il matrimonio funzioni ci sono tutti, adesso la palla passa in mano ad Hezonja. Per dimostrare di meritarsi la permanenza, dovrà fare quello che gli riesce meglio: infilarla nel canestro.
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Molto interessante.