Se ne era parlato con una certa insistenza negli ultimi giorni, ma questo non significa in alcun modo che questa scelta venga accettata con maggiore tranquillità. Manu Ginobili ha ufficialmente deciso di ritirarsi dalla NBA dopo 16 anni di onorato servizio sotto la guida di Gregg Popovich ai San Antonio Spurs.
La notizia è stata diramata dal giocatore stesso, che attraverso questo tweet ha fatto conoscere al mondo la sua decisione.
Mentre pensava al ritiro, Ginobili non ha mai smesso di allenarsi con regolarità alla struttura predisposta agli allenamenti degli Spurs: una professionalità e una disciplina ferrea fino all’ultimo secondo speso sul campo.
La sua decisione rappresenta un momento epocale per l’NBA: si conclude un ciclo e se ne apre un altro. Con il ritiro di Ginobili, anche l’ultimo baluardo dell’era Parker-Ginobili-Duncan è crollato (Duncan si è ritirato nel 2016 e Parker quest’estate è andato agli Hornets), così come è conclusa la corsa che ha portato questo straordinario giocatore a conquistare 4 titoli in 16 stagioni.
Ginobili, giunto all’età di 41 anni, ha disputato 1057 partite di regular season e 218 partite ai Playoff, scrivendo il suo nome a caratteri cubitali nei record di franchigia: è tra i top-five nella storia degli Spurs per punti (14043), assist (4001) e palle rubate (1392).
L’ultima partita di Ginobili, destinata a questo punto a rimanere nella storia, è stata il 24 aprile 2018, quando gli Spurs sono stati sconfitti dai Golden State Warriors in Gara 5 fissando il punteggio della serie sul 4 a 1 per i campioni in carica. Steve Kerr, coach dei Warriors, è stato un compagno di Ginobili e, mentre i giocatori si salutavano e scambiavano qualche parola, non ha esitato ad andare a congratularsi con il suo ex compagno di squadra, rivolgendogli un augurio. Ecco le sue parole:
“Continua a giocare, ok? Perché no? Hey, abbiamo incontrato Roger Federer in Cina questa estate. Gli ho chiesto: ‘Perché continui a giocare?’, lui mi ha semplicemente risposto: ‘Lo amo’. Se ami questo sport, continua la tua corsa.“
Nessuno allora, nemmeno Kerr, sapeva che quella sarebbe stata l’ultima volta che Emanuel Ginobili metteva piede su un campo da basket come giocatore della NBA.
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