La NBA è un mondo bellissimo, soprattutto per le molteplici rivalità che nascono e si sviluppano in maniera, spesso anonima, al grande pubblico. Draymond Green avrebbe molto da svelare, lui che è un trash talker nato. ESPN, che la sa lunga in fatto di domande incalzanti sotto questo punto di vista, ha provato a fargli raccontare qualche aneddoto legato all’arte del trash talking in campo con un’evidenza sui giocatori più difficili da innervosire. Questa la risposta di uno dei perni dei Golden State Warriors:
“Qualcuno impermeabile al trash talking? L’avversario per cui non sprecherei mai fiato? Tim Duncan. Da rookie ho provato a provocarlo ma lui è rimasto immobile e impermeabile ad ogni mia provocazione. Era come un albero. Non aveva nessuna espressione. Mi sono detto: “Ok, non dico più niente”. Non ho mai più tentato di fare trash talking con lui. Da allora, ogni volta che Duncan cadeva per terra, io ero il primo ad aiutarlo a rialzarsi, come se fosse un mio compagno.”
Non solo Tim tra i giocatori NBA ‘impossibili’ da mandare fuori giri a suon di provocazioni:
“Una volta ho provato anche a provocare Kobe Bryant, forse durante il mio secondo anno. Su un potenziale game-winner, Mark Jackson mi aveva messo in marcatura su di lui… ed ero riuscito a fermarlo. Ho urlato: “Chiudo questa m***a!”. Lui mi ha guardato come fossi pazzo e mi ha detto: “Questo mio errore non è dipeso da te. Siediti”. Oh, m***a! Va bene, me ne vado.”
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"Questo mio errore non è dipeso da te. Siediti". Zen Kobe