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Steve Nash: “La felicità dei compagni era la mia priorità”

Non capita tutti i giorni di avere  Steve Nash, bi-MVP e fresco Hall of Famer, sul palco del teatro sociale di Trento. Nbareligion.com era presente tra il pubblico dell’evento in occasione  della prima edizione del ‘Festival dello Sport‘, organizzato da Gazzetta dello Sport e Trentino.

Riportiamo i passaggi salienti dell’incontro moderato da Davide Chinellato e Simone Sandri, un’ora di chiacchierata nella quale non sono mancati spunti di riflessione.

GLI ANNI ROVENTI A PHOENIX

” Siamo stati un po’ sfortunati ma è per questo che vince solo una squadra, bisogna avere anche un pizzico di fortuna […] Guardando indietro trovo grande gratificazione in ciò che siamo riusciti a fare. Abbiamo giocato in modo divertente e avuto un grande impatto sulla lega. […] Sono stati anni speciali per me.”

Mike D’Antoni ebbe il merito di instillare nei propri giocatori una nuova filosofia:

“Mike ha trascorso la maggior parte della carriera da giocatore in Italia ed Europa. […] Voleva vedere decisioni veloci, movimento di palla, ritmo alto. Quella squadra ebbe la propria genesi a un mese dall’inizio della mia prima stagione a Phoenix, quando giocammo alcune partitelle e Mike notò subito il mio istinto naturale di passatore. […] La NBA è un po’ incestuosa dal punto di vista della tattica. Tutti copieranno le idee di altri e ci vuole coraggio per fare qualcosa di diverso, a prescindere da quello che può essere il pensiero comune.”

IL PREMIO DI MVP

“Mi piace vedere la gente felice, non mi interessa prendermi meriti, sono fatto cosìA volte ai massimi livelli trovi giocatori che vogliono prima fare bene individualmente, poi vincere e poi vedere i compagni felici. Per me non è divertente e non riesco a godermi un ambiente di questo tipo.”

Il back-to back da MVP (2005 e 2006) rappresenta, a ogni modo, il vertice della sua carriera da professionista:

“L’MVP andava oltre ogni mio sogno. Ho sognato di giocare nella NBA e forse diventare un All-Star. È incredibile […] Il premio non diceva che ero il migliore, ma il più funzionale alla mia squadra. Non credo di essere stato migliore di Tim Duncan in quegli anni, per dire, ma è stato riconosciuto il mio impatto sui risultati di squadra.”

IL RITIRO

“A un certo punto Padre Tempo ha la meglio ma quando dopo il ritiro metto le cose in prospettiva realizzo di aver giocato per 18 stagioni da professionista, ho  raggiunto l’apice della mia carriera passati i trent’anni e mi sono ritirato a quaranta. Non posso lamentarmi.
Non è mai facile quando ti ritiri sul serio, soprattutto se da parte tua persiste la volontà di giocare. C’è un vecchio adagio  che dice ‘un atleta muore due volte’: è vero, ma devi elaborare la cosa e saper dire addio a ciò che sei stato, accettando tutto ciò che comporta, altrimenti non volterai mia pagina e non sarai libero di avere altri obiettivi.”

NON SOLO BASKET

Nash detiene alcune quote dei Vancouver Whitecaps nella MLS ed è parte della cordata che controlla il Real Mallorca, squadra militante nella serie B spagnola. Il calcio è e resta un grande hobby:

“Il mio modo di giocare a basket è nato su un campo da calcio. Se non fosse stato per il calcio e le idee e il modo in cui si gioca non sarei arrivato in NBA.”

 

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Pubblicato da
Nicolò Basso

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