(0-1) Chicago Bulls 108 – 127 Philadelphia 76ers (1-1)
Dopo il brutto inizio al TD Garden, i Sixers aprono i nostri risultati NBA e, per la prima volta in stagione, le porte del Wells Fargo Center di Philadelphia, con l’obiettivo di portare a casa la prima vittoria stagionale. Confermato nel quintetto iniziale Markelle Fultz nonostante una prima gara non positiva. Gli ospiti sono i Chicago Bulls di coach Hoiberg che, privi di Markkanen, schierano un quintetto formato da Portis, LaVince, Holiday, Payne e il rookie Wendell Carter Jr.
La partenza è tutta attacco e niente difese con entrambe le squadre che tirano tanto e bene dal campo. In soli 5 minuti Embiid è già a quota 12 punti (30 complessivi per lui) mentre l’intera Philadelphia segna 11 dei primi 14 tentativi dal campo. Chicago non si fa problemi nel trovarsi di fronte a una delle favorite della Eastern Conference e ribatte colpo su colpo facendo muovere la retina 14 volte sui primi 19 tentativi.
La partita rimane in equilibrio fino a quando le due squadre vanno negli spogliatoi (58-65 per Philadelphia all’intervallo), da cui ne escono dei Sixers determinati a far valere il maggior tasso tecnico. Il parziale di 23-10 con cui segnano l’apertura della seconda metà di gara è quello decisivo e a firmarlo è ancora Ben Simmons. Il ROY in carica arriva alla tripla doppia già all’interno del terzo parziale (13 punti, 13 rimbalzi e 12 assist complessivi per lui) e permette a coach Brown di allungare le rotazioni nel quarto periodo, dando minuti importanti a Fultz.
Proprio la prima scelta allo scorso draft, al primo vero anno da professionista dopo quello da rookie perso per l’infortunio alla spalla che ha distrutto il suo jump shot, è stato protagonista di una partita nella partita. Il pubblico non ha perso occasione per sostenerlo ad ogni sua giocata, tanto da essere premiata con la prima tripla NBA della sua carriera sul finire dell’incontro.
Tra i Bulls buona la prestazione di LaVine – 30 punti con 12/19 dal campo – e di Bobby Portis – 20 punti e 12 rimbalzi per lui. In uscita dalla panchina il debuttante Jabari Parker: nei 25 minuti passati sul parquet ha messo a referto 15 punti, non risultando brillantissimo nelle scelte e nella precisione e chiudendo con un 7/16 dal campo poco lusinghiero.
(1-1) Miami Heat 113 – 112 Washington Wizards (0-1)
Non c’è tempo per respirare per i Miami Heat di Spoelstra, reduci dal derby della Florida perso a sorpresa contro i Magic solamente 24 ore prima. La seconda trasferta consecutiva degli Heat, questa volta nella capitale, serve per far scaldare i motori anche ai maghi di Washington, alla prima partita delle 82 di stagione regolare. Un debutto amaro per i Wizards che vengono puniti dal tap-in decisivo di Olynyk, bravo a correggere l’ultimo disperato tentativo di Dwayne Wade, con soli 0.2 secondi rimasti sul cronometro.
A fare la differenza è stata proprio la capacità degli Heat di controllare entrambi i tabelloni (55 a 40 i rimbalzi complessivi a favore degli ospiti), garantendosi tantissime seconde occasioni grazie a ben 22 rimbalzi offensivi catturati. Ha pesato molto la scelta obbligata di coach Brooks di affidarsi a quintetti piccoli, vista l’assenza di Howard e la scarsa fiducia in Mahinmi. Una prestazione monstre sotto i tabelloni che ha concesso agli Heat di andare oltre una brutta serata al tiro (39% di squadra dal campo) agguantando la prima vittoria stagionale.
Il migliore tra le fila degli Heatè stato Richardson che, pur non brillando per efficacia, ha chiuso con 28 punti a referto, con un buon 5/11 dall’arco dei 3 punti. Il secondo violino l’ha fatto, in questo caso, Rodney McGruder, capace di fornire un buon apporto sotto ogni aspetto statistico principale (20 punti, 8 rimbalzi e 6 assistenze per lui).
Washington paga il vuoto dietro alla coppia Wall-Beal. Se il playmaker e stella della squadra chiude con 26 punti e 9 assist e il suo Robin scollina quota 20 punti a mancare è l’apporto del supporting cast. Solamente 9 punti per Otto Porter mentre dalla panchina l’unico a garantire un contributo in doppia cifra è Jeff Green. L’ex Cavaliers finisce con 17 punti a referto in quasi 32 minuti di impiego, andando a mangiare dei minuti lasciati scoperti dall’assenza di Howard. Poco male per i Wizards, la cui occasione per rifarsi arriva nella notte di sabato: Kawhi Leonard e i suoi Raptors stanno arrivando da Nord.
(0-1) Los Angeles Lakers 119 – 128 Portland Trail Blazers (1-0)
Chiude la serata e il recap la prima volta da Laker di LeBron James. Una prima che ha un sapore amaro per il Re, sconfitto e detronizzato da Damian Lillard, CJ McCollum e… Nik Stauskas. Proprio il #6 in uscita dalla panchina è l’uomo inatteso che fa saltare il banco con 24 punti realizzati con soli 11 tentativi dal campo: micidiale con il suo 5/8 dalla lunga distanza è stato fondamentale per risalire la china dopo la partenza bruciante dei Lakers e per sigillare la gara in fondo. Damian e CJ, invece, sono stati il solito duo a cui i Blazers si aggrappano mani e piedi: 49 punti complessivi (28 per Lillard, 21 per McCollum) e la solita leadership nei possessi che pesano.
E dire che LeBron e tutti i Lakers erano partiti forte: 25-15 il primo parziale significativo con 13 punti del nuovo #23 gialloviola. Il Re, però, inizia ad avere problemi di falli già a metà del secondo quarto quando si vede fischiata la terza infrazione della serata con i losangelini con uno svantaggio più o meno stabile attorno alla doppia cifra. Le seconde linee dei Lakers non solo riescono a sopravvivere senza il loro capitano ma riescono anche a rosicchiare pian piano la differenza, arrivando all’intervallo con soli due punti di distacco (63-65).
La partita rimane in equilibrio fino a circa 7 minuti dal termine, quando una tripla di Stauskas regala 7 punti di vantaggio ai padroni di casa e una bomba di McCollum sigla il 114-104 con 5 minuti da giocare. La doppia cifra è un colpo psicologico per gli ospiti che non riescono ad avere il colpo di reni necessario per evitare la sconfitta.
LeBron James, nonostante i problemi di falli, è stato uno dei migliori dei suoi con 26 punti, 12 rimbalzi e 6 assist complessivi ed è stato ben supportato soprattutto dai giovanotti in uscita dalla panchina. Su tutti Josh Hart, in grado di regalare una dimensione perimetrale all’attacco altrimenti soffocato dei gialloviola: per il secondo anno sono 20 punti finali con 3/5 dalla lunga distanza. Sufficienti anche le prestazioni di Kuzma (15 punti) e Ingram (16 punti), l’unico a partire in quintetto tra le giovani e rampanti stelle di Los Angeles insieme ai veterani Rondo, Caldwell-Pope e McGee. Il tema delle rotazioni dei Lakers sarà uno dei più interessanti in questa stagione e l’equilibrio per fare rendere al meglio il variegato e particolare roster non sarà facile da trovare per coach Walton, soprattutto una volta che sarà rientrato a pieno regime Lonzo Ball. Il figlio di LaVar ha giocato solamente 19 minuti non brillanti – 7 punti, 2/7 dal campo – a causa dell’operazione al ginocchio subita in estate, che suggerisce al coaching staff prudenza per reinserirlo appieno nelle rotazioni.
L’occasione per rifarsi arriverà presto: nella notte italiana tra sabato e domenica a Los Angeles arrivano gli Houston Rockets demoliti dai Pelicans al debutto.