Inizio di stagione non facile per i Boston Celtics e soprattutto per Gordon Hayward, ancora lontano dalla propria miglior forma fisica dopo il grave infortunio subito in quel di Cleveland lo scorso anno.
L’ex Butler infatti ha litigato parecchio col canestro in questo primo mese di regular season, faticando a trovare il giusto ritmo partita come chiaramente testimoniato dalle sue medie stagionali (10 punti, 5.2 rimbalzi e 3 assist a sera, il tutto accompagnato da un pessimo 39% al tiro).
Nonostante però le evidenti difficoltà e l’importante contratto firmato con la squadra nell’estate 2017, Hayward si sarebbe chiamato pronto ad aiutare i suoi in qualsiasi modo possibile, accettando persino un ruolo da potenziale sesto uomo:
“Innanzitutto, per me essere in grado di scendere in campo coi miei compagni ogni sera è la cosa più importante di tutte. In secondo luogo, ho già detto [all’inizio della stagione] di essere disposto a qualsiasi cosa pur di aiutare la squadra a vincere.
[Partire titolare o dalla panchina] non cambia per me, ciò che conta però è che dobbiamo assolutamente modificare il nostro modo di giocare, perché ad oggi non stiamo rendendo nel migliore dei modi.”
Queste le prime parole di un più che consapevole Hayward, cosciente non solo del proprio periodo ‘no’ ma anche di quello del proprio team. Attualmente infatti, i Celtics occupano solamente la 24esima casella nel ranking offensivo della lega, vantando un record di 8-6 conquistato soprattutto grazie alla solita efficienza sulla propria metà campo.
“C’è ovviamente ancora parecchia ruggine da levare in squadra, ed il modo migliore per farlo è attraversare a testa alta questa fase difficile della stagione. A volte può risultare frustrante ma personalmente, in quanto veterano ormai, so che se continuerò a lavorare duro e a prendere i miei tiri con maggior fiducia prima o poi le cose miglioreranno.”
Leggi anche:
Risultati NBA: LeBron passa Chamberlain e i Lakers vincono. Bene OKC e Boston, male Raptors e Spurs
NBA, infortunio per Rajon Rondo: fuori 3-5 settimane
NBA, Saric e Convington e il loro arrivo a Minnesota