I tempi nell’Ohio sono ormai acqua passata per LeBron James. Dopo aver deciso di trasferirsi in California, tra le fila dei Los Angeles Lakers, il 23 ha ora la possibilità di guardarsi indietro. 4 finali consecutive, di cui una, la seconda, vinta con una rimonta ai limiti dell’epico.
Altro protagonista di quel fantastico 4-3 è stato Kyrie Irving, autore del tiro decisivo in Gara 7. E LeBron ha indicato proprio nel suo ex numero 2 uno dei principali artefici di quel titolo, tanto da opporsi strenuamente allo scambio che lo ha portato a Boston.
La mano di Dan Gilbert
“Tutti sanno che quando Kyrie è stato scambiato è stato l’inizio della fine per ogni cosa”
James aveva incoraggiato il front-office dei Cavs a non accettare la richiesta di trade presentata da Irving, forti dei due anni di contratto rimasti. Dopo aver parlato col neo GM Koby Altman, LeBron ha scoperto che la trade era stata comunque effettuata:
“A quel punto ho realizzato che non era colpa di Koby.. a quel punto ho capito che Koby non era l’unico a prendere decisioni per la squadra”
James si riferisce a Dan Gilbert, proprietario della franchigia, il quale sarebbe stato anche la causa della partenza di David Griffin, storico GM dei Cavs, la cui estensione contrattuale sarebbe stata rifiutata proprio da Gilbert.
Ritorno a Cleveland
LeBron tornerà inoltre a Cleveland dopo essersene andato per la seconda volta, nella notte di mercoledì. LBJ spera di non incontrare la stessa atmosfera ostile trovata post-trasferimento ai Miami Heat:
“Ca*zo, spero proprio di no. Non mi importa se sarà negativa, l’unica cosa che importa è tutto quello che ho dato per la città, per la comunità, quello che sto ancora dando alla comunità”
“Non importa. Alla fine loro hanno solo un dovere, ossia tifare per la propria squadra. E io non sono in quella squadra. E, personalmente, credo che la situazione sia ben diversa dal 2010”
Leggi anche:
Vucevic e Anthony Davis nominati giocatori della settimana NBA
Butler felice a Phila: “Differenza, come il giorno e la notte”
Mercato NBA, Grizzlies sulle tracce di Joakim Noah