Al giorno d’oggi sempre più giocatori usano i social media per comunicare (non sempre in maniera esemplare) con colleghi e tifosi. Tra gli atleti NBA, è probabilmente Twitter la piattaforma di riferimento ma, se essere “social” fa tendenza non è detto che a beneficiarne siano le prestazioni sul parquet. Un recente studio infatti, dimostra come i giocatori che twittano fino a tarda notte (o nelle prime ore del mattino) hanno un calo della performance in partita il giorno seguente.
Ad effettuare la ricerca sono stati gli alunni della Stony Brook University. I ricercatori hanno analizzato oltre 37.000 tweet di 112 giocatori, scritti tra il 2009 e il 2016 ed hanno scoperto che “cinguettare” fino a tardi influenza il loro rendimento, sia in termine di punti che di minuti giocati. Analizzando i dati infatti, si può leggere come, i giocatori che hanno twittato dalle 23 alle 7 del giorno prima della gara, hanno realizzato 1.14 punti e giocato 2 minuti in meno dei propri standard. Anche l’efficienza al tiro subisce un calo dell’1.7% in seguito a tweet notturni.
Un campanello d’allarme insomma per le franchigie NBA e per gli atleti. C’è anche però chi ci scherza su come Patrick Beverley. All’indomani della diffusione dei risultati dello studio, la guardia dei Los Angeles Clippers ha twittato:
“Hey amico, ti dico una cosa che non hai scritto: se non salti un gatto, tre giorni prima della partita, sbaglierai due layups in più del normale”.
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