(4-21) Phoenix Suns 86-108 Portland Trail Blazers (14-11)
Partita decisa già dopo i primi 12′ quella tra Suns e Blazers, che ha visto i padroni di casa dominare letteralmente tra le mura amiche.
Dopo un primo parziale di 11-4 in loro favore infatti, la squadra di Terry Stotts non si è più fermata, segnando 20 punti consecutivi senza concedere un solo canestro dal campo agli avversari; il primo quarto di gioco si sarebbe poi concluso sul punteggio di 34-9 per i Blazers, grazie ai 30 punti segnati dalla coppia Lillard/Layman (15 ciascuno).
Inutile dire che il resto della partita sia stata un vero e proprio calvario per i Suns, complici le scarsissime percentuali dal campo messe a referto (solo il 38.5% al tiro, addirittura il 18.5% dall’arco) e le lacune difensive ormai enormi della squadra di Kokoskov, non a caso 25esima nella lega per punti concessi.
Partita del riscatto invece quella di Portland, che dopo tre sconfitte consecutive ritrova i propri passi nonostante la pesante assenza di CJ McCollum, fuori per un problema alla caviglia. Mattatore assoluto della serata Damian Lillard (25 punti in 28 minuti), anche se l’mvp ci sentiamo di darlo a Jake Layman e al suo career-high da 24 punti (con 10-13 al tiro), fondamentale per dare lo strappo decisivo alla partita.
(8-18) New York Knicks 100-128 Boston Celtics (14-10)
Vittoria comoda in casa per i Boston Celtics, che si prendono la rivincita sui New York Knicks grazie ad un’ottima difesa e un attacco di squadra ritrovato.
Sono partiti subito forte i ragazzi di Brad Stevens, che dopo il parziale di 6-0 iniziale non hanno più alzato il piede dall’acceleratore. Dopo i primi due quarti di gioco infatti, la leadership della franchigia biancoverde era già arrivata ad 11 punti, per poi dilagare a 15 sul finire del terzo periodo.
D’altra parte, Boston è tornata a difendere duro, concedendo agli avversari solo 100 punti segnati (con il 39% dal campo) ed obbligandoli a 16 palle perse; l’efficacia in attacco ha poi fatto il resto per i C’s, considerati i sette giocatori in doppia cifra – tra cui spuntano i 22 punti di Irving e i 21 di Brown – e le ottime percentuali dal campo messe in mostra (53.3%-34.2%-85%).
Quarta vittoria in fila dunque per i padroni di casa, che sembrano finalmente iniziare a far combaciare tutti i pezzi del loro puzzle. Male invece i Knicks, che perdono la sesta partita nelle ultime dieci giocate nonostante i 22 punti di Hardaway Jr. e i 14 (con 11 rimbalzi) di Enes Kanter.
(11-13) Houston Rockets 91-118 Utah Jazz (13-13)
Sembra ormai non avere più una fine il momento buio dei Rockets, annientati in trasferta dagli Utah Jazz.
I mormoni infatti cominciano subito la partita con le marce alte, portandosi in vantaggio di otto lunghezze sugli avversari dopo i primi due quarti di gioco. Sarà però solo al rientro dagli spogliatoi che i padroni di casa daranno la spallata decisiva alla partita, segnando la bellezza di 38 punti nel solo terzo periodo e concedendone, di contro, solamente 11 ai Rockets.
Vittoria schiacciante e soprattutto molto convincente quella dei Jazz, capaci di dominare in attacco (50% abbondante dal campo) e altrettanto in difesa, obbligando Houston alla bellezza di 23 palle perse e soli 91 punti segnati, tra l’altro con un pessimo 38.6% al tiro. Tra gli uomini di coach Snyder spiccano i 18 punti di un solidissimo Joe Ingles e i 24 (con 10 rimbalzi) di Derrick Favors, mentre la partita di Rudy Gobert si è fermata a soli 3′ dalla palla a due causa espulsione:
Di male in peggio invece la situazione degli Houston Rockets, ancora incapaci di trovare una quadra nonostante l’addio a Carmelo Anthony e il rientro di Chris Paul, Nene e Gerald Green. Quello che lo scorso anno era stato il miglior attacco della lega infatti quest’anno non va oltre la 18esima posizione (109.2 punti ogni cento possessi), cosa che sta inevitabilmente sconvolgendo gli equilibri nel roster di coach D’Antoni, chiamato ora più che mai ad una soluzione efficace per sistemare le cose.
Nonostante la regular season sia solo ad 1/4 della sua durata infatti, la situazione dei texani è palesemente critica e il temporeggiare potrebbe non essere l’opzione migliore per Harden e compagni, ad oggi fuori dalla lotta Playoff e reduci da sei sconfitte nelle ultime 10 partite giocate.