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David Stern sulla Virtual Reality: ecco l’NBA del futuro

Il mondo NBA è cambiato molto dal 1946, anno della sua fondazione. Da partite trasmesse via radio si è arrivati alla televisione, per poi passare attraverso i social media e i commenti live su Twitter, Facebook, Instagram. Il ritmo degli atleti NBA non fa altro che facilitare la spendibilità dei propri highlights, favorendo la condivisione di video da pochi secondi che possono essere commentati da migliaia di utenti in contemporanea. A partire dalla stagione 2015-16, poi, l’NBA propone alcune partite sul proprio NBA League Pass visibili con il visore di realtà virtuale, dando sensazioni molto vicine a quelle di chi sta assistendo a una partita dal vivo.

Una persona, però, pensa che l’NBA possa spingersi ancora oltre: si tratta di David Stern. L’ex commissioner della NBA ha avuto una lunga intervista con il Washington Post, nel quale ha parlato della sua vita dopo il ritiro e, soprattutto, delle sue idee per rendere l’NBA ancora più fruibile e virtuale.

“Prima avevamo la semplice messa in onda su televisione, poi la televisione via cavo. Dopo è giunto il momento del satellite, ora dei social media. Da qui in avanti la tecnologia farà in modo che ciò si possa evolvere ancora e andare oltre tutto questo” – David Stern al Washington Post.

Dopo aver lasciato la guida della Lega cinque anni fa, infatti, Stern sta ora investendo in tredici diverse start-up che si occupano della Virtual Reality, lavorando anche come consulente e membro dei vari consigli di amministrazione. Tutto per modellare gli anni a venire dell’intrattenimento sportivo.

“Bisogna guardare al futuro, oppure si rimane immobili”.

“La mia idea iniziale era semplicemente quella di cercare di capire in che direzione stesse andando il mondo dello sport. Poi ho voluto capire cosa fosse la VR, cosa fosse l’intelligenza artificiale e quali fossero le tecnologie che potrebbero essere indossate. E quando capisci il potenziale di tutte queste conoscenze, inizi anche a vedere il modo in cui potresti metterle tutte insieme”.

In altre parole, l’ex commissioner sta immaginando uno scenario futuro nel quale gli spettatori non possano semplicemente cambiare telecamera dagli spalti a loro piacimento, ma anche adottare la prospettiva dei giocatori direttamente coinvolti sul parquet, tramite apposite microcamere indossate dai giocatori. Oppure, visualizzare statistiche su schermo che siano in grado di mostrarci i dettagli del gioco di un singolo giocatore in tempo reale.

Le innovazioni di Stern

Insomma, la Virtual Reality si sta proponendo come innovazione dello sport, con la quale gli spettatori potranno entrare sempre più a contatto con le sensazioni dei giocatori, e perché no, diventare loro stessi i protagonisti.

Fra i cambiamenti più rilevanti, dunque, Stern propone tre progetti: SportsCastr, Whoop e LiveLike.

SportsCastr permette a chiunque di commentare un evento sportivo, trasmettendo la propria telecronaca a tutto il mondo. In sostanza, si tratta di un commento parallelo a quello dei telecronisti ufficiali di un evento sportivo, dove ci si può concentrare su determinati aspetti – la start-up fornisce varie statistiche e infografiche, proprio come quelle adottate da chi è telecronista di professione – e trasmetterlo a una specifica fetta di pubblico. L’idea sarebbe dunque quella di spostare i commenti e i dibattiti dai social network direttamente alla telecronaca. Per esempio, un preparatore atletico potrebbe commentare in tempo reale la meccanica di tiro di un giocatore, oppure uno specifico movimento di un atleta.

Whoop si concentra invece su tecnologie che possono essere indossate dai giocatori e dagli atleti, utilizzando migliaia di dati – la compagnia sostiene che gli strumenti realizzati rilevino più di 100 statistiche diverse al secondo – per analizzare il benessere fisico di un atleta. L’idea sarebbe quella di farli indossare ai giocatori durante le partite. Così, gli spettatori dovrebbero essere in grado di capire se un giocatore è in ritmo, se è fuori forma o semplicemente scoprire curiosità su quali ritmi si muova un atleta professionista.

 

C’è poi LiveLike, una società di New York completamente dedicata alla Virtual Reality che, con i propri dispositivi, permette di visualizzare un luxury box – una di quelle lussuose stanze presenti sugli spalti delle arene NBA – attraverso il proprio visore di realtà virtuale, con decine di telecamere che propongono varie angolazioni, integrandole con numerose statistiche. Si tratta dunque di un’evoluzione delle attuali partite NBA in VR: non si è costretti solo a bordo campo, ma si possono adottare diversi punti di vista, come un angolo sopra al canestro, un punto sopra al parquet o un più lontano obiettivo dagli spalti.

 

 

 

Sogno o realtà?

Nonostante sembrino innovazioni di grande impatto, la loro implementazione potrebbe richiedere diversi anni, ammesso che gli spettatori, ma soprattutto i giocatori, siano favorevoli a queste innovazioni.

Da una parte infatti, c’è chi preferisce ancora godersi lo spettacolo di una partita dal televisore, come tradizione, senza ulteriori tecnologie innovative. Dall’altra ci sono i giocatori, i quali temono che tramite strumenti simili squadre e agenti possano entrare in possesso di informazioni sensibili (basti pensare a come vengono utilizzati i Big Data in NBA – in grado di influenzare la loro vita fuori e dentro il campo. Come reagirebbe un giocatore di fronte ai contratti da free agent, alle negoziazioni per un rinnovo, o al semplice incontro con un tifoso che conosce anche i più minimi dettagli del suo bioritmo?

Per scoprirlo bisognerà aspettare ancora; nel frattempo, la strada per una NBA sempre più innovativa e user-friendly è già stata tracciata.

 

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Pubblicato da
Andrea Capiluppi

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