L’ARRIVO
Phil Jackson e l’amato triangolo
Il primo aneddoto non poteva ovviamente che riguardare l’arrivo di Phil Jackson ai Chicago Bulls.
Il primo contatto fra Jackson e la dirigenza dei Bulls rappresentata dalla persona di Jerry Krause avvenne (come non molti sanno) nel lontano 1984, la squadra necessitava di un assistente allenatore da affiancare a Stan Albeck.
Il detto “la prima impressione fa la differenza” non potrebbe calzare meglio per questa vicenda (negativamente); Jackson che ai tempi allenava in Porto Rico, arrivò negli uffici dei pezzi grossi con la barba sfatta e vestito come se dovesse andare in spiaggia appena dopo il colloquio.
La camicia era a fiori ed il cappello (che sicuramente aveva successo nelle isole tropicali) di paglia con una lunga piuma blu di pappagallo che spuntava da dietro, l’outfit non trasmise molta professionalità ad Albeck che infatti storse il naso.
Quindi il primo contatto non ebbe buon esito, Albeck rifiutò di avere Jackson come assistente, ma solo dopo si scoprì il vero retroscena su quella decisione.
Sembra infatti che Krause rifiutò la prima scelta che propose Albeck, il quale per ripicca nei confronti del GM a sua volta declinò l’opzione Jackson.
Tanto male, nel 1986 ad Albeck successe Doug Collins sulla panchina, il colloquio si rifece, e questa volta su imbeccata decisa di Krause, Jackson si presentò sbarbato in giacca e cravatta: le cose andarono decisamente meglio.
Nello speciale di Federico Buffa su Michael Jordan la vicenda viene semplificata diversamente, per tutelarmi voglio dirvi che tutto quello che ho scritto è confermato nel libro Eleven Rings di Phil Jackson.