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Jimmy Butler: “I don’t have regrets”

Tutti quanti hanno probabilità diverse per motivi diversi. Io ho avuto fortuna. Penso anche di essere stato benedetto abbastanza con i giusti mezzi e le giuste persone accanto a me per essere messo in una grande condizione. Ma le probabilità? Non penso fossero troppo alte se parliamo soltanto del loro aspetto “numerico”. Ma io sono dove sono, con o senza probabilità.

Continuo a sfidare le probabilità? Sono contro le probabilità? In realtà non penso neanche più tanto a queste cose. È divertente guardare indietro adesso, ma le probabilità sono solo ciò che sono: numeri. E il modo in cui la gente parla dei numeri e delle analytics al giorno d’oggi, un poco mi fa arrabbiare.

Sono stato la scelta numero 30. Ho avuto quel momento in cui mi sono chiesto se sarei riuscito a sopravvivere nella NBA.

Non dimenticherò mai una conversazione che ho avuto con un tizio. Ed è successo così, di punto in bianco, per cui l’ho presa come una mancanza di rispetto, perché io mi sentivo soltanto felice e fortunato, felice di essere nella lega, di lavorare, di alzare pesi, di andare in palestra. Il tizio mi ha tirato da una parte, non farò nomi, e mi ha fatto tipo “Sai quante trentesime scelte arrivano al secondo contratto?”

E io gli ho risposto di no.

Ma il modo in cui me lo ha detto, era come se mi volesse comunicare “Sarai presto fuori dalla lega”. E io gli ho detto “Amico, perché mi dici queste cose?”

Lui mi ha fatto “Perché non vai a cercarlo e poi vieni a farmelo sapere?”

E così l’ho fatto. Vi dico la verità, non mi ricordo esattamente cosa scoprii. Non molti. Non molti.

Ma mi arrabbiai. La presi come una mancanza di rispetto. Io lavoro incredibilmente duro. Sapevo che appartenevo alla lega.

E ho realizzato che ce l’avevo fatta durante la mia prima apparizione all’All Star Game a New York nel 2015. Entri in quella stanza e c’è Melo, c’è D-Wade, ‘Bron, KD, tutti quei ragazzi. E allora loro ti dicono tipo “Yo, congratulazioni. Benvenuto”. Ho pensato “Benvenuto cosa? Voi ragazzi ve ne state qui seduti in spogliatoio come se non fosse una gran cosa perché lo avete già fatto sette, otto, nove, dieci volte”.

Stiamo parlando del meglio del meglio. Le superstar. Le facce della lega. Me ne stavo lì seduto in silenzio, non sapevo nemmeno di che cosa parlare. Non sono un “multiple All-Star”. Non ho ancora così tanto in comune con voi ragazzi.

Ma poi ho guardato il modo in cui interagivano tra loro, ed è stato lì che ho pensato, sai, forse, un pochino, ce l’ho fatta.

Mi piace quando la gente dice che sono cambiato. Sono d’accordo. Lo sono. Perché se non cambi non ti evolvi. E questo significa che sei bloccato. Il mondo è in costante cambiamento.

Come sono cambiato? Ho messo molte più persone intorno a me per aiutarmi a essere un atleta migliore, per prendersi cura del mio corpo, per essere sicuri che stia mangiando bene, per assicurarsi che io stia prendendo la giusta quantità di quelle cose che servono per fare il mio lavoro. Non le avevo anni fa. Non facevo attenzione a queste cose anni fa.

Casa mia è un po’ più grande, ho qualche macchina in più, i miei vestiti sono un po’ diversi. I miei gioielli sono un po’ diversi. Il modo in cui guardo alle cose è diverso. Ma sì, si cambia. Cosa volete che faccia? Volete che viva nello stesso tipo di casa senza cancello su una strada trafficata come facevo quando ero un giocatore al primo anno nella lega?

Mi dispiace, non posso farlo. Per la mia sicurezza, e anche per un sacco di altre ragioni. Ma, sì, sono cambiato e mi fa sorridere sapere che continuerò a cambiare.

Ma come persona non credo di essere cambiato. E se faccio qualcosa di sopra le righe o di inusuale, ho delle persone vicino a me che mi dicono “Yo, questo non sei tu” e io gli rispondo “Sai cosa? Hai ragione”. Ma questo è il motivo per cui ho vicino le persone che ho vicino. Non penso che qualcuno abbia paura di dirmi quando ho torto. Io non ho paura di dire alla gente quando ha torto. E quindi io come persona, no, non sono cambiato. Posso solo sembrare un po’ diverso, o la macchina su cui sono un po’ diversa. Ma per il resto, io sono ancora io.

Vi dico la verità, non mi preoccupo della percezione che ha ognuno di me, solo delle persone che sono vicine a me ogni giorno. Se qualcuno che mi è vicino ogni giorno mi dicesse “Amico così appari in questo modo o in quest’altro modo” allora faccio un passo indietro e mi dico “Dannazione, tu mi sei vicino tutti i giorni, conosci le mie piccole particolarità, vedi come interagisco con le persone. Probabilmente hai ragione”.

Quindi, se non siete una di queste persone, è molto difficile che la vostra opinione sia corretta, se non parlate con me ogni giorno, o non vi piace il modo in cui rispondo a una domanda, o quello in cui gestisco qualcosa. Non sapete cosa c’è stato prima di tutto questo.

Probabilmente mi è stata fatta la stessa domanda cento volte. Se qualcuno vi facesse la stessa domanda cento volte, quella centesima volta potresti essertene scocciato. E certo che lo sei. Hai appena risposto altre novantanove volte. Quindi non state facendo attenzione a quello che c’è dietro a tutto.

Ho avuto un anno solido lì con Minnesota. Ho conosciuto persone nuove, nuovi compagni di squadra, e ho fatto qualcosa che lì non era stato fatto negli ultimi 14 anni, fare i playoff. Ma semplicemente le cose non hanno funzionato nel modo in cui molte persone avevano sperato e pianificato che funzionassero. Questo è il business del basket.

Quando la gente ti dice “sei questo, sei quello, avresti potuto gestirla meglio”. Ok, ma finché non sarete nei miei panni e nella situazione in cui ero io non potrete mai sapere, è tutto un “lui ha detto, lei ha detto” finché non siete solo voi due seduti in una stanza.

Direi che è stato un gran capitolo della mia vita, come tutti gli altri che ho avuto. Ho ancora ottimi rapporti con alcune persone lassù, non ho nulla di male da dire di nessuno.

E per quanto riguarda i Sixers, il limite è il cielo.

Stiamo ancora lavorando per sbrogliare tutti i nodi. Da due mesi a questa parte tutti stiamo cercando di capirci l’un l’altro e abbiamo ancora molta strada da fare. Tutta la faccenda si riduce a vincere e a capire come vincere anche quando arriverà l’ora dei playoff. Questo è come la pensate voi, ma dovete prima trovarvici. Dobbiamo assicurarci di vincere con continuità, un giorno dopo l’altro.

Penso che finché saremo tutti onesti l’un l’altro, che è quello che sto dicendo ogni giorno a tutti, cioè, se qualcuno ha un problema con qualcosa o qualcuno, ci parli. Si risolverà. Ed è l’unico modo che abbiamo per vincere, quando tutti sono trasparenti l’un l’altro e tu sai come ognuno si senta riguardo a ogni situazione. Devi poter parlare. La comunicazione è sempre la chiave.

Giocare con Joel Embiid e Ben Simmons è grandioso. Penso ci siano molti incidenti di percorso, perché quando sei qui è tutto un po’ diverso. Non voglio dire in nessun modo che sia un problema, è solo che hai tre giocatori che sono stati veramente fantastici in certi momenti della loro carriera, e adesso li stai mettendo insieme nella tua squadra.

Stiamo cercando di capire come. Ci siamo seduti a parlarne. Ci stiamo provando in campo. E sta funzionando. Dobbiamo solo continuare così. Dobbiamo continuare a parlare.

Abbiamo molti buoni giocatori, JJ [Redick], Landry [Shamet], Will [Wilson Chandler] e via dicendo. Ma credo che tutto inizi da noi tre. Vogliamo fare bene. Stiamo cercando di fare le cose nel modo giusto. Vogliamo tutti avere successo. Finché continueremo a fare così saremo una buona squadra.

Non c’è garanzia che nulla in questo mondo sia ancora qui il giorno dopo. Mi ricordo Buzz Williams, il mio coach del college, è stato il primo a ficcarmi questo concetto in testa quotidianamente. E penso sia uno degli insegnamenti di vita che seguo. Quello che hai oggi potrebbe non esserci domani. Ma se vivi nel presente e fai tutto ciò che puoi oggi per essere il migliore, o per dimostrare a qualcuno che lo ami, o che ci tieni, o che sei questo o quello, penso tu stia facendo il giusto per te stesso e per il mondo.

Quando cominci a pensare troppo a ieri o a domani, ti perdi amico. Io non so molto, ma posso dirti che per adesso, io vivo la vita migliore che posso oggi. Un giorno alla volta amico.

Non ho rimpianti. Non ci sono molte cose che si possano cambiare, che tu le abbia fatte per rabbia, per paura. Non le rimpiango perché tutto gioca la sua parte in ciò che sono. Può anche giocare una parte in quello che la gente pensa di me, ma io so chi sono. So dov’è il mio cuore.

Non voglio dire che rifletto su tutto a fondo. No. Ma tutti fanno degli errori. Io non credo di aver mai fatto qualcosa per ferire qualcuno. Beh, non volontariamente, dovrei dire. Non l’ho mai fatto amico. Non rimpiango nulla. Mi rende ciò che sono. Tutte le cose attraverso cui sono passato, tutte le cose che ho imparato, tutte le cose con cui ho avuto a che fare, non rimpiango nulla di tutto ciò. Continuo a vivere la mia vita.

Credo fermamente in Dio amico. E lo adoro. Provo ad andare in chiesa tutte le domeniche. Leggo costantemente la Bibbia, perché so che non avrei potuto scrivere questa storia da solo. Non c’è modo. Assolutamente impossibile che il modo in cui la mia vita ha avuto così tante svolte e come sia andata bene attraverso tutti gli alti e bassi, amico, lui mi stava proteggendo come se volesse che avessi successo.

Le persone che tengo costantemente nella mia vita sono lì per via di Dio, perché mi conosce e sa che ho bisogno d’aiuto. E Lui mette sempre qualcuno nella mia vita per aiutarmi. E penso che il mio più grande angelo custode, e glielo dico ogni volta, sia Mike James.

In realtà ho giocato con Mike due volte con i Bulls quando ero appena entrato nella lega. E ogni volta che stavo attraversando un brutto momento, Mike mi mandava un messaggio, o un verso della Bibbia. E io mi chiedevo “Come potevi sapere dove avevo la testa? Che sta succedendo?”. E lo adoravo per questo. Qualcuno è sempre stato lì per ogni occasione e non posso dirti come, non posso dirti perché, o come ognuno lo sapesse. Ma questo è Dio che interveniva nella mia vita.

Ogni volta che hai delle persone dalla tua parte che vogliono sempre vederti fare grandi cose, la vita diventa più facile. E anche i tuoi sogni sembrano più raggiungibili, possibili.

Questa è la cosa più importante che si possa imparare dalla mia storia cioè che la tua mente è un mezzo incredibile nel senso che , se pensi di poter fare qualcosa, puoi farlo, e quella stessa mente che usi ogni giorno può aiutare qualcun altro. Perché l’ho vissuto, ci sono passato, la gente può contare su di me in tanti aspetti della vita.

E quindi pensano “So che se può farlo lui, posso farlo anch’io”

Jimmy Butler

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Pubblicato da
Simone Simeoni

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