E’ stata questione di ore.
A pochi giorni dall’outing di Anthony Davis, che ha chiesto la cessione ai New Orleans Pelicans minacciando di non firmare il rinnovo nel 2020, un altro uragano di mercato ha sconvolto il panorama della NBA, a meno di una settimana dalla Trade Deadline del 7 Febbraio.
Nel pomeriggio di ieri, prima mattina USA (almeno per quanto riguarda la East Coast), Adrian Wojnarowski ha riportato del malcontento di Kristaps Porzingis nei confronti della dirigenza dei New York Knicks, malcontento generato dalla direzione presa dalla franchigia in questa stagione, votata al maggior numero di sconfitte possibili per avere una seria possibilità di mettere le mani sulla prima scelta assoluta al draft di Giugno (che dovrebbe essere questo ragazzone qui).
Detto fatto, e in pochissimo tempo è stata finalizzata una trade che veramente in pochi, tra addetti ai lavori e semplici appassionati, si sarebbero aspettati.
La tempistica
Quello che sorprende di più in queste prime ore è probabilmente il momento in cui si è sviluppata la trade, e la velocità con cui è andata in porto.
Dopo che Porzingis si era rotto il legamento crociato del ginocchio lo scorso Febbraio, a inizio regular season 2018/19 i Knicks avevano fatto trapelare come il lettone sarebbe potuto rimanere ai box per l’intera stagione, avendo quindi a disposizione tutto il tempo necessario per recuperare al meglio e permettere a NY di inseguire nelle migliori condizioni l’obiettivo dichiarato di questa stagione: perdere.
E per una volta, i Knicks sembravano star perdendo nel modo giusto. Se togliamo un’apparizione ai playoff di qualche anno fa, con il roster guidato da Carmelo Anthony, Tyson Chandler e il miglior JR Smith della carriera, i Knicks avevano sempre avuto stagioni più o meno perdenti. Ma mai come quest’anno, le cose sembravano star andando come previsto.
Certo, c’era da disfarsi in un modo o nell’altro del terrificante contratto di Tim Hardaway Jr. (un quadriennale da circa 70 mln in vigore fino al 2020-21) e di Courtney Lee, ma sotto la gestione di David Fizdale – non brillante ma probabilmente la migliore degli ultimi anni – New York stava perdendo il giusto numero di partite per arrivare con le massime possibilità di avere la prima scelta al draft (possibilità che col nuovo regolamento saranno distribuite con un 14% alla lottery per tutte e tre le squadre con il record peggiore).
Che questa fosse la strada da intraprendere per i Knicks, lo sapevano un po’ tutti, e l’obiettivo era appunto ottenere una scelta alta e affiancare a Porzingis Zion/Barrett/chi volete voi un grande free agent da firmare in estate – con Kevin Durant e Kyrie Irving in cima alla lista dei desideri.
A metà dell’opera, però, qualcosa si era irrimediabilmente incrinato, i rapporti tra Porzingis e Fizdale non sono evidentemente mai decollati – nonostante si sia vociferato di una visita del coach al giocatore in Lettonia pochi mesi fa – e il tutto si è tradotto ieri nella trade.
Parrebbe piuttosto strano, però, che i Knicks avessero deciso in un amen di disfarsi di quello che sarebbe dovuto essere il giocatore franchigia del prossimo decennio, il miglior giocatore draftato dalla franchigia negli anni 2000, e per di più che lo abbiano fatto ricevendo in cambio praticamente solo Dennis Smith Jr. (DeAndre Jordan è in scadenza a fine anno e non sarà rinnovato, Matthews sarà probabilmente tagliato nel giro di pochi giorni).
Mettere le mani su un prospetto interessante come DSJ ma ancora tutto da provare, e riuscire a liberarsi dei contratti di Hardaway Jr. e Lee, ha lo stesso valore di lasciar partire la miglior cosa capitata alla New York cestistica negli ultimi 20 anni? Probabilmente no.
Come ne esce Dallas
I Dallas Mavericks, dalla loro, si tirano fuori da una situazione che cominciava ad assumere un aspetto quantomeno rischioso.
Passato l’entusiasmo iniziale per quello che si sta dimostrando uno dei migliori rookie degli ultimi anni, forse addirittura della storia recente della lega, il ‘caos’ portato dalla vicenda di Dennis Smith Jr. aveva destabilizzato l’ambiente, con la dirigenza prima in cerca di una trade per la propria giovane point guard – nona scelta assoluta del draft 2017 – e poi tornata sui suoi passi, con l’aggiunta della pubblica assunzione di colpa da parte di coach Rick Carlisle.
Le possibilità di aggiungere un grosso pezzo a questo roster, con i contratti di Jordan e Matthews in scadenza, sulla carta c’erano tutte, ma Dallas non è mai stata storicamente una meta troppo ambita per i free agent, e in più ci sarebbe stato il compito tutt’altro che facile di focalizzare l’attenzione su una star che elevasse il livello della squadra senza minare in nessun modo lo sviluppo di Doncic, giocatore che ha dimostrato di dare il meglio con la palla in mano per il maggior tempo possibile.
In ogni caso, nessuno tra i vari Durant, Irving, Leonard o anche Jimmy Butler è mai stato accostato ai Mavs, e questo la dice lunga sulle possibilità che la squadra avrebbe avuto in estate per fare un sensibile miglioramento rispetto a quest’anno.
Nel momento in cui scrivo Dallas ha 23 vittorie e 28 sconfitte, si trova a 4.5 partite di distanza dall’ottavo posto dei Clippers, e ha davanti tutte squadre meglio attrezzate nella lotta playoff (perfino i redivivi Minnesota Timberwolves).
Allo stesso tempo, mettersi a tankare improvvisamente a circa due mesi dalla fine della regular season poteva sembrare un azzardo, visto il vantaggio netto di altre squadre con lo stesso obiettivo da inizio stagione e un draft che appare sensibilmente meno ricco di quelli degli ultimi anni.
L’aggiunta di Porzingis è potenzialmente devastante per il futuro di Dallas.
Il lungo lettone sembra avere tutte le carte in regola per esaltarsi a vicenda con Luka Doncic; nonostante la grande esplosione di lunghi in grado di guidare un pick ‘n roll, colpire con continuità da tre punti e fare tutte quelle cose non tipiche del ruolo, non avevamo probabilmente mai visto un giocatore tanto potenzialmente completo su entrambi i lati del campo quanto Kristaps Porzingis.
Durante i primi mesi della scorsa regular season, quando c’erano addirittura MVP Buzz per lui, Porzingis aveva messo in mostra un mix di pericolosità nella metà campo offensiva – con possibilità sia di attaccare il ferro in palleggio contro avversari più lenti, che di colpire con continuità dall’arco grazie a un punto di rilascio vergognosamente alto – unito a una protezione del ferro praticamente inaudita per un lungo del genere, lunghissimo ed atletico ma lontano dal top di gamma fisico che la lega offre a oggi. Oltre che completarsi a meraviglia offensivamente, Porzingis avrà la possibilità di nascondere al meglio Doncic in difesa.
Insieme, Doncic e Porzingis potranno utilizzare un pick ‘n roll potenzialmente devastante, che condotto dallo sloveno avrà la possibilità di liberare lo stesso al tiro, servire Porzingis in fase di rullaggio verso il ferro, o andare direttamente dentro e scegliere se provare a concludere o andare da Porzgingis pronto a colpire da 3.
Affascinante sarebbe anche una versione invertita dell’azione, con Doncic a servire da bloccante e il lettone portatore di palla; per vedere una cosa del genere in maniera continuativa, però, dovremo probabilmente attendere uno sviluppo maggiore delle capacità di ball handler di Porzingis, ancora non al massimo delle possibilità. Quel che è sicuro è che le carte in regola per aver creato il prossimo grande duo della lega ci sono tutte.
Conclusioni
Come già fatto notare da alcuni giornalisti americani, Porzingis potrebbe aver creato un precedente importantissimo per la lega, in un senso o nell’altro.
Sotto il nuovo accordo CBA, infatti, mai nessun giocatore aveva forzato la trade per lasciare una squadra che lo stava deludendo nelle stesse condizioni di KP. I precedenti più facili da analizzare sono quelli di Anthony Davis, Karl Anthony Towns e Devin Booker, che nonostante tutte le ragioni del mondo per essere scontenti delle proprie situazioni rispettivamente a NOLA, Minnesota e Phoenix avevano comunque firmato l’estensione contrattuale con l’avvicinarsi del termine dell’accordo da rookie.
Minacciando di non firmare la suddetta estensione, e quindi con la possibilità di rinunciare a $150 milioni garantiti ma anche di essere perso a zero dai Knicks, Porzingis potrebbe aver aperto le strade a una nuova possibilità per i giocatori ancora in contratto da rookie. La cosa spaventosa, per i Mavs, è che tra qualche anno nella peggiore delle ipotesi potrebbe trovarsi con questa possibilità anche Luka Doncic.
Restando più concentrati sul presente, in ogni caso, ci sono voci sulla possibilità che Porzingis sia pronto a firmare la Qualifying Offer con i Dallas Mavericks e restare in Texas per tutta la prossima stagione, testando la funzionalità della coppia con Doncic e avendo poi la possibilità di massimizzare le proprie opzioni nell’estate 2020, quando sarà unrestricted free agent e potrà essere firmato al massimo. Starà a lui decidere se farlo con Dallas, in caso di successo dell’esperimento, o cambiare nuovamente casacca ricoperto comunque d’oro.
Le incognite della situazione restano comunque molte, visto che Porzingis in estate sarà fermo da circa un anno e mezzo, e di fronte a un’offerta importante e a lungo termine dovrebbe decidere se accettare e avere quindi sicurezza economica, oppure puntare tutto sul proprio rendimento nel 2019/20 e ricevere un contratto ancora più remunerativo.
New York, dalla sua, rischia di portare avanti un gioco estremamente pericoloso. Per anni i Knicks sono spesso stati affiancati a grandi nomi, dalla Decision di LeBron nel 2010 a Kyrie Irving due estati fa, e c’è sempre stata una fiducia di fondo da parte del proprietario James Dolan sulla possibilità di firmare grandi nomi per il solo fatto di essere in una delle città più importanti al mondo (se non La).
I Knicks adesso hanno la possibilità di firmare due contratti al massimo salariale, tra i vari Durant, Irving, Butler, Leonard e anche Klay Thompson, e affiancare a queste due star la scelta del prossimo draft, Williamson o chi per lui.
Le possibilità che vada di nuovo tutto a rotoli però, guardando al lavoro recente della franchigia, sono sempre estremamente alte, e affidarsi al fatto di “essere i New York Knicks, quindi qualcuno firmerà per forza con noi“, potrebbe risultare in un azzardo che mai come in questo caso rischia di essere fatale.
Guarda i commenti
In effetti, Dallas, con solo 29 partite da giocare e un gap di 6 sconfitte in meno rispetto ad Atlanta, ha davvero poche speranze di conservare la propria scelta al draft, che se va oltre la 5 va proprio agli Hawks.
Phoenix, New York, Cleveland e forse Chicago sono irraggiungibili nella corsa all'incontrario, cioè a perdere. Per cui sarà difficile sfidare Atlanta a perdere, quando questa è troppo in vantaggio e ha tutto l'interesse di prendersi la scelta di Dallas.
C'è un'altro fattore non trascurabile, le due scelte cedute ai Knicks saranno effettivamente di NY solo due anni dopo che Dallas avrà ceduto materialmente la propria prima scelta ad Atlanta, insomma un gran casino..
Vuol dire però che se quest'anno non arrivano tra le ultime 5, mal che vada perdono la loro prima scelta 2019 che va ad Atlanta, mantengono la propria nel 2020, che potrebbe essere presumibilmente ancora abbastanza alta e perdono quelle del 2021 e del 2022, quando saranno invece attivi nella free agency, per via dei contratti in scadenza.
Però, se riescono nella gara di tanking contro Atlanta, (tagliando fuori Memphis, Orlando, Washington, New Orleans e Detroit, a questo punto decisamente più forti di Dallas che è priva di Deandre Jordan), riuscirebbero a mantenere ben tre prime scelte, nel 2019, 2020 e 2021, cedendo quelle del 2022 e 2023, quando avranno presumibilmente terminato la ricostruzione e dovrebbero essere una squadra di alta classifica.
Per cui tankeranno, o almeno ci proveranno seriamente.
La posta in gioco, cioè due prime scelte in due anni, è troppo alta.
Non credo il ragionamento dei Knicks sia "siamo i NY Kknics e quindi sicuramente qualcuno firmera' con noi". Se tutto va come sperano, Dolan potra' offrire durante la free agency un quintetto formato da Dennis Smith, Knox e Zion/Barrett al quale aggiungere 2 superstar. Vale a dire un quintetto giovane formato da 2 giocatori giovani che hanno gia' dimostrato di poter dire la loro ad i massimi livelli (e non potranno fare altro che migliorare) ed un rookie che potrebbe avere un impatto cosi' devastante come lo ebbe LBJ nel 2003. Se a questa situazione si aggiunge che i Knicks giocano a NY, 2 superstar per completare il quintetto che l'anno prossimo arrivera' alle Finals (specie se Irving passa ad LA) non sara' cosi' difficile.
Ci sono delle trade che sono annunciate da tempo,questa e' una di quelle un'altra e' quella di Davis perché quando uno come James si espone vuol dire che la trade e' in arrivo.Si sa che Durant da free agent se ne andra'dai Warriors che Irving se ne andra' dai Celtics che Leonard se ne andra' da Toronto sono movimenti annunciati.
Verissimo. Era in rottura con New York da tempo.
Io però non mi aspettavo che andasse a Dallas e poi così all'improvviso.
Comunque una piccola precisazione a quanto ho scritto sopra, se Dallas arriva quintultima conserva la sua pick 2019, ma non quella del 2020 (a meno che arrivi tra le ultime 3) e avrà quella del 2021, cedendo a NY 2022 e 2023, quindi la posta in gioco per il tanking è un po' meno alta.
E' in gioco la scelta di quest'anno e la possibilità di rimandare di un anno le due scelte cedute ai Knicks.
Chi arriva quintultimo, ha comunque il 10,5% di aggiudicarsi la prima scelta, contro il 14% di chi arriva ultimo, quindi cambia poco, tutte le ultime 5 possono ambire al ragazzo di 280 libbre..
E Dallas, avendo perso 3/5 del quintetto titolare, specialmente Jordan, fondamentale per il pick and roll di Doncic, non farà fatica a perdere, in attesa che recuperi Porz.