La trade deadline non ha certo messo fine all’affaire Anthony Davis. Dopo la richiesta di trade da parte di Unibrow e tutto il clamore mediatico seguito alle offerte dei Lakers, sembrava che i New Orleans Pelicans avessero intenzione di tenere la loro star ai margini, come avrebbe dimostrato l’esclusione dalla partita contro i Pacers.
In seguito la franchigia ha dichiarato, per bocca del general manager Dell Demps, che Davis sarebbe stato sicuramente messo in campo fino a fine stagione, quando con tutta probabilità si concretizzerà lo scambio che ormai sembra inevitabile. Tuttavia negli ultimi giorni si era diffusa la voce secondo cui il dietrofront dei Pelicans sarebbe stato dovuto a forti pressioni da parte della NBA, che sarebbe arrivata a minacciare la franchigia della Louisiana di pesanti multe se non dovesse far scendere in campo la propria superstar per motivi non strettamente medici.
Nella giornata di ieri la lega ha però negato recisamente di aver fatto simili pressioni ai Pelicans, o di aver minacciato multe da 100.000 dollari per ogni partita non giocata da Davis (eccezion fatta per eventuali problemi fisici), come aveva riferito Marc Stein del New York Times. La NBA ha però introdotto una modifica al regolamento nel 2017 impedendo alle franchigie di tenere volutamente fuori i propri giocatori per migliorare la posizione al draft. Come dichiarato dal portavoce della lega Mike Bass:
“Le regole della lega governano l’integrità del gioco e perciò richiedono che [a Davis] venga permesso di giocare”
Parole che suonano in modo molto simile a quelle del comunicato di Dell Demps, che ha assicurato che i Pelicans vogliono “preservare l’integrità del gioco”.
Anthony Davis è tornato in campo lo scorso venerdì, accolto da reazioni contrastanti, ma in generale fredde, da parte dei tifosi, che lo hanno anche fischiato.