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Le nostre candidature per gli NCAA Basketball Hall of Fame Awards

Come ogni anno, ad inizio febbraio, nel bel mezzo delle partite di Conference, che in diversi casi si stanno dimostrando più equilibrate del previsto, la NCAA fa uscire i candidati al premio di miglior giocatore per ogni posizione, premio che prende il nome da alcuni grandi giocatori del passato, del College Basket prima e della NBA poi, inseriti nella Hall of Fame. Con la redazione di NBAReligion abbiamo voluto dare il nostro parere ed inserire due giocatori in ogni ruolo che per noi sono favoriti ad aggiudicarsi il relativo riconoscimento a fine stagione.

 

Bob Cousy Award

JA MORANT: Non ce ne vogliano le point guard di college NCAA più blasonati, ma quello che sta facendo il nativo del South Carolina nella piccola Murray State merita di essere raccontato: nella piccola città di Murray nel Kentucky, meno di 20 mila abitanti, Ja Morant sta giocando una pallacanestro sensazionale, tanto da convincere decine di scout NBA ad andare a visionarlo in vista del prossimo Draft. Lui, da parte sua, non sta sicuramente soffrendo questa nuova popolarità e, dopo aver raddoppiato le sue cifre dalla scorsa stagione (24.3 punti di media con 10.2 assist, migliore in tutta la nazione, 5.5 rimbalzi e il 50% dal campo) e regalato al pubblico giocate elettrizzanti, si è preso, lui che nel 2017 non compariva neanche fra i migliori 100 prospetti HS della nazione, anche il secondo posto nell’ultimo Mock Draft, inserendosi tra la coppia di Duke Zion Williamson, RJ Barrett.

La speranza è quella di poterlo vedere anche al torneo, a giocare contro qualche altro talento con cui poi se la vedrà in prospettiva anche al Draft e poi in NBA, ma tutto passerà da queste ultime settimane, tra partite e torneo di Conference: in questo momento Murray State condivide il primo posto con Belmont, che insieme ad Austin Peay, sono presumibilmente le antagoniste con cui la squadra allenata da Matt McMahon dovrà giocarsi la partecipazione alla March Madness. Primo nella lega per punti prodotti, il futuro della squadra passa sicuramente dalle sue mani.

 

MARKUS HOWARD: L’ateneo non è sicuramente paragonabile alla Murray State di Morant, ma sicuramente era difficile ipotizzare di poter trovare Marquette e Markus Howard così in alto a questo punto della stagione. I Golden Eagles sono ora all’11° posto nel Ranking NCAA con un record di 21-4, e vengono da una vittoria importante, di un punto, contro i campioni in carica di Villanova, fin ora imbattuti nella Big East (Marquette è ora seconda con 9 vinte e 2 perse, entrambe con St. John’s). Manco a dirlo ancora una volta, il prodotto della Findlay College Prep HG è stato il grande protagonista con 38 punti 6 rimbalzi e oltre il 50% dal campo. Per Howard questa è stata la ottava prestazione oltre i 30 punti (successivamente sono arrivati i 38 punti contro DePaul), tra cui sono comprese due partite da 45 punti e il career high da 53 con 10 triple contro Creighton;

Il nativo dell’Arizona con i sui 25.6 punti a partita è il quarto realizzatore di tutta la nazione, primo tra i giocatori in una squadra che ha possibilità di partecipare al Torneo NCAA, in cui l’ateneo spera di tornare, dopo una sola presenza (con sconfitta al primo turno) negli ultimi 6 anni; ha il sesto Usage% di tutta la nazione (36.6), ma per ora i suoi possessi sono la fortuna della squadra: infatti Howard, nonostante le attenzioni delle difese sta continuando a tenere percentuali ottime, sopratutto da tre punti (44%). In ottica NBA il suo grande problema è quello della taglia: con i suoi 180cm infatti il giocatore di Steve Wojciechowski rischia di soffrire molto la fisicità dei pari ruolo NBA; per questo motivo, nonostante le prestazioni da record il suo nome viene per ora inserito intorno all’inizio del secondo giro.

 

Menzione d’onore: Cassius Winston, se Michigan State è ancora tra le prime squadre della nazione nonostante qualche sconfitta di troppo lo deve sopratutto al nativo di Detroit. 18.8 punti di media, 7.4 assist e il 45% da tre punti, ancor più fondamentale dopo la certezza dell’assenza di Joshua Langford per il resto della stagione

 

Jerry West Award

JARRETT CULVER: Continuando con le squadre che difficilmente ci si poteva aspettare a questo livello troviamo Texas Tech. La squadra di Chris Beard, dopo aver raggiunto il miglior risultato della propria storia con le Elite 8 della stagione precedente e aver perso i maggiori protagonisti di quella cavalcata (Keenan Evans e Zhaire Smith su tutti), non era sicuramente accreditata per essere tra le migliori del ranking, ma, nonostante una leggera leggera flessione nel mese di gennaio (6-3) i Red Raiders sono 14° nel ranking e secondi insieme a Kansas nella Big 12.

Se Moretti (ottima stagione anche la sua da 10.9 punti di media con il 43% da tre punti) e compagni si trovano in questa posizione lo devono sopratutto alla loro difesa e al talento di Jarett Culver: il nativo del Texas è alla sua seconda stagione collegiale, e dopo un’annata di apprendistato si è preso in mano le chiavi della squadra (passato dal 22% al 30% di Usage), risultando uno dei giocatori più efficaci ed eleganti della nazione. Le sue cifre dicono 17.7 punti di media, con 6.3 rimbalzi e 3.6 assist, il tutto tirando con il 50% dal campo.

Nelle ultime partite sta incontrando qualche difficoltà in più, sopratutto con il tiro dalla lunga distanza (20% da quando sono cominciate le partite di conference), ma non è cambiata la sua importanza in campo, in attacco e in difesa (7° per defensive rating). Le sue prestazioni gli sono anche valse un netto passo avanti nel Mock Draft dove ora si piazza tra le prime 10 posizioni: con i suoi 196 cm con quasi 208 cm di wingspan Culver è sicuramente uno dei giocatori più pronti anche dal punto di vista fisico in vista del prossimo Draft NBA.

 

RJ BARRETT: Il primo freshman di questa lista, ma forse uno dei giocatori più pronti dell’intera nazione; il giocatore canadese di Duke è un martello pneumatico nella meta campo offensiva da qualsiasi posizione, dimostrando anche di saper giocare anche in cabina di regia durante le partite in cui Tre Jones è stato fermo ai Box. Nella serata di sabato 9 i Duke Blue Devils sono stati la prima squadra a segnare 80 punti a Virginia all’interno dei 40′ da 5 anni a questa parte (era successo due volte con l’ausilio di 2 overtime) e il campione del mondo U19 è stato il killer dei Cavaliers, battuti per la seconda volta in stagione, con 26 punti, frutto di un 6/10 da tre punti, e 7 rimbalzi (erano stati 30 nel primo incontro del 19 gennaio). Con questa vittoria Duke si è confermata una delle squadre migliori del campionato, con un attacco in grado di far male anche alla miglior difesa degli ultimi anni.

Il giocatore di coach K sta realizzando 22.7 punti di media, con 7.4 rimbalzi e 4 assist dimostrando, dopo essere stato inserito al 1° posto nella classifica dei liceali del 2018, di essere uno dei migliori prospetti della nazione e di valere una delle primissime posizioni al prossimo Draft. Nel week end Barrett si è anche regalato una tripla doppia (con 0 palle perse) contro NC State, diventando il primo dal 2006 quando a realizzarla fu Sheldon Williams in casa Blue Devils. Con i suoi 201 cm per 91kg e un atletismo straripante, in questo momento il prodotto della Monteverde Academy viene dato alla terza chiamata, dietro solamente a Zion Williamson che si sta consolidando sempre più come sicura prima scelta, e la meteora Ja Morant, con cui probabilmente si contenderà il posto in base anche a quale squadra sceglierà in quella posizione. Il ragazzo ogni tanto tende a forzare e a fidarsi troppo del proprio talento (anche se la percentuale di palle perse 11% su un Usage di 32.4% è un dato assolutamente di valore), ma il carattere sicuramente non gli manca sia sul campo che fuori dal campo.

Menzione d’onore: Justin Wright-Foreman, terzo miglior realizzatore della nazione con 26 punti di media, certo in una conference di secondo piano come la CAA, ma se gli Hofstra Pride (college privato di New York, nella zona di Long Island) hanno la possibilità di tornare al Torneo dopo 18 anni, quando a condurli fu Jay Wright (si il due volte campione NCAA con Villanova, nella sua ultima stagione lì prima di spostarsi in Pennsylvania), lo devono esclusivamente a lui.

 

Julius Erving Award

 

RUI HACHIMURA: Ci sarà anche la componente ed il fascino di vedere un giapponese in NBA, ma l’hype intorno al nativo di Toyama deriva anche, se non sopratutto, per quello che sta facendo vedere sul campo. Alla sua terza stagione ai Gonzaga Bulldogs Hachimura è diventato la stella di una delle squadre più rodate e quotate alla vittoria del titolo NCAA a marzo. L’ala di 203 cm sta rendendo il proprio gioco sempre più completo, inserendo gradualmente anche il tiro dalla lunga distanza, e con una velocità di piedi invidiabile (migliorata rispetto all’ultima stagione, anche nella metà campo difensiva) viste le dimensioni, Hachimura è in grado di essere pericoloso sia fronte che spalle a canestro.

Le sue cifre dicono 20.3 punti di media con 6.5 rimbalzi ed un incredibile 60% dal campo (irreale il 61% di TS%); i suoi numeri migliori tra l’altro Hachimura li ha fatto vedere nella prima parte di stagione NCAA, dove i Bulldogs hanno affrontato diverse squadre di vertice (come la vittoria al Maui Invitational contro Duke), prima di cominciare le partite nella non irresistibile West Coast Conference, di cui sono campioni dalla stagione 2013 (ultima vittoria di Saint  Mary’s nel 2012). In ottica Draft dietro i tre già citati per ora sembra esserci proprio il giapponese, che al piano NBA potrebbe avere più un ruolo da stretch four vista la sua mano educata e la possibilità di giocare sia sul perimetro che dentro l’area.

 

ADMIRAL SCHOFIELD: Con la stagione che stanno facendo non poteva non esserci un giocatore di Tennesse all’interno dei nostri candidati, e abbiamo scelto il nativo dell’Illinois per quello che da su entrambi i lati del campo. Il senior dalla Zion-Benton TownshiP HS è una delle colonne portanti della squadra di Rick Barnes, fino a domenica prima nel ranking NCAA con 23 vittorie e 2 sole sconfitte (10-1 nella SEC), con la sconfitta contro Kentucky che li ha fatti scendere al quinto posto. Admiral Schofield è in tutto questo è il secondo miglior realizzatore della squadra con 16.7 punti di media, a cui aggiunge 6.4 rimbalzi e 2.4 assist, il tutto tirando con il 50% dal campo, e con il 40% da tre punti. Inoltre Schofield ha dimostrato un talento particolare anche al di fuori della pallacanestro che potrebbe risultargli utile nel caso non riuscisse, cosa molto difficile, a sfondare nella basket professionistico.

Con i 198 cm e 109 cm che ne fanno un giocatore già fisicamente pronto per il piano superiore, Admiral Schofield potrebbe essere una delle maggiori steal se le sue quotazioni dovrebbero rimanere queste verso la fine del secondo giro. Il giocatore è infatti in grado di fare tante cose nella metà campo offensiva, sia tirare sugli scarichi o in uscita dai blocchi, ma può anche attaccare il ferro dal palleggio e giocare spalle a canestro contro i pari ruolo, oltre ad essere un ottimo rimbalzista sia in difesa che in attacco. Il percorso di Tennessee nella scorsa stagione si infranse sulla favola Loyola-Chicago al secondo turno, quest’anno pero i Volunteers sembrano intenzionati a fare sul serio e puntare ad arrivare molto lontano anche al torneo.

 

Menzione d’onore: Kezie Okpala,  Stanford è sicuramente conosciuta negli Stati Uniti maggiormente per il programma accademico rispetto a quello sportivo, in particolare del basket NCAA, ma dopo questa stagione l’ateneo californiano potrebbe mandare un giocatore tra le prime scelte al prossimo Draft. Il nativo di OC è il prototipo del nuovo giocatore nba, 206 cm e braccia infinite, in grado di fare un po’ tutto su un campo da basket. Le sue cifre da sophomore dicono 17.6 punti di media, 5.8 rimbalzi, 2,3 assist, tirando con il 40% da tre punti.

 

Karl Malone Award

ZION WILLIAMSON: È senza ombra di dubbio la maggiore attrazione di questa stagione NCAA. In estate si diceva che fosse solo un grande atleta ed un grande schiacciatore, il basket giocato era un’altra cosa. Per quello che si è visto finora è Zion ad essere un’altra cosa: il prodotto della Spartanburg Day School è una tipologia di giocatore che non si era probabilmente mai visto a questo livello, la differenza atletico/fisica con i coetanei è lampante, non solo in attacco, dove Williamson combina la forza fisica fuori dal comune ad una velocità di piedi e di esecuzione difficilmente pensabile per un ragazzo che a 200cm combina 130kg di muscoli, ma anche in difesa, in cui è in grado di difendere su qualsiasi attaccante avversario e, anche grazie a lui, Duke risulta la miglior squadra per stoppate della nazione, con enorme distacco sulla seconda .

I numeri del giocatore di Duke sono da credibilissimo candidato MVP: 22.4 punti di media, 9.2 rimbalzi, 2.3 assist, 2.2 rubate, 2 stoppate ed un incredibile 68% dal campo, frutto di un 75% da 2 e il 30% da tre punti, uno degli aspetti del gioco che il giocatore può sicuramente migliorare (un passo avanti c’è già stato dall’inizio delle partita di conference, con il dato che è salito fino al 37% su 2.2 tentativi a partita). Inoltre  Zion è anche quinto in tutta la nazione per offensive rating con 135.2 punti, secondo per defensive rating ad 83.1, primo per efficienza, per eFG% (70.5%), per win shares e per plus/mins. Per ora è una sola la parola che viene in mente MVP.

La squadra di coach K dopo aver battuto per la seconda volta i Virginia Cavaliers, sono sopravvissuti alla trasferta di Louisville, recuperando 23 punti in 9 minuti; nella rimonta Williamson ha contribuito alla causa con 27 punti e 12 rimbalzi. In ottica NBA, da diverso tempo a questa parte, non sembra esserci storia: visti i mezzi messi in mostra in questi mesi e le potenzialità che il giocatore potrebbe essere in grado di sviluppare, Zion Williamson sembra sempre più destinato ad essere chiamato con la prima scelta al prossimo Draft, con i New York Knicks che paiono intenzionati a fare di tutto pur di averlo in squadra (anche se con le nuove regole sulle percentuali al Draft, il ranking estremo non è più certezza di avere la prima scelta). Scottie Pippen tempo fa gli ha consigliato di fermarsi e pensare direttamente al piano superiore, ma Zion sembra aver piani diversi per questo stagione e pare sempre più deciso nel puntare il titolo NCAA.

 

Dedric Lawson: Tra le power forward della nazione difficile trovare un giocatore più completo del lungo di Bill Self; arrivato insieme a suo fratello gemello KJ (che sta avendo molto poco spazio) quest’anno dopo due stagioni a Memphis a 17.5 punti di media, il nativo del Tennessee si è integrato alla perfezione nel sistema dei Kansas Jayhawks, fungendo anche da collegamento fra i nuovi freshman e i senatori della squadra come Lagerald Vick e Udoka Azubuike (out purtroppo per il resto della stagione). Nella metà campo offensiva Lawson ha un arsenale quasi illimitato, può giocare spalle a canestro, può attaccare frontalmente e dal palleggio sfruttando un’ottima proprietà di piedi e di palleggio, infine può colpire dalla distanza, soluzione che sta prendendo con sempre maggiore fiducia dopo un inizio di stagione complicato (42% da quando sono cominciate le partite di conference rispetto al 26% della prima parte d’anno).

La squadra, anche a causa di qualche infortunio (Marcus Garrett, oltre al sopracitato Azubuike) sta avendo ora una leggera flessione, con un record nella Big 12 che dice 9-4 e una seconda posizione dietro ai cugini di Kansas State (vittoria dei Wildcats settimana scorsa 74 a 67), ma il prodotto della Hamilton HS non sta facendo mancare il suo contributo con 19.2 punti, 10.3 rimbalzi ed il 51% dal campo. Come tipologia di giocatore Lawson potrebbe essere accostato a due giocatori passati da quelle parti, i gemelli Morris, più Markieff, rispetto a Marcus che ha una maggiore mobilita di piedi per stare, sopratutto in difesa anche sugli esterni; In prospettiva il giocatore viene dato verso la fine del secondo giro e potrebbe essere un’ottima aggiunta per una squadra con ambizioni da Playoff nelle prossime stagioni.

 

Menzione d’onore: Grant Williams, Tennessee è stata per diverse settimane la migliore squadra della nazione, e lui è migliore della squadra; alla terza stagione nei Volunteers il nativo di Charlotte sta giocando una stagione sensazionale: 19.3 punti di media, 7.4 rimbalzi, 3.4 assist e il 58% dal campo. Anche da tre punti Williams sta cominciando a prendere maggiore fiducia, raddoppiando le conclusioni a partita da 0.7 a 1.4.

 

Kareem Abdul-Jabbar Awards

BRUNO FERNANDO: Scoperto nel 2014 ai Mondiali FIBA U17 mentre giocava con la sua Angola, Bruno Fernando è negli Stati Uniti solamente da 4 anni anni ed ora è diventato uno dei centri più interessanti della nazione. 208 cm di altezza con braccia infinite, il nativo di Luanda ha riportato Maryland all’interno del ranking NCAA, cosa che non gli era riuscita nella scorsa stagione in cui i Terrapins non hanno partecipato neanche al Torneo. Nella sua annata da sophomore Bruno Fernando ha migliorato tutti i suoi numeri statistici diventando uno dei leader nella squadra di Mark Tungeon: il lungo di Maryland sta segnando 14.5 punti di media con 10.6 rimbalzi e 2 stoppate a partita, facendo tutta la differenza del mondo quando è in campo. I possessi sono rimasti più o meno gli stessi rispetto alla scorsa stagione (23.7 di USG%), ma il lungo dei Terrapins è migliorato terribilmente per efficacia, passando dal 58% al 67%.

Le innate qualità fisiche del giocatore, unito allo sviluppo e ai miglioramenti del suo gioco, ne fanno un prospetto interessantissimo in ottica NBA, e per questo motivo Bruno Fernando viene dato dall’ultime proiezioni dentro le prime dieci scelte, primo tra tutti i centri che presumibilmente si presenteranno al prossimo Draft.

 

ETHAN HAPP: Unico senior in questa nostra personalissima classifica, Ethan Happ è uno dei giocatori più concreti e solidi di tutta la NCAA. Il nativo dell’Illinois nelle sue 4 stagioni a Wisconsin è cresciuto di rendimento ogni stagione, aggiungendo sempre un tassello nuovo al proprio gioco: era partito nella sua stagione da freshman con 12.4 punti di media e 7.9 punti di media ora dopo 4 stagioni sta realizzando 18.4 punti di media con 10.5 rimbalzi; inoltre il prodotto della Rockridge HS ha sviluppato in queste stagioni la capacità di fungere anche da playmaker aggiunto arrivando a distribuire 5 assist a partita con AST% del 38.1. Unica pecca continua a rimanere il tiro da fuori, soluzione che il giocatore ancora non prende in considerazione, non solo da tre punti, ma anche dal mid-range.

I Badgers vengono da una duplice sconfitta contro le regine della Big Ten, Michigan e Michigan State, ma nonostante questo sono ancora dentro al Top Ranking NCAA con la 20° posizione con le prossime partite in cui dovrà scontrarsi con squadre decisamente abbordabili per concludere in crescendo la regular season.  Molto faranno anche i risultati che la squadra di Greg Gard farà al Torneo di Conference, ma sicuramente l’obiettivo di Ethan Happ è quello di riportare la squadra alla March Madness, obiettivo fallito la scorsa stagione, la prima “da solo” dopo l’uscita dei senior Bronson Koenig e Nigel Hayes. Una sua apparizione al Torneo NCAA potrebbero anche far alzare le sue quotazioni in vista del prossimo Draft: in questo momento il giocatore viene dato fuori dalle 60 scelte, ma come spesso accade il secondo giro è sempre un terno al lotto e il suo nome potrebbe saltar fuori da un momento all’altro dalla 30° scelta in poi.

 

Menzione d’onore: Charles Bassey, doppia doppia di media da 14.7 punti e 10.2 rimbalzi,  il 63% dal campo e il 56% da tre punti. Sarà difficile (ma non impossibile) vederlo al Torneo NCAA con gli Hilltoppers di Western Kentucky , ma già diverse squadre ci stanno facendo un pensierino, L’NBA lo aspetta.

 

 

 

Guarda i commenti

    • IN QUANTO A TALENTO SICURAMENTE REDDISH NON HA DA INVIDIARE NESSUNO, PERò A DUKE CON BARRETT E WILLIAMSON SI è DOVUTO ADATTARE A FARE "SOLAMENTE" IL TERZO VIOLINO, SACRIFICANDO UN PO' LE SUE STATISTICHE PER IL BENE DELLA SQUADRA. I SUOI NUMERI DICONO 14 PUNTI DI MEDIA CON IL 36% DAL CAMPO E PER QUESTO NON è TRA QUESTI CANDIDATI, NON PER QUESTO PERò IL GIOCATORE NON è E NON SARà FONDAMENTALI PER LE SORTI DELLA SUA SQUADRA; HA Già SEGNATO UN CANESTRO DELLA VITTORIA, SI STA APPLICANDO SEMPRE DI Più IN DIFESA E SICURAMENTE è UN'ARMA TATTICA FONDAMENTALE.

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Pubblicato da
Francesco Grisanti

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