Kareem Abdul-Jabbar ha avuto una carriera piena di riconoscimenti e ha collezionato un numero infinito di premi e ricordi.
Alcuni di questi premi, tra cui ben quattro dei sei anelli di campione NBA di Abdul-Jabbar, sono stati messi all’asta nella giornata di ieri dalla Goldin Auctions.
I 234 memorabilia messi all’asta hanno fruttato un totale di 2.947.872,25 dollari. Una cifra ragguardevole, la maggior parte della quale verrà devoluta alla Skyhook Foundation, l’associazione benefica di Abdul-Jabbar, impegnata nel fornire un’educazione scientifica e matematica ai giovani in difficoltà economica.
Gli articoli più gettonati sono stati ovviamente gli anelli dei titoli vinti da Abdul-Jabbar con i Lakers negli anni ’80: l’anello del titolo 1987 è stato battuto a 398.937,50 dollari, quello del 1985 a 343.700 dollari e quelli del 1980 e del 1988 a 245,500 dollari ognuno. Tra gli altri oggetti poi da segnalare un pallone autografato dell’ultima partita di regular season di Abdul-Jabbar nel 1989, venduto a 270.050 dollari e tre dei sei trofei di MVP della leggenda dei Lakers e dei Bucks (quelli del 1972, 1974 e 1976), ognuno battuto a 120.000 dollari.
“Quando si tratta di scegliere tra immagazzinare gli anelli o i trofei in una stanza e garantire ai ragazzi un’opportunità di cambiare le loro vite la scelta è semplice. Vendere tutto.
Guardando indietro a ciò che ho fatto nella mia vita, invece che guardare allo scintillio dei gioielli o delle placche d’oro che celebrano qualcosa che ho fatto anni fa, preferisco guardare il viso felice di un bambino che tiene in mano il suo primo bruco e pensare a ciò che posso fare per migliorare il suo futuro. Questa è una cosa che non ha prezzo”
Kareem Abdul-Jabbar ha anche respinto le voci che insinuavano stesse vendendo i suoi cimeli per necessità economiche: l’ex campione ora 71enne ha affermato infatti di essere in una situazione finanziaria solida.
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Kareem è una cosa a parte rispetto alla media dei giocatori NBA di oggi e del passato. Un'uomo di grande cultura, una persona eccezionale sotto tutti i punti di vista. Basti pensare alla sua fondazione che finanzia progetti scientifici / matematici...la dice lunga sul suo modo di pensare.
Niente macchine di lusso, niente lustrini, niente social e commenti a sproposito...
E' stato anche riconoscente fino alla morte al suo maestro a UCLA, il leggendario John Wooden che lo ha fatto diventare quello che è stato negli anni 70-80.
Complimenti a lui, indimenticabile.