(39-25) Oklahoma City Thunder 120 – 131 Minnesota Timberwolves (30-34)
Non basta agli Oklahoma City Thunder il ritorno in campo di Paul George per superare i Minnesota Timberwolves guidati da un Karl-Anthony Towns in serata di grazia e deciso a mettere fine alla serie di tre sconfitte consecutive della franchigia di Minneapolis. In questo modo OKC rimane al terzo posto della Western Conference appaiata agli Houston Rockets e ai Portland Trail Blazers.
Minnesota interpreta benissimo la partita, portandosi subito avanti di 10, prima di farsi rimontare dai Thunder. Derrick Rose allora segna 8 punti nei 2 minuti finali del primo quarto per riportare i suoi in vantaggio sul 30-24. Nel secondo periodo si accende invece il talento di Karl-Anthony Towns, con il prodotto di Kentucky che si carica i Wolves sulle spalle, mettendo canestri importanti e aumentando il vantaggio fino al +14. Un terzo quarto equilibrato non sposta l’inerzia della sfida, con i Thunder costretti a tentare la rimonta nell’ultima frazione. Un’impresa che però non riesce: OKC non scende mai sotto i 9 punti di disavanzo e si arrende infine alla grande serata realizzativa di KAT.
Per Minnesota, al di là di un Karl-Anthony Towns da 41 punti e 14 rimbalzi, è importante il contributo dei 18 di Andrew Wiggins, dei 16 con 12 assist di Jeff Teague e dei 19 dalla panchina di Derrick Rose. A OKC non bastano i 38 punti, 13 rimbalzi e 6 assist di Russell Westbrook, né i 25 di Paul George (che tira 8/25 dal campo e 4/14 da tre).
(39-26) Boston Celtics 128 – 95 Golden State Warriors (44-20)
Resurrezione a tinte biancoverdi in quel di Oakland, California, dove i Boston Celtics, reduci da sconfitte imbarazzanti e in una situazione di spogliatoio quantomeno caotica, dominano i campioni uscenti dei Golden State Warriors, infliggendo loro la peggior sconfitta dell’éra Steve Kerr. Al colmo della frustrazione, DeMarcus Cousins finisce per infilarsi in una rissa uno contro tutti con la maggior parte dei Celtics quando ci sono ancora più di 8 minuti da giocare.
La partita inizia ad andare dalla parte di Boston fin dai primissimi minuti, con i Celtics in grado di portarsi da subito sull’11-0. Golden State rientra in partita grazie a un parziale di 12-2, ma è un fuoco di paglia. Boston supera i campioni in carica da entrambi i lati del campo, e all’intervallo lungo è già in vantaggio 73-48. I Celtics non si voltano più indietro e non lasciano spiragli agli Warriors per poter rientrare, anzi, continuano ad aumentare il loro vantaggio di minuto in minuto. All’inizio dell’ultimo quarto Boston è a +29 e con il gioco da tre di Terry Rozier si porta anche a +32. Il resto della partita è solo un proforma che serve ad arrotondare il risultato.
Boston conta sulla prestazione da 30 punti e 7 rimbalzi di un Gordon Hayward in uscita dalla panchina, oltre che sui 19 punti con 11 assist di Kyrie Irving, i 18 di Jaylen Brown e i 17 di Jayson Tatum. Per gli Warriors sono pochi i 23 punti di Steph Curry e i 18 di Kevin Durant (che tira 5/16 dal campo e colleziona anche 5 palle perse). Negativa la serata di DeMarcus Cousins che segna 10 punti con 9 rimbalzi, ma tira 4/12 dal campo (0/5 da tre), perde 4 palloni e fa 5 falli, compreso il tecnico rimediato per la rissa finale.